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DIRITTO E SOCIETA’. Un nuovo modo di guardare al crimine, alla legge, e alla punizione...

L’ABOLIZIONISMO PENALE. Una corrente di pensiero radicata nella cultura occidentale, presentata da Vincenzo Ruggiero - a cura di Federico La Sala

(...) I suoi tratti sono inclusivi, non esclusivi, permettendo a chiunque sia dotato di spirito critico di individuarvi almeno un aspetto del proprio pensiero.
lunedì 4 gennaio 2010 di Federico La Sala
[...] Gli abolizionisti sono consapevoli che alcuni atti generano danno, ma che non tutti gli atti dannosi vengono ritenuti criminali. A loro modo di vedere, lo sviluppo delle società porta con sé delle forme di patologia e i sistemi non possono fiorire se alcuni settori che ne sono parte mostrano evidenti segni di fallimento.
E’ questa una nozione aristotelica, che ribadisce un’idea condivisa da molti, vale a dire che l’ineguaglianza crescente crea ostacoli alla realizzazione del bene (...)

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> L’ABOLIZIONISMO PENALE. --- SULMONA, IL CARCERE DEI SUICIDI. Carceri, record di suicidi nel 2009 settantadue decessi e quest’anno già quattro casi,

sabato 9 gennaio 2010

Carceri, record di suicidi nel 2009 settantadue decessi e quest’anno già quattro casi

L’ultimo morto a Sulmona, dove un altro detenuto è stato salvato nelle stesse ore

Sotto accusa la condizione disumana in cella e la carenza di guardie

di Enrico Bonerandi (la Repubblica, 09.01.2010)

MILANO Antonio Tammaro si è impiccato l’altra sera nel carcere di Sulmona legando le lenzuola alla grata della finestra. Tornava da un permesso premio. Un altro detenuto ci ha provato, tagliandosi le vene e cercando di impiccarsi, nelle stesse ore e sempre a Sulmona, ma è stato salvato. «Qui è peggio dello Spielberg di Silvio Pellico», commenta Leo Beneduci, segretario del sindacato degli agenti penitenziari Osapp: a Sulmona ci sono stati 10 suicidi in 15 anni. Nel carcere di Verona si è tolto la vita Giacomo Attolini, 48 anni, che è la vittima numero quattro in questo scorcio di 2010. Nel 2009 i suicidi tra i reclusi sono stati 72, il massimo storico nel nostro Paese.

Nessuno si stupisce di questa strage. Le carceri sono sovraffollate, con organici carenti di guardie e strutture sanitarie inadeguate, dopo il passaggio delle competenze dal Ministero della Giustizia al Servizio sanitario nazionale. Mancano psicologi ed educatori. Detenuti ammassati come bestie 22 ore su 24, lontani dalle famiglie nonostante la promessa «regionalizzazione». Tossicomani in crisi di astinenza abbandonati a se stessi. La percentuale di suicidi è 20 volte superiore a quello che accade tra le persone libere.

«Non è così anche in Paesi ritenuti meno civili dell’Italia. In Romania ci sono 5 suicidi l’anno su 40mila detenuti, in Polonia la metà che da noi, con una popolazione carceraria più vasta segnala l’Osservatorio permanente sulle morti in carcere Eppure il 90 per cento di chi vuol togliersi la vita viene salvato. Sette volte su 10 ci pensano i compagni di cella, per il resto intervengono le guardie». Dice un altro sindacalista della polizia penitenziaria, Donato Capece: «È un’emergenza quotidiana. Ogni mese arrivano tra mille e 1600 detenuti, per qualsiasi reato, e si sta creando una pattumiera in cui si butta di tutto».

«I poliziotti penitenziari si accollano responsabilità non proprie per il degrado esistente aggiunge Beneduci Ma sono ogni giorno di meno e non possono più prevenire alcuna forma di violenza». Una beffa le promesse del ministro Alfano, che annunciò lo scorso dicembre 2mila agenti carcerari in più: «Di tale provvedimento non c’è traccia nella nuova legge finanziaria». Non c’è che aspettarsi il peggio? «Una speranza c’è afferma invece la radicale Rita Bernardini, prima firmataria di una mozione sulla situazione carceraria che andrà in discussione martedì prossimo, con il supporto di un sit-in davanti a Montecitorio Lo dico per una sola ragione: altrimenti c’è lo sfascio. Le carceri stanno diventando ingestibili».

La mozione radicale ha tra i propri firmatari numerosi esponenti del Pd, e anche alcuni della maggioranza. Il Pd stesso ne ha presentata una propria, e così faranno forse l’Udc e l’Idv. Molti punti coincidono: misure alternative, tossicodipendenti in strutture di cura, rinforzo del numero degli agenti. «Se tutto resta com’è, lo sfoltimento delle carceri avverrà con i suicidi commenta Rita Bernardini Improponibile, anche in quest’epoca forcaiola».



