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CRISI COSTITUZIONALE (1994-2009). DUE PRESIDENTI GRIDANO: FORZA ITALIA!!! .... IL LUNGO SONNO DELLA RAGIONE COSTITUZIONALE DELLE ISTITUZIONI E DEGLI INTELLETTUALI CONTINUA.

L’ITALIA E L’ANNO DELLA VERGOGNA (1994): L’ALLARME DI DON GIUSEPPE DOSSETTI E IL SILENZIO GENERALE SULL’INVESTITURA ATEO-DEVOTA DEL "NUOVO" PRESIDENTE DELLA "REPUBBLICA" ("FORZA ITALIA"). Una nota di Nadia Urbinati sulla "difesa della Carta", oggi (2009) - a cura di Federico La Sala

mercoledì 28 ottobre 2009 di Federico La Sala
[...] Dossetti lanciava i comitati per la difesa della Costituzione con queste parole: «Si tratta cioè di impedire ad una maggioranza che non ha ricevuto alcun mandato al riguardo di mutare la nostra Costituzione: [quella maggioranza] si arrogherebbe un compito che solo una nuova Assemblea Costituente, programmaticamente eletta per questo, e a sistema proporzionale, potrebbe assolvere come veramente rappresentativa di tutto il nostro popolo. Altrimenti sarebbe un colpo di stato».
[...]
LA (...)

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> L’ITALIA E L’ANNO DELLA VERGOGNA (1994): L’ALLARME DI DON GIUSEPPE DOSSETTI --- Giuseppe Dossetti, «sentinella» della Costituzione fino alla fine (di Roberto Monteforte).

sabato 20 agosto 2011

NOTARE. Ma la prima colpa non è di Berlusconi. E’ della struttura politico-legislativa che gli ha permesso di rimanere lì "ad libitum". Se andiamo poi a vedere notiamo che questa struttura è stata voluta soprattutto dal PD. Avevano fatto male i calcoli, ma non si rimedia senza un solenne "mea culpa, mea culpa, mea massima culpa!!!" Inoltre più nessuno dice che in ITALIA esistono, come minimo, 60.000 milioni di euro l’anno di TANGENTI pari a 60 miliardi. Se, anche in questo momento non lo dice più nessuno, allora "gatta ci cova". E l’evasione fiscale? Per le IMPOSTE non c’è nessuna volontà di accertarle pienamente poiché, altrimenti, basterebbe fare come in U.S.A. Approvare una legge che autorizzi la Pubblica Amministrazione a mandare in giro clienti fasulli per mettere gli evasori alla prova. Io non dico come Bartali, però molte cose sono da buttare. OSSERVAZIONE POLITICA e CULTURA: DALLA “LINEA BARTOLETTI” alla “LINEA RUINI” e da MORO e LA PIRA, a BERLUSCONI FOTO: ILARIA DEL CARRETTO. Vedi: http://www.facebook.com/media/set/?set=a.228902670488564.62602.100001064993213&l=48437d71c1&type=1 Quando, il 15 settembre 1958, Mons. ENRICO BARTOLETTI arrivò a Lucca quale vescovo Ausiliare aveva in mente due cose. La tomba di Ilaria del Carretto e la scritta, in greco, che si trovava sulla parete al lato della stessa tomba. Si leggeva in greco: “Tànatos, atànatos, tà loipà tnetà”, che mi spiegò voleva dire: “La morte immortale, il resto di tutte le cose, mortali”. Non essendo lui disposto a soggiacere a cose periture, per non dire effimere, da vescovo puntava tutto sulla meditazione della morte quale essenza di immortalità. Il Bartoletti, in quei mesi, intimamente si identificava con Ilaria del Carretto, morta anche lei, appunto. La prima volta che andai a trovarlo a Lucca mi disse di guardare bene la tomba poiché, oltre a lui (Ilaria), ci sarei stato anch’io. Guardai bene, in san Martino, il sacro monumento di Jacopo Della Quercia ma non riuscii mai a vedermi. La prima volta che ritornai a Lucca comunque mi domandò: “ti sei visto?” Gli risposi: “o guardato bene ma non mi sono visto da nessuna parte”, e lui zitto. Solo dopo alcuni anni dalla morte del Bartoletti, avvenuta nel 1976, riguardando la tomba riuscii a capire dove mi aveva collocato. Mi identificava nel cagnolino che si trova ai suoi piedi, non so ancora se per un sentimento di affettività verso Ilaria, oppure a sua difesa. Ultimamente, dopo la pubblicazione, nel 1994, delle due lettere di don Milani al Bartoletti (10/09/1958 e 1°/10/1958), ritengo anche a Sua difesa. Infatti esistono dei cani addestrati anche per la difesa personale. Ma tutto ciò non si sarebbe verificato se, dopo la morte di papa ALBINO LUICIANI, non si fosse passati, alla C.E.I. e in Vaticano, dalla “LINEA BARTOLETTI” per una Chiesa profetica e povera (e per Aldo Moro), alla “LINEA RUINI” per una Chiesa temuta, trionfante ed assistenzialista (e per Silvio Berlusconi), come lascia intendere anche l’Enciclopedia Wikipedia alla voce “E. Bartoletti”. Cfr. FOTO su Facebook a Giovangualberto Ceri. F.to GIOVANGUALBERTO CERI 1 - RICORDI Disse, forse, a Firenze pubblicamente queste parole il Cardinale ERMENEGILDO FLORIT, nel 1976 dopo morto Mons. ENRICO BARTOLETTI: cioè mi sembra proprio durante l’ESEQUIE. Ho io qui scritto adesso, “forse”, perché ancora non mi risulta che alcuno, la frase che citerò, se la sia ricordata, e quindi potrei anche essermela sognata. Disse dunque, forse, il Cardinale Florit: “Questo è il caso, tutto unico, in cui il SUCESSORE fa l’esequie del suo PREDECESSORE.” Florit con ciò alludeva al fatto che, venendo Egli a Firenze, aveva avuto piena contezza che il Cardinale ELIA DALLA COSTA aveva indicato il Bartoletti come suo degno successore e non Lui, cioè Florit, e volle con questa frase farne nobilmente ammenda. Se fosse vero, e io non me la fossi inventata, l’apprezzerei molto detta dal Cardinale Florit. Molto tempo prima, proprio il giorno in cui i quotidiani pubblicavano a Firenze la nomina del Bartoletti ad Ausiliare dell’Arcivescovo di Lucca, credo fosse una domenica mattina di piena estate 1958, io incontrai per caso il Bartoletti in Via de’ Pecori e, fra le altre cose, fece scivolare questa frase: “PERCUOTERANNO IL PASTORE E IL GREGGE SARÀ DISPERSO”, ma non so dove l’avesse letta. Questa sua frase combacia però stranamente con quella di Florit all’esequie. Sarà per caso? F.to GIOVANGUALBERTO CERI

