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L’ITALIA CON LA TESTA SOTTO TERRA: IL PRESIDENZIALISMO COSTITUZIONALE O IL "COSTITUZIONALISMO" PADRONALE?! CARO PRESIDENTE NAPOLITANO, CREDO CHE SIA ORA DI FARE CHIAREZZA. PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI ... IN MEMORIA DI SANDRO PERTINI

"PUBBLICITA’ PROGRESSO": L’ITALIA E LA FORZA DI UN MARCHIO REGISTRATO!!! NEL 1994 UN CITTADINO REGISTRA IL NOME DEL SUO PARTITO E COMINCIA A FARE IL "PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA" DEL "POPOLO DELLA LIBERTA’": "FORZA ITALIA" (2014)!!! Per i posteri, alcune note per ricordare - a cura di Federico La Sala

IL SONNO DELLA RAGIONE COSTITUZIONALE. L’uso da parte di un partito della Repubblica del Nome "Italia" (e "Popolo della Libertà") è anticostituzionale, all’ennesima potenza!!!
domenica 26 gennaio 2014
AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA L’INVITO A RIPRENDERSI LA "PAROLA" E A RIDARE ORGOGLIO E DIGNITA’ A TUTTO IL PAESE: VIVA L’ITALIA!!!
RIFARE UNO STATO?! BASTA UN NOTAIO, UN FUNZIONIARIO DEL MINISTERO DELL’INTERNO E LA REGISTRAZIONE DI UN SIMBOLO DI PARTITO CON IL NOME DEL POPOLO!
IL SONNO DELLA RAGIONE COSTITUZIONALE GENERA MOSTRI
COSTITUZIONE, LINGUA E PAROLA.....
Il Cavaliere, il mugnaio, l’Italia (U. Eco, La bustina di Minerva del 12 agosto 2013)
"C’è un giudice a Berlino" è un vecchio (...)

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> "PUBBLICITA’ PROGRESSO": L’ITALIA E LA FORZA DI UN MARCHIO REGISTRATO!!! --- I sondaggi contro le elezioni (di Alain Garrigou)

lunedì 20 maggio 2013

Le Monde Diplomatique, Blog, 10 maggio 2013

I sondaggi contro le elezioni

di Alain Garrigou

-  (traduzione dal francese di José F. Padova)
-  http://blog.mondediplo.net/2013-5-10-Les-sondages-contre-le-elections

Fra le critiche che mettono in discussione il carattere democratico dei sondaggi la più elementare è stata quella di suggerire che essi costituirebbero una minaccia per l’elezione. Un pericolo percepito da molto tempo, a partire da chi introdusse i sondaggi in Francia, Jean Stoetzel. Non gli si prestò fede alcuna. Tuttavia gli aruspici avevano ragione.

I media non smettono di analizzare i record d’impopolarità dei dirigenti. François Hollande, eletto da un anno, ne stabilisce del resto uno nuovo. I commentari obbediscono ancora una volta al genere, infinite volte preso in giro, della corsa dei cavalli o della cronaca sportiva. Eppure qualcosa di nuovo è accaduto. Questa volta i dati scadenti hanno portato a rimettere in discussione l’autorità politica uscita dalle elezioni. Nelle manifestazioni ostili al matrimonio per tutti si sono udite grida di «Hollande dimissioni», riferite ai sondaggi. È un comportamento leale? In ogni caso è nuovo. Come lo è l’evocazione da parte di giornalisti politici dei loro dubbi sulla capacità di governare, lanciati sulla scorta dei cattivi sondaggi.

Mettere in questione la legittimità politica un anno dopo un’elezione può lasciare perplessi. I commentatori d’altra parte non mancano di buon senso ricordando gli effetti dei sondaggi, capaci, a forza di ripetizioni e di chiose, di erodere l’autorità dei dirigenti. Essi hanno quindi ragione nel contestare de facto l’affermazione dei sondaggisti che i loro sondaggi non avrebbero effetti politici - secondo la formula che vorrebbe che «non si cambia la temperature del malato rompendo il termometro».

Tuttavia, in questa materia, sono le credenze che hanno importanza, come vuole ciò che si è chiamato il «teorema di Thomas» (1). Secondo questa logica della predizione creatrice, se i cattivi risultati dei sondaggi si moltiplicano annunciando future disfatte, se le scontentezze vi trovano sostegno, è probabile che a termine i dirigenti politici ne saranno indeboliti. In un sistema politico come quello della IV Repubblica i sondaggi avrebbero già causato un valzer di governi. Il semplice fatto che dubbi sulla legittimità del potere si nutrano di sondaggi tanto vicini all’elezione presidenziale è sufficiente per mettere questi sondaggi in concorrenza con l’elezione stessa.

