Sudafrica, l’ultimo addio a «Madiba»
I funerali nel villaggio natale di Qunu
La sepoltura del leader della lotta contro l’apartheid nel cimitero di famiglia
Ai funerali hanno assistito 4.500 persone. In prima fila la vedova Graca Macel *
Nelson Mandela è stato sepolto nel cimitero di famiglia, nel villaggio natale di Qunu. L’inumazione è stata salutata da un volo della pattuglia acrobatica sudafricana. Prima della sepoltura la cerimonia solenne. La bara, avvolta nella bandiera sudafricana, è stata accolta nel luogo della celebrazione dal canto di un coro accompagnato da un’orchestra. Il coro ha intonato un inno religioso in lingua xhosa, l’etnia a cui Mandela apparteneva. Ai funerali, che si sono svolti su una terra di proprietà dei Mandela, hanno assistito 4.500 persone. In prima fila la vedova Graca Macel (vestita di nero e col tradizionale turbante), i familiari, l’attuale presidente Jacob Zuma e dignitari sudafricani e stranieri.
All’ultimo minuto, Desmond Tutu ha cambiato idea e ha partecipato alla cerimonia per Nelson Mandela, il suo amico e compagno di lotta. Il presidente sudafricano Jacob Zuma, invece, è stato nuovamente fischiato oggi quando ha raggiunto il leggio per il suo intervento. Zuma era stato fischiato anche alla commemorazione di Madiba nel Soccer City Stadium di Johannesburg. Egli ha comunque poi intonato l’inno con i presenti e ha infine cominciato a parlare accolto ancora per qualche secondo da un misto di applausi e contestazioni.
«Non lo consideravo un amico. Per me era un fratello maggiore». Così Ahmed Kathrada, 84 anni, uno dei vecchi compagni di Nelson Mandela nella lotta contro l’apartheid e nella detenzione a Robben Island, ha ricordato commosso Madiba alla cerimonia funebre in corso nel villaggio di Qunu. Kathrada è stato uno dei tanti ospiti che si è alternato sul palco, sotto la gigantografia di Mandela, dinanzi alla quale brillavano 95 candele, una per ogni anno d’età. «Quando Walter Sisulu (un pilastro della lotta anti-apartheid, scomparso nel 2003, ndr) è morto, ho perso un padre. Ora ho perso un fratello. La mia vita sta affrontando un vuoto e non so più a chi rivolgermi», ha proseguito Kathrada nel suo intervento davanti a 4.500 invitati alla cerimonia.
Con voce spesso rotta dall’emozione, Kathrada ha raccontato anche di come si è commosso durante una delle ultime visite in ospedale a Madiba. «Ho visto un uomo impotente e ridotto all’ombra di se stesso e l’inevitabile è accaduto», ha soggiunto con voce commossa. Durante questa visita, «sono stato sopraffatto dall’emozione e dalla tristezza, e ho pianto. Ha tenuto la mia mano, è stato straziante, non ho retto all’emozione».
«Automaticamente, la mia mente è tornata all’immagine dell’uomo grande e forte che ho conosciuto 67 anni fa, il pugile, il prigioniero che ha gestito con facilità la pala e il piccone, quando noi altri detenuti noi non eravamo in grado di farlo». ««Addio mio caro fratello, mio mentore, mio leader», ha concluso Kathrada, a lungo applaudito. A ricordare Madiba è stato anche Kenneth Kaunda, l’ex presidente dello Zambia, che ha voluto sottolineare la grande eredità lasciata da Mandela.
* La Stampa, 15/12/2013