“La polizia scheda i Rom”
Gelo All’Eliseo
di Domenico Quirico (La Stampa, 08.10.2010)
Piazzato così, alla vigilia dell’incontro con il Papa domani a Roma, imbastito per seppellire uno dei fronti della polemica sulla «caccia ai Rom», ha l’aria, brutta, di una imboscata. Il sospettosissimo Sarkozy che vede congiure in terra e in cielo non avrà mancato di considerare la coincidenza, che vale come un indizio, siccome l’autore: e cioè Le Monde, sempre lui, quello che gli ha già rifilato lo scoop-coltellata sullo scandalo Woerth-Bettencourt. In prima pagina di ieri, apertura, sei colonne che fischiano come una sassata: «La gendarmeria dispone di una schedatura illegale sui Rom». E sotto un pezzettone che sembra una requisitoria da corte d’assise, zeppo di particolari, date, documenti.
Sigla in codice «Mens»
Questa schedatura etnica, clandestina e illegalissima, si adorna del bell’acronimo «Mens», ovvero «minoranze etniche non sedentarizzate», e riposa nelle casseforti del Centro per la lotta contro la delinquenza itinerante al forte di Montrouge a Arceuil, Val de Marne. Per la gendarmeria e il ministero dell’Interno è una leggenda, una calunnia, non esistono e non sono mai esistite «statistiche sulle nazionalità». Lo aveva detto, con faccia indignata da metter paura, lo stesso ministro degli Interni Hortefeux il 25 agosto. E invece, come certifica il documento piantato come un chiodo a pagina nove del quotidiano, eccole qua le schedature razziali; scoperte andando a spasso su Internet dalla associazione delle «gens du voyage». La gendarmeria peraltro non se ne vergognava fino a poco tempo fa, anzi: le citava perfino in un documento di illustrazione dei meriti di questa itinerante branca poliziesca.
Mappatura interattiva
Un clic sulla carta della Francia, racconta Le Monde, e zacchete: regione per regione l’atlante dei nomi delle famiglie con le loro specialità delinquenziali: auto rubate, gioielli, riciclaggio eccetera. Ce ne sono, di reati, per il ripasso degli studenti di diritto penale. Se non bastasse si staglia anche un elenco degli arresti «di rom» tra il 2000 e il 2004, che prova come la polizia non se ne stesse ingrullita davanti al fenomeno, divisi per nazionalità; sembra un atlante della nuova Europa dell’Est. Ma è la razza che precede, si badi bene, la nazionalità.
Il documento è sparito da Internet a fine settembre, il che stupisce, ma solo per il ritardo. Il ministero degli Interni ha replicato. Questa sigla Mens sostiene fosse utilizzata dalla gendarmeria ma negli Anni Novanta: «Oggi non è a nostra conoscenza. Se ci fossero novità chiederemmo al gruppo di controllo delle schedature di occuparsene». Non è «a sua conoscenza» nemmeno della Commissione nazionale informatica e libertà, che si affanna a ricordare la legge (del 1978!) che vieta di utilizzare dati etnici e razziali.
«Come ai tempi di Vichy»
Le associazioni che raggruppano zingari e girovaghi hanno già presentato denuncia. Il loro avvocato, Bourdon, parla di «pessimi ricordi» che questo tipo di schedature evoca, e si riferisce ai tempi di Vichy e ai vagoni che partivano, purtroppo stracarichi, verso i feroci laboratori della Soluzione finale.
Ecco dunque che il fuoco della vicenda Rom riavvampa scomodamente per Sarkozy. Dopo aver negato e stranegato davanti alla Commissione europea e all’indignato Universo di essersi mai accanito contro zingari e rom, con un procedimento europeo pendente per violazione delle norme comunitarie sulla libera circolazione, spunta quella che sembra la prova di una bugia.
Sarkozy è impegnato in una complicata operazione di recupero politico, quello dell’elettorato cattolico. Il Papa ha criticato, indirettamente, le espulsioni dei Rom invitando a «accogliere le legittime differenze umane». Ma il messaggio l’hanno capito benissimo vescovi e uomini di chiesa francesi, severissimi verso le misure del Presidente. La seconda visita in Vaticano, oggi, ostinatamente richiesta, era fondamentale per far dimenticare, spiegare, convincere. Nessun particolare era trascurato. Carla Bruni a casa, e buonanotte al cerimoniale. Ma il divorzio e le nuove nozze così cinematografici hanno malmenato, per primi, la sua popolarità tra i cattolici francesi che per il 74% avevano votato per lui. E poi visita scenografica a Vezelay, la basilica simbolo della Francia cristianissima. Tutto perfetto. Non ci voleva Le Monde.