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PIAZZA (VIRTUALE E NO) E GOVERNO BERLUSCONI. Maroni: "Nuove norme su cortei e siti". Le proposte giovedì all’esame del cdm. Casini lo contesta: "No a provvedimenti illiberali, le leggi ci sono già"

WEB E COSTITUZIONE. Per Internet una camicia di forza? Calma e gesso, per favore!!! Una nota di Michele Ainis - a cura di Federico La Sala

(....) non è così che ci procureremo buone leggi. Specie se la legge intenda regolare il più grande spazio pubblico mai sperimentato dall’umanità. Specie se aggredisca la prima libertà costituzionale, quella di parola.
martedì 15 dicembre 2009 di Federico La Sala
Internet no alla censura basta un clic
di MICHELE AINIS (La Stampa, 15/12/2009)
Lo squilibrato che ha ferito Berlusconi raccoglie 50 mila fan tra i navigatori della Rete. Significa che la Rete è a sua volta squilibrata? Significa che ha urgente bisogno di una camicia di forza, o almeno d’una museruola? Calma e gesso, per favore. E per favore smettiamola d’invocare giri di vite e di manette sull’onda dell’ultimo episodio che la cronaca ci rovescia addosso.
Oggi succede per (...)

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> WEB E COSTITUZIONE. Per Internet una camicia di forza? Calma e gesso, per favore!!! - --- Il modello dell’agorà (diUmberto Galimberti).

martedì 15 dicembre 2009

Comincia con l’antica Grecia e oggi diventa virtuale

Il modello dell’agorà

-  I limiti della materia
-  La discontinuità tra l’antichità e l’oggi sta nei corpi, nel tempo e nello spazio.
-  Allora le parole erano accompagnate dai gesti, i gesti dagli sguardi,
-  e gli sguardi potevano smascherare il gioco tra menzogna e verità

di Umberto Galimberti (la Repubblica, 10.12.2009)

In occasione del no-B Day i corpi si sono materializzati nella piazza, ma la loro convocazione è avvenuta attraverso quella realtà dematerializzata che è la Rete, dove lo spazio viene abolito, il tempo reso istantaneo e le persone fanno la loro comparsa con la vicaria complicità di quel loro sosia che è l’alter ego digitale. Certo c’è una bella discontinuità tra l’agorà antica, dove le parole erano accompagnate dai gesti, i gesti dagli sguardi, e gli sguardi, tradendo le intenzioni, potevano smascherare il mai risolto gioco tra menzogna e verità. Ma se guardiamo le cose più da vicino questa discontinuità si riduce, se è vero che il modo occidentale di pensare, nelle sue espressioni matematiche e filosofiche, ha preso avvio proprio dal rifiuto della percezione sensibile, per inaugurare quel pensiero immateriale che trova la sua articolazione nei costrutti della mente, che consentono di approdare a quella realtà considerata perfetta, perché liberata dai limiti della materia.

Non a caso, scrive Platone: «Ci avvicineremo tanto più al sapere quanto meno avremo relazioni col corpo». E 2000 anni dopo, Cartesio, inaugurando il metodo scientifico, scriveva: «Dato che i sensi a volte ci ingannano, volli supporre che nessuna cosa fosse tal quale i sensi ce la fanno percepire, perché non conosciamo i corpi per il fatto che li vediamo o li tocchiamo, ma per il fatto che li concepiamo per mezzo del pensiero».

Se questa è la tradizione del pensiero occidentale, che ha preso avvio nell’agorà greca dove si insegnava a prescindere dai limiti della materia, quindi dai corpi e dai sensi, c’è perfetta continuità tra l’iperuranio platonico, l’astrazione matematica, il cogito cartesiano e la realtà virtuale, capace di dare, nella comunicazione dematerializzata, l’effetto della realtà materiale senza i condizionamenti della materia.

La diffusione del telelavoro, l’osservazione di realtà altrimenti inosservabili proprie della biologia molecolare e della genetica, fino al sesso virtuale con partner virtuali, o l’ideazione di una second life rispetto a quella insoddisfacente che ci capita di vivere hanno fatto dell’agorà virtuale qualcosa di più potente e di non meno reale dell’antica agorà materiale. Ma ciò che è davvero sorprendente è che l’agorà virtuale trae spunto proprio dal tipo di pensiero che nell’antica agorà greca è stato inaugurato.

Protagonisti della società virtuale sono i giovani, che nella società reale nessuno convoca, nessuno chiama per nome. Trascurati dal mondo adulto, essi inaugurano una piazza dove si incontrano, e dove il mondo adulto, che li ha esclusi, con qualche difficoltà ha accesso. Il loro comunicare, chiamarsi e convocarsi per via telematica segnala una modalità di socializzazione e di scambi relazionali non ancora abbastanza considerato dal mondo adulto, che sotto questo profilo appare arcaico. E in questa segnalazione c’è la configurazione del futuro, che solo chi è giovane è in grado di progettare e sognare.

Nella proiezione del futuro ci sono i segni del cambiamento. Si tratta di un cambiamento che è radicale perché avviene in un linguaggio, quello virtuale, che un potere troppo vecchio nelle sue abitudini mentali e nei suoi schemi percettivi non solo fatica a capire, ma neppure ne scorge la forza e la potenza. Perché è potenza comunicare senza i limiti dello spazio, senza le attese del tempo, senza la grevità dei corpi, senza l’ingombro della materia. E proprio qui può nascere quello spiraglio di speranza che Pier Luigi Celli giustamente vedeva preclusa ai giovani se attesa dal mondo adulto. Il futuro i giovani non lo attendono più dagli adulti. Con la loro piazza virtuale semplicemente se lo prendono.


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