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SVOLTA IN FRANCIA. DALLA CARITÀ ("CHARITE’") DI PASCAL ALLA CARITA’ DI PAPA RAZTINGER ("DEUS CARITAS EST", 2006), DALLA CHIAREZZA DI CARTESIO ALLA "CONFUSIO-NE" ("COMMUNIO") DI J.-L. MARION ....

IL PRESIDENTE SARKOZY E IL FILOSOFO J.-L. MARION: DALL’ACCOGLIENZA DELLA DIVERSITÀ ALLA DIFESA DELL’IDENTITÀ, ’NAZIONALE’ E ’CATTOLICA’. Sul tema, un articolo di Philippe Bernard ("Le Monde"), di Marcel Neusch ("La Croix") e un’intervista di Isabelle de Gaulmyn a Marion ("La Croix") - a cura di Federico La Sala

Il messaggio subliminale dell’ “identità nazionale” - quello dell’ostilità verso le persone di origine straniera - si ritiene più rassicurante per l’elettore
martedì 26 gennaio 2010
[...] Le incertezze politiche e la crisi economica hanno probabilmente avuto ragione delle convinzioni
del capo dello Stato. Con una disoccupazione galoppante e delle elezioni regionali difficili in
prospettiva, non era più il caso di sostenere un discorso suscettibile di essere percepito come
favorevole alla promozione, anche sul lavoro, di persone provenienti dall’immigrazione.
Il messaggio subliminale dell’ “identità nazionale” - quello dell’ostilità verso le persone di (...)

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> IL PRESIDENTE SARKOZY E IL FILOSOFO J.-L. MARION ---- Solo «il dialogo nella verità tra credenti permette di superare i pregiudizi reciproci» (di Giacomo Galeazzi - I vescovi contro Sarkozy)..

martedì 2 febbraio 2010


-  I vescovi contro Sarkozy
-  “Il burqa non va vietato”

di Giacomo Galeazzi (La Stampa, 2 febbraio 2010)

Come i vescovi svizzeri hanno criticato il «no» ai minareti, così ora quelli francesi protestano per il burqa negato. «Se la Francia dovesse legiferare in questa direzione, si otterrebbe sulle donne musulmane l’effetto contrario a quello ricercato, cioè di far rinchiudere in casa quelle poche che portano il velo integrale», si legge in una nota pubblicata ieri a nome della Conferenza episcopale da monsignor Michel Santier, vescovo di Créteil, presidente del Consiglio per le relazioni interreligiose.

L’episcopato esprime innanzitutto «dispiacere» per il fatto che il Parlamento non abbia «creduto necessario ascoltare il parere dei responsabili religiosi cristiani ed ebrei, nel momento in cui è stata prestata attenzione all’opinione di altre correnti di pensiero». E aggiunge: «Avremmo meritato quanto meno una risposta alle nostre richieste». La Conferenza episcopale rilancia quanto già dichiarato dal presidente del Consiglio nazionale del culto musulmano, Mohammed Moussaoui, e cioè che «il velo integrale non è segno religioso e che il Corano non chiede che sia portato dalle donne».

La Chiesa ritiene che sulla delicata questione «la ragione deve prevalere». Innanzitutto il numero delle donne che usano il velo integrale è «molto limitato». Inoltre, «le decisioni prese non devono contribuire a stigmatizzare i credenti musulmani». Infine, «c’è da essere scettici sull’opportunità di una legge che non risolve la questione». Se un testo di legge fosse adottato, «il rischio per le donne musulmane che portano il velo integrale è quello che non escano più di casa e siano ancora più marginalizzate». Il risultato, così, «sarebbe contrario all’effetto ricercato e condurrebbe, per reazione, a un aumento del numero delle donne che indossano questo tipo di abito». Per questo i vescovi lanciano un appello: «I cittadini francesi, e tra loro i cattolici, non devono lasciarsi prendere dalla paura e dalla teoria dello scontro delle civiltà». È essenziale «distinguere tra la maggioranza dei cittadini musulmani che chiedono di poter praticare liberamente il loro culto e una minoranza che, richiamandosi all’Islam, cerca di destabilizzare le democrazie». Dunque, «se vogliamo che i cristiani in situazione di minoranza nei Paesi a maggioranza musulmana dispongano di tutti i loro diritti, noi dobbiamo nel nostro Paese rispettare i diritti di tutti i credenti all’esercizio del loro culto».

Solo «il dialogo nella verità tra credenti permette di superare i pregiudizi reciproci». Il cammino «sarà lungo ed esigente», ma «la via del rispetto reciproco permetterà di migliorare la convivenza in Francia».


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