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L’Appia è meno faticosa a chi la prende comoda ...

DA ROMA A BRINDISI. CHE VIAGGIO!!! ’Parola’ di Orazio - a cura di Federico La Sala

"Chi bene incomincia è già a metà dell’opera; risolviti a diventare saggio: incomincia (dimidium facti, qui coepit, habet: sàpere aude, incipe)" (Orazio, Epistole, I, 2, v. 40)
mercoledì 30 dicembre 2009 di Federico La Sala
DA ROMA A BRINDISI.
IL VIAGGIO DI ORAZIO (Satire, I, V) *
Uscito dalla grande Roma,
m’accolse ad Aricia una modesta locanda;
m’era compagno il retore Eliodoro,
senza confronti il piú dotto dei greci:
di lí a Foro d’Appio,
brulicante di barcaioli
e di osti malandrini.
Noi, sfaticati,
dividemmo in due questa tappa,
che per gente piú svelta è una sola;
ma l’Appia è meno faticosa
a chi la prende comoda.
Qui, per via dell’acqua, ch’era pestifera,
mi metto a dieta e attendo di cattivo umore
i (...)

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> DA ROMA A BRINDISI. CHE VIAGGIO! --- SHAKESPEARE CON QUINTO ORAZIO FLACCO: UN OMAGGIO AD HAROLD BLOOM.

lunedì 8 agosto 2022

SHAKESPEARE CON QUINTO ORAZIO FLACCO: "AMLETO", CON "ORAZIO": UN OMAGGIO AD HAROLD BLOOM.

L’OTTIMALE "VIA DI MEZZO" (AUREA MEDIOCRITAS) SUL PIANO PERSONALE E SUL PIANO POLITICO:

      • “Chiunque ama l’ottimale via di mezzo, sicuro sta lontano dallo squallore d’una casa in rovina, moderato sta lontano da una #reggia invidiata” (“Aurea quisquis mediocritatem diligit, tutus caret obsoleti sordibus tecti, caret invidenda sobrius aula...”: Odi II, 10, 5-6)

"REMENBER ME" (AMLETO, 1.5.91): LA "FENOMENOLOGIA DELLO SPIRITO" DI SHAKESPEARE. Se Ulisse è lo specchio di Amleto, c’è da dire che Shakespeare solo con "Orazio" (come Dante, con Virgilio) riesce a ben guidare la sua nave oltre Scilla e Cariddi e oltre le colonne d’Ercole, come più e meglio di Francesco Bacone...

TEATRO FILOSOFIA E MEMORIA. Ricordando il ruolo straordinario del poeta e drammaturgo Ben Johnson ( 1572-1637), amico dello stesso Shakespeare e, come lui, grande protagonista della scena culturale della Londra del loro tempo (nel 1601 tradusse l’ «Arte poetica» di Orazio e scrisse la commedia "The Poetaster", dove si racconta appunto di Orazio e due poetastri che lo invidiano), si possono ben comprendere le ragioni che portano Harod Bloom a mettere in evidenza il ruolo eccezionale di "Orazio" nello stesso "Amleto":

"Nel 1809 August Wilhelm von Schlegel osservò che «Amleto non ha una profonda fiducia in sé stesso né in nessun altro», compresi Dio e il linguaggio, aggiungerei io. Naturalmente, vi è Orazio, che Amleto elogia fino all’eccesso, ma Orazio sembra esser lì per rappresentare ’amore del pubblico verso il principe. Orazio è il nostro #ponte verso l’oltre, verso quella curiosa ma inconfondibile trascendenza negativa che conclude la #tragedia" (Harold Bloom, "Shakespeare. L’invenzione dell’uomo" ["Shakespeare: The invention of the human", 1998], Rizzoli, Milano 2001).

***

P. S. - SHAKESPEARE E PARMENIDE. SUL FILO DI QUESTA SAGGIA INDICAZIONE DI HAROLD BLOOM, forse, è meglio riprendere la domanda sull’ «essere, o non essere». La questione della trascendenza è un epocale problema metafisico e, come tale, comporta una revisione radicale dell’antropologia filosofica tradizionale (Amleto->Kant) e sollecita a ritornare ad Elea con Orazio (Epist. I, 15):

"Com’è l’inverno a Velia
-  e il clima di Salerno,
-  questo mi devi dire, Vala,
-  com’è la gente che vi abita,
-  in che condizioni è la strada."

Federico La Sala


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