2 - RICORDI LA STORIA DE ‘I DUE CANARINI DEL SINDACO DI FIRENZE PROFESSOR GIORGIO LA PIRA’. La stampa li fece diventare famosi. Nella causa per la sua beatifica zio e non se ne parla. Glieli aveva dati però, a Lucca, un altro futuro santo: Monsignor Enrico Bartoletti. Perché? Una delle molte volte che sono andato a trovare a Lucca, all’arcivescovado, Mons. Bartoletti, e cioè dopo il 1958, entrato nella sua stanza, che ha una finestra che guarda il dietro della Cattedrale di san Martino, lui mi fece notare di avere due canarini in gabbia: quasi mi volesse indicare un nostro simbolo autobiografico. Mi venne da rimanerne sorpreso è dissi, più o meno: “Ma come si fa a tenere degli uccellini in gabbia. Io non vorrei starci. Liberiamoli!!! Lui, della mia meraviglia, quasi se ne offese e mi rispose: “Se gli liberassi morirebbero, non saprebbero dove andare a dormire, e anche per procurarsi il cibo. Ma come puoi pensare che una persona come me, tanto amante della LIBERTÀ, possa, non so per quale motivo, tenere due animali prigionieri?” Capii che aveva respinto indignato l’osservazione al mittente, ma non si dimostrò adirato. Quando la volta dopo ritornai i due canarini però non c’erano più. Li aveva regalati al professor La Pira in quale credo li tenesse a Palazzo Vecchio. Anche i giornali ne parlarono. La volta prima dell’incidente dei due canarini Mons. Bartoletti mi aveva fatto notare che io e Giorgio La Pira arrivavamo sempre senza prima avvertire, ed eravamo gli unici. Ma, per lui, disse che tutto ciò andava bene lo stesso, ovviamente trattandosi di noi. Anzi, riempiendomi di orgoglio trovò il modo di dirmi anche che, fra me e Giorgio La Pira, preferiva me, mentre fra me e Giuseppe Dossetti preferiva Dossetti. Dopo dettolo, notò che io ero rimasto male, che avevo fatto il broncio, e perciò aggiunse: “Questo lo penso io, ma non è detto che universalmente, oggettivamente, debba essere così.” E poi cambiò discorso. Cosa ne fece il Sindaco La Pira, poi, dei due canarini? Dove andarono a finire? Forse una risposta potrebbero darcela il fratelli GIOVANNONI, O GIANNI, O GIORGIO, che, di La Pira, conoscevano tutti i particolari mentre io l’avevo visto sempre da lontano, o di sfuggita, anche perché non era effettivamente il mio tipo, né io il suo, pur essendomi io stesso rovinata l’esistenza per aver seguito la sua delibera. E si tratta della delibera dell’Amministrazione La Pira contro gli APPALTI del DAZIO, o Imposte di Consumo. E si tratta della Deliberazione Consiliare 5 ottobre 1964, n. 5555/710/C e del coraggiosissimo ricorso di La Pira, in data 16 Gennaio 1965, contro il Prefetto di Firenze che l’aveva bocciata, all’uopo ovviamente autorizzato con deliberazione d’urgenza della Giunta Comunale in data 15 Gennaio 1965, n.383. Gran parte di questa storia, che sta all’origine dell’approvazione in ITALIA dell’ IVA (Imposta sul Valore Aggiunto) non appaltabile, al posto dell’ I.C.O. appaltabile, ovviamente il tutto per l’intervento del Bartoletti, è stata pubblicata sulla rivista ‘SOTTO IL VELAME’, dell’Associazione Studi Danteschi e Tradizionali, di Torino diretta da RENZO GUERCI ( Il leone Verde Edizioni - Torino, Settembre 2005, n. VI, pp. 147 - 163). Questo numero VI della rivista potrà ancor oggi essere ricevuto da tutti telefonando a Torino, a RENZO GUERCI, al n. 011 22.64.721. Email: dantesca@tin.it. Sarebbe però interessante infine sapere anche chi, a Lucca, regalò i due canarini a Mons. Enrico Bartoletti, se, chi lo fece, è ancora vivo, o qualcuno ne sa qualcosa. Siamo di fronte a due futuri santi uniti anche dalla storia di questi due canarini in gabbia. DVD su YOUTUBE: http://www.youtube.com/watch?v=wV4vEG15yjA. F.to GIOVANGUALBERTO CERI


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