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Dal sito del giornalista antindrangheta Biagio Simonetta riprendiamo questa amara riflessione

Da Castel Volturno a Rosarno: il vento indignato di mamma Africa. Pubblicato anche il video!

"La società civile calabrese ha risposto ancora una volta: Assente"
mercoledì 20 gennaio 2010
Sono disposti a tutto. Lavorano anche sedici ore al giorno, perdendosi nelle ombre degli agrumeti, dove gli alberi sembrano non finire mai. Nella Piana di Rosarno (Rc), la terra delle famiglie Pesce-Bellocco, gli africani non si contano più. Sono oltre mille quelli regolari. Ma nei capannoni in disuso alle porte di San Ferdinando (Rc) ne alloggiano almeno tre volte tanto, in condizioni che di umano non hanno niente.
Marocchini, ivoriani, ghanesi, sudanesi, maliani. Operai agricoli da 20-25 (...)

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> Da Castel Volturno a Rosarno: il vento indignato di mamma Africa

giovedì 14 gennaio 2010
Saluto Biagio e gli faccio i complimenti per l’articolo e lo spazio che gli riserva, ormai da tempo, NI. Mi chiedo però, rivolgendomi a lui e a tutti coloro che si occupano di idee e parole in Calabria, è possibile che ci si muova sempre soltanto perché spinti dall’emergenza? Le contraddizioni che attraversano la nostra regione sono radicate ormai da lungo, lunghissimo, tempo. Il controllo armato del territorio da parte della ‘ndrangheta, il disfacimento morale sempre più pervasivo, la feroce aggressione al territorio, la miopia colpevole e volontaria da parte dei partiti politici, i nuovi schiavi piegati a raccogliere arance e clementine sono elementi strutturali della nostra società. Il giornalismo calabrese, di cui Biagio è esponente serio, appassionato, preparato, può fermarsi alla presa d’atto, il più delle volte dolorosa, del presente? Credo che ci sia bisogno di un lavoro compiuto, articolato, esaustivo che dia conto dei problemi di oggi e si volga criticamente indietro per capire che quello che stiamo vivendo, in questo inizio d’anno, è la punta più esasperata, avanzata, della normalità del passato. Un lavoro d’inchiesta che racconti la Calabria scavando nel fango in cui è impantanata senza pretese di oggettive verità, senza convinzioni di assolutezza. Domenico Barberio

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