Un comitato di liberazione nazionale per sconfiggere il Cavaliere
di Carlo Galli (la Repubblica, 19.12.2010)
Il primo risultato del voto di fiducia a favore del governo è che quando si andrà alle elezioni - anticipate o meno che siano - a Palazzo Chigi ci sarà Berlusconi, e si voterà con questa legge elettorale. Che era appunto il principale obiettivo del premier, dimostratosi ancora una volta un duro e spregiudicato combattente. Ma il secondo risultato è che i suoi margini di maggioranza, e quindi di manovra, si sono paurosamente assottigliati a tre deputati (forse dieci, se i suoi ultimi proclami di vittoria si riveleranno fondati), mentre, specularmente, l’opposizione, pur restando minoranza, si è molto rafforzata. Non solo nei numeri, ma anche nella qualità. Il Terzo Polo, infatti - la convergenza tra Fini, Casini, Rutelli - può introdurre grossi elementi di novità nella dinamica politica. Prima di tutto per il suo potere di coalizione - la capacità di allearsi sia con la destra sia con la sinistra, che è propria di tutti i Centri - ; e poi perché questo è, in una prima fase, limitato. La violenza del conflitto tra Fini e Berlusconi, non rende infatti immediatamente verosimile una loro collaborazione di governo. Il Terzo Polo, almeno in una prima fase, dovrà correre da solo, o avere come unico possibile alleato il centrosinistra.
Se seguisse la sua vocazione e si presentasse in piena autonomia agli elettori, e ottenesse un accettabile successo - la quantificazione è ora del tutto prematura, ma dovrebbe collocarsi verso il 15%, o almeno con grande margine sopra il 10 - , vorrebbe dire che avrebbe intercettato un settore di elettorato moderato ma non reazionario, stanco dell’inconcludenza di Berlusconi e di Bossi, e dello sfascio sociale e istituzionale prodotto dalla destra al governo. Anche solo per questa via la presenza del Terzo Polo alle elezioni potrebbe far perdere alla destra la maggioranza al Senato. Naturalmente, contro questa ipotesi le armi di Berlusconi sono le solite: per impedire il formarsi di quel clima di normalità che rende possibile l’emergere anche di un’opinione moderata, cercherà di esasperare i toni della campagna elettorale, di trasformarla in uno scontro di civiltà per la difesa della libertà, e insomma di accentuare la polarizzazione dell’elettorato. Fra i dogmi berlusconiani c’è la convinzione che l’Italia sia un Paese strutturalmente di destra, e che sia sufficiente alzare la voce per fare emergere questa verità. Il che, finora, gli è riuscito.
Ma la legge elettorale vigente vuole che alla Camera si corra per vincere, e quindi per accaparrarsi il premio di maggioranza su scala nazionale. E qui l’alleanza del Terzo Polo con il centrosinistra si rende necessaria. Si tratta di capire se è anche possibile politicamente. A questo riguardo, un importante effetto del Terzo Polo è appunto di rendere Fini - proprio in quanto federato con Casini e Rutelli - una risorsa spendibile anche in un patto elettorale con il Pd, al quale un’alleanza solo con il leader di Fli avrebbe potuto creare non pochi problemi. Naturalmente, il Pd dovrebbe chiarire che con il Terzo Polo si tratta di stipulare un patto di carattere emergenziale, dettato non solo dalla legge elettorale ma anche e soprattutto dall’esigenza di mettere in sicurezza la democrazia in Italia con una legislatura costituente, capace di riformare profondamente la scuola, il lavoro, la pubblica amministrazione, per dare respiro e prospettive ai giovani - oggi disperati - e alle famiglie, ormai allo stremo. E anche per modificare, naturalmente, la legge elettorale, proprio per consentire, dopo l’emergenza, una più libera e normale espressione delle forze e delle dialettiche che appartengono alla storia d’Italia.
Questa prospettiva politica, per reggersi davanti agli elettorati di centrodestra e di centrosinistra che la dovrebbero avallare e premiare, deve essere animata da fortissima carica riformista, da potente afflato etico, da spiccato spirito repubblicano; e presentarsi come un nuovo Cln, come l’ultima spiaggia della salvezza nazionale. Ma può incontrare due difficoltà. La prima è data dall’evidente sua vulnerabilità da parte di coloro che, a sinistra - da Vendola a Di Pietro - , vi si sottraessero e, tenendo le mani libere, denunciassero il compromesso tra i due Poli come innaturale e sterile, come una cinica alleanza di potere, come un tradimento del bipolarismo e, ben più importante, delle stesse ragioni della esistenza di una sinistra. Un’obiezione che sarà opportuno il Pd tenga ben presente, se non altro per elaborare un’adeguata e credibile narrazione legittimante.
La seconda difficoltà sta, ovviamente, nella contro-strategia di Berlusconi - che potrebbe avere come alleate le gerarchie ecclesiastiche - di garantire una governabilità di lungo periodo riunendo i moderati (com’egli dice) in un nuovo partito Popolare, e portando Casini nell’area di governo (la Lega non fa più obiezioni) magari per garantirgli il premierato, quando il Cavaliere si farà eleggere al Quirinale. Sarebbe la fine del Terzo Polo, e la sconfitta radicale per Fini (oltre che l’inizio di un indispensabile ripensamento profondo della linea del Pd). C’è da scommettere che, nonostante le sue ultime affermazioni, se questa iniziativa verso Casini fallisse Berlusconi preferirebbe le elezioni anticipate - la seduzione in massa del popolo italiano - all’unica alternativa che gli rimarrebbe, se il Terzo Polo avesse invece successo: l’acquisto alla spicciolata di qualche deputato.