Caro Vincenzo, non penso che i due concetti di "giustizia umana" e amore siano conciliabili. Lo diventano quando si sostituisce il concetto di "giustizia umana" con quello di "giustizia divina".
Il grido al cielo della sete di giustizia di tutti gli oppressi della terra, ben espresso nel Salmo 9,33 delle Sacre Scritture ("Sorgi, Signore! Alza la mano, non dimenticare i miseri!") deve essere ripreso, in solidarietà, da chi, come Te, rinuncia a rimanere tranquillamente nel suo angolino, indiferrente alla miseria del suo prossimo.
Ma questo grido diventa omaggio alla giustizia di Dio solamente nella misura in cui si è convinti che Dio non potrà lasciare trionfare la causa dei malvagi. Non è un grido di vendetta personale, ma il riconoscimento che spetta a Dio il compito di riconoscere i diritti degli oppressi.
Così mi è impossibile accettare utopie che inneggiano alla lotta di classe, ad una determinata giustizia sociale, che storicamente hanno portato ad immani tragedie. Così come mi è impossibile accettare le posizioni di chi, all’interno della Chiesa, ha proclamato la Teologia della liberazione. Ma come il suo fondatore, sono profondamente innamorato della Chiesa che ama i poveri e gli oppressi.
Saluti di cuore
Biagio