La Sindone di Torino è autentica? La cosa per cui Torino forse è più nota è la Sacra Sindone, che secondo alcuni sarebbe il lenzuolo in cui si presume che sia stata avvolta la salma di Gesù. Una guida turistica spiega: “La più famosa - e più dubbia - di tutte le sante reliquie è conservata nel duomo di Torino”. È esposta stabilmente in una delle cappelle del duomo, chiusa in una teca di cristallo antiproiettile a tenuta stagna contenente un gas inerte. La guida prosegue: “Nel 1988, però, il mito della Sindone fu demolito poiché la datazione col metodo del radiocarbonio dimostrò che risale solo al XII secolo”.
“Non per visione” Recenti analisi scientifiche hanno confermato che la Sindone di Torino è un falso del XIV secolo. Tuttavia, il New York Times riferiva che “i cattolici sono stati incoraggiati a continuare a venerare la sindone in quanto raffigurazione pittorica di Cristo, tuttora in grado di compiere miracoli”. L’arcivescovo di Torino, Anastasio Ballestrero, ha affermato: “L’eccezionale potere evocativo dell’immagine di Gesù Cristo va preservato”. Cosa significa questo? Significa che anche se la Chiesa ha ammesso che l’impronta sul sudario non è quella del corpo di Cristo, i cattolici devoti dovrebbero comunque continuare a considerarla come se fosse il Cristo e dunque sacra. Perché? Secondo Adam Otterbein, sacerdote cattolico responsabile della Congregazione della Sacra Sindone, reliquie come la sindone possono aiutare i credenti ad onorare colui che l’immagine rappresenta. Non sorprende che, nonostante si tratti di un falso, la sindone rimanga un potente simbolo di fede per la Chiesa Cattolica. “Statue, dipinti e icone . . . sono oggetto di riverenza nella prassi cattolica”, nota il New York Times. L’uso di queste immagini nell’adorazione è sostenuto dalla Bibbia? No! La Parola di Dio dice chiaramente: “Fuggite l’idolatria”. I cristiani sono esortati ad adorare Dio “con spirito e verità”, non con l’aiuto di qualche immagine o reliquia. Appropriatamente, Paolo scrisse che i veri cristiani ‘camminano per fede, non per visione’.