Sindone e Templari, un’ipotesi alla prova dei documenti
di Antonio Carioti (Corriere della Sera 11.5.11
La sconfessione suona clamorosa. Porta infatti la firma di Ian Wilson, l’autore inglese che ipotizzò per primo un legame tra i Templari e la Sindone di Torino, una dichiarazione assai critica verso il lavoro compiuto sull’argomento dall’archivista vaticana Barbara Frale. Wilson scrive di aver visionato il manoscritto medievale da cui la studiosa fa discendere l’identificazione tra il famoso lenzuolo e l’idolo che i Templari furono accusati di adorare. E conclude che «il documento in questione non possiede il senso che Frale gli ha attribuito, e non è di alcuna utilità in favore dell’ipotesi della proprietà templare» .
Il testo è riportato dallo storico Andrea Nicolotti nel saggio I Templari e la Sindone. Storia di un falso (pp. 186, € 12,50) edito da Salerno nella nuova collana Aculei, che va in anteprima al Salone di Torino ed esce in libreria il 18 maggio. Un’indagine a tutto campo, molto severa anche nei riguardi di Wilson, che punta a confutare, sulla base di ricerche certosine, la tesi che il lenzuolo con impressa l’immagine di Cristo crocifisso, prima di apparire nella seconda metà del Trecento nella chiesa del villaggio francese di Lirey, fosse stato custodito dall’ordine dei cavalieri Templari, perseguitato dal re di Francia Filippo il Bello e soppresso dal papa Clemente V mezzo secolo prima, nel 1312.
Bersaglio principale della polemica è appunto Barbara Frale, cui si devono due discussi volumi editi dal Mulino (I Templari e la Sindone di Cristo e La Sindone di Gesù Nazareno), ma Nicolotti non risparmia bordate a molti altri «sindonologi» , di cui definisce gli studi «dilettanteschi, imprecisi e partigiani» .
Al suo fianco, con un’elogiativa prefazione, si schiera il medievista britannico Malcolm Barber, docente dell’università di Reading nonché autore dei libri La storia dei Templari (Piemme) e Processo ai Templari (Ecig). Il lavoro di Nicolotti, sostiene Barber, costituisce «un antidoto essenziale» , perché smaschera molte «storie inventate» e «mostra quali sono i metodi impiegati dagli storici veri» .
La controversia non riguarda in questo caso le rilevazioni scientifiche, come la datazione con il carbonio 14, contestata da più parti, che ha collocato il lenzuolo in epoca medievale, escludendo quindi che abbia potuto avvolgere il corpo di Gesù. Qui il problema è tutto storico: quali tracce vi sono di un’eventuale esistenza della Sindone prima delle notizie risalenti al XIV secolo? Si può colmare lo spazio temporale di oltre 1300 anni che intercorre tra quelle attestazioni documentate e la passione di Cristo?
Il tentativo di spiegare dove si trovava la Sindone nei tredici secoli mancanti, secondo Nicolotti, non ha dato risultati apprezzabili, in particolare per quanto riguarda la pista templare. Se i cavalieri processati avessero posseduto davvero il sacro lenzuolo, scrive l’autore, «non avrebbero esitato a mostrarlo ai loro accusatori o a rivelarne l’identità» , quanto meno per scagionarsi dall’imputazione di idolatria. Invece le ricostruzioni dei sindonologi presentano vistose contraddizioni: «Da una parte si dice che il possesso della Sindone era tenuto in stretto segreto, che non fu mai confessato e rimase ignoto persino al re e al papa; poi la si vuole ritrovare in ogni dove, descritta nelle cronache regali, riprodotta in numerosissime copie, su sigilli, castelli e pannelli sparsi ovunque» .
Allo stesso modo Nicolotti giudica «strampalata» l’ipotesi, spesso ripetuta, che un piccolo panno su cui era impresso il solo volto di Gesù, il cosiddetto mandylion di Edessa, si possa identificare con la Sindone (lunga oltre quattro metri) ripiegata e chiusa in un reliquiario. In effetti bisogna considerare i possessori davvero sprovveduti per pensare che non sapessero «riconoscere ciò che avevano per le mani» e non avessero mai guardato, «neppure in occasione dell’acquisto» , dentro il contenitore dell’oggetto sacro.
Al contrario, aggiunge l’autore, si sa che le reliquie venivano sottoposte a periodiche ispezioni. Se il mandylion, la cui esistenza è nota dal VI secolo, fosse stato in realtà la Sindone ripiegata, lo si sarebbe scoperto senza lasciar passare centinaia e centinaia di anni. Il libro si chiude con un auspicio riguardante l’attività degli storici accademici. Visto che circolano tanti libri inaffidabili sulle vicende del passato, l’impegno contro il sensazionalismo e per una «corretta divulgazione» dovrà rientrare sempre più, afferma Nicolotti, tra i doveri primari di chi è chiamato a esercitare la storiografia secondo i canoni del metodo scientifico.
* l saggio di Andrea Nicolotti I Templari e la Sindone è la terza uscita degli «Aculei» , vivace collana di storia dell’editore Salerno diretta da Alessandro Barbero. In contemporanea, sempre il 18 maggio, va in libreria per gli «Aculei» Luxuria. Eros e violenza nel Seicento, un testo in cui lo storico Oscar Di Simplicio riflette sull’uso delittuoso del potere a partire dalle vicende di un curato senese. Seguiranno nei prossimi mesi Fare la pace di Sergio Valzania, sui grandi trattati europei da Westfalia a Versailles, e Caccia alle streghe di Marina Montesano, oltre a un libro di Renata De Lorenzo sulle condizioni del Sud prima dell’Unità d’Italia.