Ora vi sono sempre più misurazioni dell’opinione [pubblica]. Ai vecchi barometri mensili sono venuti ad aggiungersi altri tipi di sondaggi che simulano elezioni presidenziali appena un anno dopo di esse! Queste simulazioni, apparentemente sondaggi sulle intenzioni di voto, fanno sussistere intenzioni di voto retrospettive, poiché vi si mettono i protagonisti reali dell’azione precedente. Queste false elezioni retrospettive non rifanno la storia ma permettono di dubitare della legittimità dell’elezione ogni volta che i risultati sono molto diversi, lasciando supporre che molti elettori si siano sbagliati o rimpiangano la loro scelta. E significativamente non sarebbero i sondati di oggi che si sbaglierebbero, ma gli elettori di ieri.

Insomma, ancora una volta, perché privarsi di questi giochi mentre si ha modo di giocarli? Imponendosi come il modo pressoché esclusivo di fare indagini politiche, i sondaggi online, molto meno cari di quelli per telefono o di presenza, favoriscono il diluvio dei sondaggi. Tutte questo è fatto senza dimostrazione alcuna del loro rigore metodologico, checché ne dicano i sondaggisti, ai quali in ogni modo la maggior parte dei media non chiede garanzie. I sondaggi fanno dunque concorrenza alle elezioni nel momento stesso in cui la loro qualità si è fortemente degradata. Non sembra che i commentatori se ne emozionino e neppure i sondati remunerati per le loro risposte. D’ora in avanti l’opinione pubblica pagata è un contrappeso all’opinione pubblica «gratuita» del suffragio universale.

I sondaggi stanno modificando le regole del gioco democratico, non solamente intaccando la legittimità dei governi eletti, ma sconvolgendo il tempo dell’azione politica, determinando i suoi obiettivi. Nessun bisogno di un cambiamento costituzionale. È sufficiente produrre un’opinione furtiva e vantaggiosa, tramite imprese private, in un mercato autoregolato: un’opinione pubblica atomizzata e remunerata dai soldi di agenti interessati a ciò che produce. Questa nuova situazione serve gli interessi dei sondaggisti i quali, di commento in commento, per quanto futili siano, occupano i palcoscenici e le colonne, alimentando così il loro narcisismo. Forse vi si vede già il sintomo di un giornalismo indigente in tempo di crisi: il commento di chi non ha più niente da dire. Non si dimenticherà che i sondaggi hanno apportato una nuova risorsa ai giornalisti, che possono erigersi a interpreti dell’opinione pubblica nei confronti dei dirigenti politici. Poiché però nessuno statistico o sociologo concede molto credito ai sondaggi pubblicati ogni giorno, è significativo che tutta una professione non li sente e preferisce ascoltare i sondaggisti, quindi i commercianti. Qui, ancora, il desiderio di potenza con il quale i giornalisti più potenti danno lezioni di politica o prodigano punteggi buoni e cattivi fa rammaricare che essi non siano al comando. Quanto ai responsabili politici sembra che essi abbiano tutto da temere da questa elevazione dei sondaggi al rango di test permanenti della loro propria legittimità.

Lo sanno? Apparentemente non tutti. Il 6 marzo 2013, in occasione di una trasmissione di France 2 che faceva un bilancio della presidenza di François Hollande (2), il senatore socialista André Vallini ha dovuto spiegare il voltafaccia del governo sulla questione dell’amnistia ai sindacalisti, amnistia che il senatore socialista aveva anch’egli votato alla Camera alta. Come avrebbe spiegato una tale incoerenza? André Vallini accennò dapprima alle violente manifestazioni ostili al «matrimonio per tutti» e alla necessità, secondo lui, di non incoraggiare questo tipo di comportamento. Dal momento che questa sola giustificazione non sarebbe bastata - perché far pagare a militanti sindacalisti il comportamento di militanti di destra e d’estrema destra non è di assoluta logica - André Vallini aggiunse: «E poi, ecco i sondaggi: 70% dei francesi sono contro l’amnistia!». Un parlamentare accetta che il suo voto pesi meno di un risultato architettato da un’impresa di sondaggi è cosa nuova. E promette proprio bene?

-  Note
-  (1) «Quando gli uomini considerano alcune situazioni come reali, esse sono reali nelle loro conseguenze». Vedi « La production de la croyance politique » su questo blog.
-  (2) « Hollande, année zéro ? », Mots croisés, 6 mai 2013.


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