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"DE PRINCIPATIBUS". COME SPEZZARE LE RENI A UN POPOLO ADDORMENTATO, STRACCIARE LA COSTITUZIONE, E ...

RIFARE UNO STATO?! BASTA UN NOTAIO, UN FUNZIONIARIO DEL MINISTERO DELL’INTERNO E LA REGISTRAZIONE DI UN SIMBOLO DI PARTITO CON IL NOME DEL POPOLO!!! A futura memoria, note e appunti sul caso - a cura di Federico La Sala

PER LE EUROPEE, 93 SIMBOLI DI PARTITI. Per tutelare il ’copyright’ ed evitare atti di pirateria, anche il contrassegno di "Forza Italia" (già registrato nel ’94). ANCORA?!! Il sonno della ragione a quanto pare è proprio lungo
mercoledì 12 febbraio 2014
Materiali per ricordare.
Ogni articolo rimanda a molteplici approfondimenti.
Buona esplorazione *
"PUBBLICITA’ PROGRESSO": L’ITALIA E LA FORZA DI UN MARCHIO REGISTRATO!!!
L’ITALIA (1994-2011), TRE PRESIDENTI DELLA REPUBBLICA, E I FURBASTRI CHE SANNO (COSA SIGNIFICA) GRIDARE "FORZA ITALIA".
SILVIO BERLUSCONI (Wikipedia): Nel gennaio del 1994 ha fondato il movimento politico Forza Italia. Nel 2009 il partito è confluito nel Popolo della Libertà.
Da uomo politico siede alla Camera dei (...)

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> RIFARE UNO STATO?! BASTA UN NOTAIO, UN FUNZIONIARIO DEL MINISTERO DELL’INTERNO ---- ZAGREBELSKY E I SIMBOLI DEL POTERE.La ragione simbolica è pratica? (di Doberta de Monticelli).

domenica 22 luglio 2012

La ragione simbolica è pratica?

di Roberta de Monticelli (Il Sole-24 Ore, 22 luglio 2012)

Scriveva Kant nella Critica del giudizio: «Il poeta osa dar corpo a quelle essenze invisibili che sono le idee... il paradiso e l’inferno, l’eternità, la creazione, o anche a quelle di cui l’esperienza ci dà qualche esempio... ben oltre i limiti dell’esperienza che ne abbiamo...». Gustavo Zagrebelsky non esita ad allargare ben oltre la sfera di influenza dell’arte il potere dei simboli: «Attraversando il segno simbolico, si dischiude una dimensione supra-sensibile e supra-razionale dove gli esseri umani incontrano un mondo che è per loro realtà, come il divino e il diabolico, l’infinitamente grande o l’infinitamente piccolo, l’infinitamente alto o l’infinitamente profondo, la giustizia e l’ingiustizia, l’ordine e il caos, il potere e l’arbitrio, l’amore e l’odio, l’unione e la divisione, il puro e l’impuro, la riscossa e la rassegnazione, la pace e la guerra: realtà anch’esse, per chi le percepisce, le desidera o le teme, pur se appartenenti a un altro ordine di realtà rispetto a quelle empiriche e razionali».

Il nuovo piccolo libro del grande costituzionalista è perfetto per spalancare la vacanza della mente alla vastità di quell’«immensa ontologia invisibile» (Searle) che è il mondo della nostra vita associata, con i suoi oggetti invisibili eppure realissimi almeno nei loro effetti, come mercati e monopoli, confini nazionali e proprietà, matrimoni e professioni, conflitti e guerre... Ma l’oggetto del libro non sono i fatti, le relazioni e gli atti sociali, ma ciò che in qualche modo li avvolge: le Idee, primo e ultimo oggetto della filosofia.

Questo rende insieme affascinante e scivolosa la breve via per cui Zagrebelsky ci conduce, e che a ogni svolta apre ulteriori e indefinite possibilità di accogliere l’invito che i simboli fanno - a pensare. O magari qualche volta al contrario - a sognare. Che cosa sono le Idee? Grumi di «eccedenza di significato che non si lascia racchiudere in un concetto determinato... sfugge al discorso descrittivo e razionale, si affida all’immaginazione, è sempre produttivo di significati e dà motivo per rivolgersi al passato... ma anche per guardare avanti, immaginando, sperando...». Eppure c’è un indizio che le Idee non sono solo, e non sono fondamentalmente questo.

È la parola «ideologia», che ci conduce nel cuore di questa operetta morale. Zagrebelsky riconosce quanto imbarazzante possa essere questa parola, e tuttavia osserva anche come il tramonto delle ideologie sia tutt’uno con il «deserto simbolico», l’apparente povertà che nelle nostre società affligge quella delle tre funzioni sociali riconosciute da Platone a Dumézil - la funzione economica, quella politica e quella simbolica - l’ultima, quella che invece è stata nei millenni - attraverso i chierici religiosi o laici di ogni civiltà - la funzione più potente e necessaria alle altre, quella che plasma le «rappresentazioni collettive» e dà alimento alla «fiducia» e alla «speranza» sulle quali si basano le convivenze umane. Quella di cui da sempre ha bisogno la politica per esistere e governare.

Ci sono pagine che il Presidente di Libertà e giustizia dedica alla nullità ideale e simbolica degli emblemi e dei discorsi dei partiti qui e oggi, pagine di cui non si può non condividere tutto l’irridente sconforto. Ma ecco, siamo al punto.

Se tanto necessaria e potente è la funzione simbolica, che in veste di ideologia «prende possesso delle menti...» - non sarebbe indispensabile, oggi, liberare questa funzione dall’ambiguità costitutiva - fra pensiero e «sogno», critica e illusione, libertà e prigionia della mente, che al procedere «simbolico» sembra costitutivamente inerire? Se la politica è nella sua Idea il governo delle società umane secondo giustizia e ragione, non è davvero tempo di provare a mettere a fuoco che cosa sia un’Idea come questa? Il nucleo di quest’idea è una qualità di valore, la «giustizia»: è possibile uno spazio non «ideologico», delle ragioni, dell’informazione, della critica, e naturalmente del confronto fra ordinamenti di priorità di valore diversi, quindi di diverse «parti» politiche?

Insomma: è possibile una fondazione razionale del pensiero pratico, che nella cognizione del dolore e dell’ingiustizia abbia proprio le sue fonti di evidenza? Ciò che fa dei fatti sociali dei beni o dei mali è offerto infine alla nostra critica, sorvegliata esperienza dei valori e disvalori, o consegnato all’arbitrio delle suggestioni, delle religioni, degli dei o delle forze in campo? Insomma: c’è possibile ricerca di verità nel campo dei valori, o la ragione pratica è «soltanto» ragione simbolica?

* G. Zagrebelsky, Simboli al potere. Politica, fiducia, speranza, Einaudi, Torino, pagg. 92, € 10,00


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