’Ndrangheta, parla Callipo: "La solidarietà non basta, isoliamo i criminali" *
’’La solidarieta’ della politica ai magistrati reggini e’ preziosa, ma occorre fare qualcosa di piu’. Se vogliamo per davvero isolare la mafia, che, purtroppo, ha alleati dappertutto e prospera nella commistione con pezzi della politica locale e con la peggiore burocrazia, ognuno deve finalmente uscire allo scoperto e mettersi in discussione’’.
L’ha detto l’imprenditore Pippo Callipo, candidato alla Presidenza della Regione Calabria.
’’La politica e le Istituzioni nazionali - dice Callipo - tentino d’incidere i veri bubboni che rendono le mafie cosi’ radicate. Uno di questi bubboni e’ senz’altro rappresentato dalla commistione tra una parte della politica e il malaffare, che ha come oggetto i flussi di risorse pubbliche, nazionali e comunitarie, giunti in Calabria a iosa, ma senza che il divario di sviluppo con il resto del Paese sia stato ridotto, anzi oggi la Calabria e’ - lo dicono le statistiche - la regione piu’ povera d’Italia.
Dico non da settimane, ma da anni, che la mafia con la pistola in Calabria e’ forte, ma non e’ piu’ forte della mafia con la penna. I due livelli si tengono assieme, e in Calabria se la politica non da’ segni di discontinuita’ niente cambiera’. Se le Istituzioni nazionali e i vertici dei partiti lasciano che in Calabria le liste, gli accordi di potere e gli scenari politici, in continuita’ con il presente ed il passato, siano curate dai soliti cacicchi, la mafia sara’ piu’ agguerrita. La politica nazionale sulla riqualificazione della spesa pubblica in Calabria e l’innovazione della classe dirigente dovrebbe accender riflettori potenti.
Le bombe a Reggio e il disordine a Rosarno, che vede gli immigrati periodicamente in subbuglio, hanno come sfondo comune il sottosviluppo di questa regione, governato dalla mafia e dai suoi codici in un clima d’illegalita’ diffusa che vede l’assenza dello Stato e l’estrema permeabilita’ della politica regionale. Una risposta necessaria sarebbe quella di rendere trasparente la spesa pubblica qualificandola a fini produttivi, ma per farlo ci vuole una classe politica onesta e rinnovata’’.