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INTELLETTUALI E ISTITUZIONI TRAVOLTI/E DALLA FURBIZIA DEL "GRANDE FRATELLO". IL PRESIDENTE DELLA "REPUBBLICA" DEL "POPOLO DELLA LIBERTA’" GIA’ PREPARA LO SPETTACOLO "IO SONO NAPOLITANO" E CANTA: "FORZA ITALIA"!!!

EUGENIO SCALFARI SE LA PRENDE CON FERRUCCIO DE BORTOLI. E IL PRESIDENTE DELLA "REPUBBLICA" DEL "POPOLO DELLA LIBERTA’" SE LA RIDE ALLA GRANDE E GRIDA "FORZA ITALIA"!!! L’articolo di Scalfari, sul "coraggio della stampa" - a cura di Federico La Sala

martedì 13 ottobre 2009 di Federico La Sala
[...] I giornali non sono partiti ma sentinelle a guardia del pubblico interesse, che dovrebbero rimandarsi l’un l’altro la parola d’ordine e la risposta: "All’erta sentinella", "All’erta all’erta sto". Ebbene, era questa la risposta che speravo d’avere dal direttore del Corriere della Sera. Non l’ho avuta e me ne dispiaccio assai, non per me ma per lui [...]
L’ITALIA (1994-2009), TRE PRESIDENTI DELLA REPUBBLICA, E I FURBASTRI CHE SANNO (COSA SIGNIFICA) GRIDARE "FORZA ITALIA".
CRISI (...)

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> EUGENIO SCALFARI SE LA PRENDE CON FERRUCCIO DE BORTOLI. ---- IL DOPPIO ATTACCO AL CORRIERE (di Ferruccio De Bortoli - Un’informazione libera e corretta).

martedì 13 ottobre 2009

IL DOPPIO ATTACCO AL CORRIERE

Un’informazione libera e corretta

di Ferruccio De Bortoli *

Non potevamo ri­cevere miglior at­testato dell’indi­pendenza del Corriere . Nel giro di due giorni siamo stati attaccati sia da destra sia da sinistra. Al Cavaliere non sono anda­te giù le inchieste di Bari, svelate per primo dal Corrie­re , né forse alcune posizioni che abbiamo ospitato sul lo­do Alfano, sullo scudo fisca­le o la difesa delle regole co­stituzionali. Marco Trava­glio ed Eugenio Scalfari, che ieri hanno scritto sui ri­spettivi giornali, Il Fatto e la Repubblica , (a loro rispondo a pagina 12) ci rim­proverano sostanzialmente di non far parte dell’eserci­to mediatico che Berlusconi lo vorrebbe mandare a casa senza chiedere agli italiani se sono d’accordo.

Un giornale non è un par­tito. L’informazione è corret­ta se fornisce al lettore tutti gli elementi necessari per formarsi, in piena libertà e senza condizionamenti, un’opinione. Non lo è quan­do amplifica o sottostima una notizia chiedendosi pri­ma se giova o no alla pro­pria parte o al proprio pa­drone. Ed è quello che sta accadendo oggi: i fatti non sono più separati dalle opi­nioni. Sono al servizio delle opinioni. I lettori rischiano di essere inconsapevolmen­te arruolati in due trincee, dalle quali si danno vita a campagne stampa e raccol­te di firme. Tutti liberi di far­lo, naturalmente. A volte con qualche ottima ragione. Ma senza trattare poi coloro che non vi aderiscono come alleati di fatto del nemico o pavidi spettatori. Gli avveni­menti sono spesso manipo­­lati, piegati alla bisogna. Trionfa la logica dell’attacco personale, della delegittima­zione morale. C’è il regime in Italia, come scrivono alcu­ni giornali stranieri? No, e la pronuncia della Consulta lo dimostra. La libertà di stam­pa è in pericolo? Le querele sono gravi e da condannare, specie se vengono dal pote­re a scopo intimidatorio, ma il pluralismo c’è, nono­stante tutto. Il premier deve rispondere alle domande? A tutte, anche alle più reitera­te e innocue. Purtroppo, pe­rò, le regole di base di que­sta professione sono salta­te. Chi non si mette un el­metto e si schiera è un tradi­tore o un venduto, non un professionista al servizio del proprio pubblico.

