Cristianesimo
Due studiosi illustrano le idee di Giovanni Paolo II attraverso gli scritti e le poesie
Wojtyla, la rivoluzione del corpo
Nudità, tenerezza, eros: un pensiero che rivaluta la sfera sessuale
Nel paradiso terrestre «Adamo ed Eva senza vestiti non provavano vergogna perché i loro occhi erano puri»
di Luigi Accattoli (Corriere della Sera, 31.03.2010).
Finalmente un libro che racconta in dettaglio la rivalutazione della corporeità operata da papa Wojtyla: Chiamati all’ amore. La teologia del corpo di Giovanni Paolo II, di Carl Anderson e José Granados (Piemme editore, pagine 278, 17), docenti dell’ Istituto per studi su matrimonio e famiglia dell’ Università Lateranense. Nella premessa il preside dell’ Istituto Livio Melina indica la wojtyliana teologia del corpo come «uno dei doni più grandi» di quel Papa. Quella teologia - secondo Melina - «ha permesso di riscoprire la ricchezza dell’ antropologia biblica e della grande tradizione cristiana, superando visioni anguste e marginali».
Un’ attrattiva del volume è il ricorso alle poesie e ai drammi di Karol Wojtyla per aiutare il lettore a intendere i contenuti del suo magistero. Ecco i due autori alle prese con le affermazioni di papa Wojtyla sulla «nudità originaria» di Adamo ed Eva che secondo Genesi 2, 25 «erano nudi ma non ne provavano vergogna». Ci informano che per Giovanni Paolo II «quell’ assenza di vergogna non proveniva da una carenza di sviluppo psicologico» ma dipendeva «dal fatto di avere gli occhi puri», in grado di «percepire l’ immagine di Dio contenuta nel corpo umano» e dunque di «scoprire che uomo e donna, nel loro essere maschile e femminile, erano stati dati l’ uno all’ altro e nel loro reciproco donarsi completavano il viaggio fino alla fonte stessa del dono», cioè fino a Dio.
Materia ardua, come si vede. Il paragrafo è intitolato «L’ immagine di Dio nel corpo». Altri titoli provocanti: «L’ amore rivelato nel corpo», «Dio ci affida il corpo come un compito», «La bellezza dell’ amore: lo splendore del corpo». Gli autori si rendono conto che la strada è in salita. Fanno riferimento agli antichi Padri che parlavano della «carne dell’ uomo» che «Dio ha creato a sua immagine con le proprie mani» (Tertulliano), polemizzano con l’ assenza di vergogna dei «nudisti» e infine ricorrono al poemetto Trittico romano, pubblicato da papa Wojtyla nel 2003: «Per grazia di Dio ricevettero una virtù. / Presero dentro di sé - nella dimensione umana - / questo reciproco donarsi che è in Lui. / Tutti e due ignudi... / non provavano vergogna, finché permaneva questo dono. / La vergogna sopraggiungerà col peccato, / però adesso perdura l’ esaltazione. / Vivono coscienti del dono, / anche se non sanno esprimere tutto ciò. / Ma vivono di questo. Sono puri».
Gli autori sono convinti che il riscatto del corpo abbozzato da Giovanni Paolo II potrebbe rivelarsi decisivo per le sorti del cristianesimo nel tempo che viene. Egli ci ha trasmesso quell’ idea rileggendo la Genesi ma anche baciando le ragazze in fronte, lodando l’ audacia di rappresentare la «nudità dei progenitori» che ebbe Michelangelo, ammirando la «gioia di vivere» dei giovani.
Dietro a queste audacie c’ è la storia dei suoi rapporti durati oltre trent’ anni - da prete novello a cardinale - con le giovani coppie e le loro vicende d’ amore: «Da giovane sacerdote imparai ad amare l’ amore umano» scrive nel libro intervista con Vittorio Messori Varcare la soglia della speranza (Mondadori, 1993). Da Papa, Giovanni Paolo II parla addirittura di teologia del sesso: «La teologia del corpo (...) diventa, in certo modo, anche teologia del sesso, o piuttosto teologia della mascolinità e della femminilità» (14 novembre 1979). Una tale teologia ha il compito di «comprendere la ragione e le conseguenze della decisione del Creatore che l’ essere umano esista solo e sempre come femmina e come maschio» (Mulieris dignitatem).
Del significato teologico del corpo Giovanni Paolo II non parla una volta o due, ma per un lungo ciclo di «catechesi del mercoledì»: dall’ ottobre del 1979 all’ ottobre del 1984. A quella riflessione sulla corporeità fanno riferimento molti documenti del pontificato: l’ esortazione apostolica Familiaris consortio (1981), la Lettera ai giovani (1985), la lettera apostolica Mulieris dignitatem (1988), la Lettera alle famiglie (1994), la Lettera alle donne (1995). Teologia del corpo - nel dibattito cristiano contemporaneo - è espressione che allude a una valutazione positiva della sessualità e all’ apprezzamento della tenerezza nel rapporto di coppia. Ecco l’ affermazione più impegnativa dei due autori, interessati a «recuperare», sull’ esempio di Giovanni Paolo II, «il legame tra l’ amore e il cristianesimo», compreso l’ amore carnale e l’ eros: «Proprio perché la nostra fede consiste nella rivelazione dell’ amore, la fortuna dell’ amore è legata alla fortuna del cristianesimo».
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