Per l’ONU, Parigi deve smettere di discriminare i rom
intervista a Pierre-Richard Prosper, a cura di Agathe Duparc
in “Le Monde” del 29 agosto 2010 (traduzione: www.finesettimana.org)
Incaricato di vegliare sull’applicazione della Convenzione internazionale sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale delle Nazioni Unite, il Comitato contro l’eliminazione della discriminazione razziale (CERD), l’11 e il 12 agosto, aveva messo sotto esame la Francia per il crescendo di politiche per la sicurezza contro i rom e i nomadi. Venerdì 27 agosto, i 18 esperti hanno emesso una quindicina di raccomandazioni finali. Pierre-Richard Prosper, il referente, dà le spiegazioni.
Il CERD raccomanda alla Francia di “evitare i rimpatri collettivi” di rom, ma le espulsioni continuano.
Siamo molto preoccupati per questa situazione e speriamo che le nostre osservazioni siano prese sul serio. Abbiamo chiesto alla Francia di rispondervi entro un anno e di segnalarci quali provvedimenti erano stati presi contro la discriminazione dei rom. Chiediamo anche l’abolizione dei documenti di circolazione per i nomadi. Non rimettiamo in discussione il diritto di uno Stato di preoccuparsi della sua sicurezza, ma il prendere di mira un gruppo piuttosto che degli individui è contrario agli obblighi della Francia, firmataria di convenzioni internazionali.
Il CERD mette in guardia contro la possibilità di ritirare la nazionalità a certi delinquenti.
Il nostro ruolo non è di immischiarci in dibattiti interni francesi. Solo alziamo il cartellino per dire: attenzione, andando di questo passo, la Francia deve fare attenzione a rispettare i suoi obblighi internazionali. Forse ci sono delle situazioni nelle quali la cittadinanza debba essere ritirata, ma questo non deve riguardare gruppi di popolazione. Bisogna essere molto prudenti.
Si può parlare di discorso discriminatorio e razzista ai vertici dello Stato francese?
Quello che succede in Francia con i rom è di natura discriminatoria. I discorsi, le azioni intraprese sono discriminatori. Molte ONG ce le riferiscono. Invece, per combattere la discriminazione, l’impulso deve venire dal vertice dello Stato. Preghiamo urgentemente la Francia di mettere un freno a tutti i discorsi politici negativi che potrebbero essere discriminatori. Temiamo che la popolazione francese si senta ora libera di agire contro i rom.
Il CERD ha annunciato l’intenzione di far intervenire l’Unione Europea sulla questione dei rom. Come?
Deve esserci una risposta a livello di ogni Stato implicato ed una risposta collettiva a livello dell’Unione Europea. Abbiamo quindi fatto scattare la procedura detta “di allarme rapido”. Venerdì sera, abbiamo inviato una lettera al presidente della Commissione e al Consiglio d’Europa per parlare della situazione molto difficile dei rom in sei paesi (Romania, Slovenia, Danimarca, Bosnia, Estonia e Francia) e chiedere un’azione rapida e concordata.
Alcune persone vicine al presidente Sarkozy hanno ironizzato sul fatto che il CERD sia composto da esperti di paesi non sempre democratici. Che cosa ne pensa?
Ho trovato queste dichiarazioni molto sorprendenti ed inadeguate. Siamo stati eletti dagli Stati firmatari della Convenzione internazionale sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale (uno degli organi del trattato dell’ONU), di cui fa parte anche la Francia. Abbiamo ricevuto un mandato per lavorare e la Francia ha accettato queste nomine. Agiamo a titolo individuale e non rappresentiamo gli Stati. Non è giusto pensare che ci siamo accaniti sulla Francia. Anche quando gli Stati Uniti sono stati messi sotto esame, le critiche sono state molto vivaci. Succede così per tutti gli Stati quando constatiamo un problema.