Una buona e corretta in­formazione, scriveva Luigi Einaudi, che collaborò a queste colonne, fornisce al cittadino gli ingredienti, non avariati, per deliberare, per essere più responsabile e libero. E non un tifoso an­cora più assetato del sangue dell’avversario. Noi restia­mo fedeli a questo spirito, nel rispetto dei valori costi­tuzionali e nel tracciato sto­rico di una tradizione libera­le e democratica. Al Corrie­re , che ha le sue idee, si ri­spettano quelle degli altri. Altrove no. Una tregua è og­gi necessaria. Berlusconi ha commesso (anche ieri) i suoi errori. Mostri più ri­spetto per le istituzioni e per la stampa, anche estera. Gli altri, per la volontà della maggioranza degli elettori. I giornali facciano il proprio dovere, fino in fondo. Il cli­ma conflittuale creato nel Paese ha qualcosa di inquie­tante e dovrebbe indurre tutti a fermarsi un attimo, a chiedersi se per abbattere l’avversario sia davvero ne­cessario bruciare l’intero edificio civile, istituzioni comprese, mostrando al mondo uno spettacolo in­giusto e amaro. L’Italia vera, per fortuna, è diversa.

*

-  Ferruccio de Bortoli
-  Corriere della Sera12 ottobre 2009


IL DIBATTITO SULL’INFORMAZIONE

Una risposta a Scalfari e a Travaglio *

Marco Travaglio su Il Fatto di ieri, quotidiano al quale formulo i miei auguri, mi accusa sostanzialmente di non avere sufficiente schiena dritta nei confronti del premier. Non condivido in nulla il modo di fare giornalismo di Travaglio, ma ne difendo la libertà d’espressione. Quando ero amministratore delegato della Rcs Libri, alcuni azionisti di questo gruppo (che a volte assomigliano al consiglio di sicurezza dell’Onu, tanto sono diversi fra loro) mi chiesero di non pubblicare più i suoi libri presso la Bur Rizzoli. Io mi opposi fermamente. E non per un calcolo economico. Travaglio ci rimprovera di aver nascosto la notizia di Patrizia D’Addario e poi diventata famosa in tutto il mondo. Non è così. Intanto è stato uno scoop del Corriere . Certo, l’abbiamo pubblicata con la dovuta cautela e tutti punti interrogativi di una vicenda ancora oggi poco chiara. Altri due giornali, che l’hanno avuta prima di noi, non l’hanno pubblicata. E non l’abbiamo trasformata poi in un’eroina del femminismo. Travaglio si lamenta dello spazio eccessivo dato a Marina Berlusconi e a Tarak Ben Ammar, che fanno parte del consiglio di Mediobanca, uno dei nostri azionisti.

Ringrazio Travaglio per avermi formulato questa critica perché mi dà l’opportunità di parlare del mio rapporto con l’azionariato.

Il Corriere ha tra i principali soci la Fiat eppure ciò non ha impedito al giornale di esprimersi contro la concessione di altri incentivi al gruppo torinese. Hanno ragione le piccole aziende e i professionisti a dolersene: i loro dipendenti non sono diversi dagli operai e dagli impiegati del gruppo torinese, specie nel momento in cui la famiglia Agnelli si candida ad acquistare, a debito, la Fideuram da Intesa Sanpaolo.

Anche questa grande banca fa parte dei nostri azionisti. Ne abbiamo svelato il profondo contrasto che divide l’anima piemontese da quella lombarda. E nello scandalo del credito col contagocce, siamo convinti che le piccole banche si stiano comportando meglio delle grandi. E l’Alitalia che è stata salvata da una cordata con dentro molti degli altri nostri azionisti? Un errore, l’ho sempre pensato e scritto. Devo andare avanti? E veniamo all’editoriale di Eugenio Scalfari sulla Repubblica che ho trovato ingiusto e insultante. Mi dispiace molto. Scalfari ha letto la mia risposta di venerdì alle accuse del premier, manipolando le mie parole a suo uso e consumo. Lo considero profondamente scorretto. Il paradosso di tutta questa vicenda è che Repubblica ha fatto la sua campagna contro il premier con le notizie pubblicate... dal Corriere . Scalfari tenta di delegittimarmi moralmente perché non abbiamo seguito il suo giornale, querelato dal premier, e non siamo scesi in piazza sotto le bandiere di un partito o di un sindacato. Sulle querele ho già detto quello che penso. Ed Ernesto Galli della Loggia ha preso posizione sul Corriere sul fatto che le querele a Repubblica e all’ Unità fossero sbagliate e gravi. Ma dov’erano lui e il suo giornale quando gli avvocati di Berlusconi, Ghedini e Pecorella (da me chiamati avvocaticchi per le leggi ad personam e per questo condannato) mi citarono in giudizio? E dov’erano lui e il suo giornale quando D’Alema, allora al potere, se la prese con noi fino a proporre la mia cacciata dall’Ordine dei giornalisti? Li ho forse accusati, in quelle occasioni, di essersi accucciati al potere di turno? No, rispettai il loro ruolo, anche se di spettatori. Interessati. Devo andare avanti?

p.s. Ringrazio infine i colleghi di Repubblica che mi hanno espresso solidarietà dopo aver letto le dichiarazioni di Berlusconi alle quali il loro giornale non ha dedicato nemmeno una riga.

*

-  (f. de b.)
-  Corriere della Sera, 12 ottobre 2009


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