la pellicola di eastwood, con freeman protagonista, e la canzone scritta dal figlio
«’O sole mio» sta in fronte a Mandela
Il tema della soundtrack del film «Invictus» sul leader sudafricano molto simile al celebre brano
di Antonio Fiore *
’O sole mio sta in fronte a te, ma pure in fronte a Mandela: accade nel film di Clint Eastwood «Invictus» (dedicato al genio politico del leader sudafricano che seppe fare dell’odiata squadra simbolo dell’apartheid il germe della nazione arcobaleno), dove la colonna sonora è dominata dall’«Invictus Theme», le cui note iniziali suonano parecchio familiari all’orecchio dei napoletani.
EASTWOOD JUNIOR - Secondo i credits della pellicola, quell’insinuante e poi sempre più trascinante motivo l’avrebbe scritto Kyle Eastwood, figlio di Clint: ma che non sia tutta farina del suo sacco è del tutto evidente non solo agli eredi di Capurro, di Di Capua e di Mazzucchi, gli autori dell’immortale componimento musicale che lo firmarono nel 1898. Immortale e dunque intonato, cantato, stonato, arrangiato, riarrangiato, storpiato e rimodernato migliaia di volte in ogni angolo del mondo: da Enrico Caruso a Josephine Baker a Claudio Villa a Dalida a Mina a Carreras a Pavarotti a Elton John non c’è cantante degno di questo nome che non l’abbia cantata, e non si contano i capi di Stato esteri che, in visita in Italia, non ne abbiano farfugliato qualche verso nel corso di brindisi ufficiali, convinti che fosse ’O sole mio e non Fratelli d’Italia il nostro vero inno nazionale.
IL SOLE...DEL MAR NERO - Del resto, che ’O sole mio avesse un’ispirazione fortemente locale ma un respiro e una vocazione decisamente cosmopoliti sta scritto nel suo dna: i versi furono vergati a Napoli dal giornalista Capurro, ma musicati da Di Capua che si ispirò non ammirando il tramonto sul Golfo di Napoli, bensì l’alba sul Mar Nero, visto che in quel momento si trovava a Odessa per accompagnare il padre, violinista in tournée. Canzone amata in Italia, amatissima all’estero: già nel 1957 Bill Haley con i suoi Comets ne incise una versione rock intitolata appunto Come rock with me, ma il botto lo fece tre anni dopo Elvis Presley, che in poco tempo riuscì a vendere dieci milioni di copie del 45 giri It’s now or never, in cui The Pelvis dava fremiti da drive in una generazione yankee che ancora stentava a trovare Napoli sulla carta geografica.
MAJOR - Certo, in oltre un secolo di vita ’O sole mio è diventato davvero un patrimonio mondiale musicale dell’umanità, però il problema si pone quando dalla traduzione e dalla cover si passa direttamente a quello che appare a prima vista (e soprattutto a primo orecchio) un clamoroso plagio. Clamoroso proprio perché eventualmente operato ai danni di una canzone che persino i più stonati fra noi riconoscono dal primo vibrar di mandolino: possibile che i responsabili di una major statunitense, pronti a consultare uffici legali a schiere per evitare di compiere anche il più piccolo passo falso nella giungla piena di trappole del diritto d’autore, abbiano sottovalutato i rischi di una colonna sonora che pantografa lo spartito di una delle canzoni più famose al mondo?
ALBANO E MICHAEL JACKSON - Insomma: persino Michael Jackson fu condannato a pagare quattro milioni per aver saccheggiato un pugno di note da una canzone di Al Bano, e nemmeno delle più famose (infatti se ne accorse solo Yuri, il figlio di Al Bano che per fortuna di Al Bano ascoltava più Michael Jackson che Al Bano); ma ’O sole mio non è, con tutto il rispetto per Al Bano, I cigni di Balaka: come sarebbe stato possibile, per Eastwood junior, passarla liscia nell’era di Internet, di YouTube e della comunicazione globale? Allora, si avanzano due sole ipotesi: una è quella del plagio «involontario», per così dire inconscio, dettato proprio dalla estrema popolarità del brano napoletano. Insomma, proprio per la loro notorietà e orecchiabilità, quelle note non sarebbero state volontariamente «rubate» dal neo-autore perché, in qualche modo, erano da sempre dentro di lui, note innate, immanenti, preesistenti, platoniche. L’altra ipotesi è meno psicoanalitica e più colta, ma forse ancora più improbabile: «Sol Invictus» era infatti culto solare orientale radicatosi poi anche nell’antica Roma. Il Sole mio «rivisitato» nella colonna sonora scritta per Eastwood diventerebbe qui un voluto omaggio all’«Invictus» Mandela che è il titolo, il centro gravitazionale, dunque il «Sole», del film.
Antonio Fiore
Corriere del Mezzogiorno, 01 marzo 2010