-  il Fatto, 09.01.2010

-  Sulmona. Ecco il carcere dei suicidi
-  Un morto giovedì: è il quindicesimo in dieci anni

di Rita Di Giovacchino

Quattro detenuti suicidi in otto giorni. La tragica sequenza è culminata nelle ultime 24 ore con due impiccati alle sbarre della cella e un terzo, salvato in extremis dagli agenti di custodia. Il primo suicidio a Verona, gli altri due a Sulmona nel tristemente noto “carcere dei suicidi”. La nostra piccola Guantanamo. Qui, negli ultimi dieci anni, si sono tolti la vita in quindici. Anonimi pregiudicati, boss famosi, picciotti pentiti. Ma anche il sindaco di Roccaraso Camillo Valentini, politico locale emergente, trovato morto in cella il 16 agosto del 2004 soffocato da un sacchetto di plastica. Era stato arrestato poche ore prima per una storia di mazzette. Ma a Sulmona, record dei record, si è uccisa anche la direttrice, Armida Miserere. Alla vigilia di Pasqua, il 19 aprile 2003, si è chiusa nell’appartamento di servizio e dopo essersi stesa sul letto si è sparata in bocca una pallottola calibro nove. Anche in questo caso l’inchiesta fu chiusa in fretta addebitando il tragico gesto alla “depressione”. La morte è tornata a bussare in via Lamaccio alle 17,45 di giovedì. Il carcere di Sulmona è un brutto cubo di cemento grigio, che riflette i bagliori della montagna innevata.

Il detenuto suicida si chiamava Antonio Tammaro, 28 anni, di Villa Literno. Non si sa perché sia finito lì, non aveva alcuna pena da scontare, era soltanto un “soggetto socialmente pericoloso”. Il carcere di Sulmona ospita invece ergastolani, boss, terroristi, assassini, gente da “fine pena mai” o sottoposta al 41 bis. Il povero Tammaro aveva solo qualche disturbo psichico, niente a che fare con terroristi come Nadia Lioce, transitata qui un paio di anni fa. O mafiosi come quel Guido Cercola, condannato all’ergastolo per la strage di Natale del 1984. Anche lui si è tolto la vita il 4 gennaio 2005 impiccandosi alla spalliera del letto.

Tammaro, ad onta della pericolosità, era appena rientrato da un permesso premio. Forse non ce l’ha fatta a riaffrontare via Lamaccio. La notizia è rimbalzata da un braccio all’altro e, poche ore dopo, un altro detenuto ha provato a togliersi la vita. Per fortuna questa volta gli agenti sono arrivati in tempo.

L’altro detenuto, suicida nelle ultime ore, si chiamava Giacomo Attolini, aveva 48 anni, era un pizzaiolo di origini siciliane residente da tempo a Villafranca di Verona. Il 2 gennaio, ad Altamura, vicino Bari, si è ucciso Pierpaolo Ciullo, 39 anni.

E tre giorni dopo si è impiccato nel carcere Buoncammino di Cagliari, Celeste Frau, 62 anni. Tutti italiani. “Adesso è davvero emergenza”, denuncia l’Osservatorio permanente sulle carceri. Se nel 2009 i suicidi nelle prigioni sono stati 72, una media degna dello Spielberg di Silvio Pellico, nel 2010 potrebbe andare peggio. Questo il giudizio unanime dei sindacati degli agenti penitenziari. La frequenza dei suicidi in carcere è in Italia 20 volte più alta rispetto ad altri paesi, anche meno “’democratici”.

In Romania, ad esempio, dove ci sono 40mila detenuti i suicidi non più di cinque l’anno. In Polonia, su 80mila, è meno della metà. E negli Stati Uniti il numero dei suicidi si è ridotto del 70 per cento grazie al lavoro di una sezione ad hoc del Dipartimento federale. Dice Donato Capece, segretario del Sappe che “quattro suicidi in otto giorni sono cosa indegna di un paese civile”. Per Luigi Manconi , presidente dell’associazione Buon Diritto, “bisogna fermare questa strage”.

Ma sono davvero tutti suicidi? L’interrogativo si è più volte proposto soprattutto a Sulmona, dove ieri sera i detenuti hanno dato vita a proteste battendo con le pentole contro le sbarre, chiedono che sia aperta un’inchiesta sulle condizioni di vita interne al carcere.

Perché si è suicidata Armida Miserere? Cosa aveva scoperto? In verità i casi più sospetti avvennero dopo la sua morte: nel 2005 Nunzio Gallo, camorrista con la passione di fare il cantante, aveva in effetti cominciato a “cantare”. Pochi giorni dopo lo trovarono impiccato. Poi toccò a Cercola, che in quel carcere ci stava da 20 anni, un detenuto “stabilizzato”, tranquillo. Ma pochi mesi dopo sarebbe cominciato il processo Calvi e lui era stanco di stare in carcere.

Il primo a manifestare dubbi sul suicidio del sindaco Valentini fu Ottaviano Del Turco: “Camillo non era uno che si ammazzava”. Poi toccò a lui di finire in quel carcere e a preoccuparsi fu Marco Pannella: “Bisogna trasferire Del Turco, quando in un carcere ci sono stati troppi suicidi, vuol dire che ci sono omicidi”. Ma per molti la storia del carcere di Sulmona è solo un caso limite. Una maledizione nella maledizione che incombe su tutte le carceri d’Italia.


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