di Franca Giansoldati *
CITTA’ DEL VATICANO - I vescovi francesi sono sul piede di guerra. L’idillio con il governo socialista di Hollande sembra finito tanto che all’orizzonte si profila una battaglia piuttosto aspra. Il 24 ottobre verrà presentato in Consiglio dei Ministri un progetto di legge che permetterà alle coppie omosessuali di sposarsi e adottare bambini a partire dal «primo semestre 2013», come spiegato anche il primo ministro Ayrault alcune settimane fa in Parlamento, confermando così una delle grandi promesse elettorali del presidente socialista Hollande. La reazione dell’episcopato non si è fatta attendere. E la bordata è durissima.
A scendere in campo per primo è stato il presidente dei vescovi, il cardinale di Lione, Barbarin che ha tuonato contro quella che ha definito «una rottura per la società». Una vera disgrazia anche perché potrebbe addirittura condurre i legislatori ad ammettere la «poligamia» e, forse, a bandire il divieto «all’incesto». I cattolici si stanno mobilitando seriamente per fermare una legge che, secondo loro, «annienterà in un colpo solo le culture e i secoli». A distanza di poco un altro vescovo, Dominique Rey ha fatto capire che la Chiesa non starà di certo a guardare lo scempio ma, anzi, inizierà a lavorare per un referendum. «Un referendum deve essere predisposto per permettere in Francia un dibattito vero, affinché il governo non resti alla mercé delle lobbies», aggiungendo che la maggioranza dei francesi a tal proposito mantiene una visione tradizionale e sicura. L’errore per i vescovi è di restare zitti. Perché, ha spiegato il prelato, i matrimoni gay porterebbero ad una «mutazione antropologica tale da mettere in discussione l’ordine naturale delle cose».
L’argomento è scottante. Già due anni fa i vescovi d’Oltralpe, piuttosto preoccupati per l’avanzata del progetto legislativo, avevano mandato alle stampe un documento per dire ’no’ all’adozione di bambini da parte delle coppie dello stesso sesso. «Lo sviluppo e la maturazione di un bambino richiede la presenza di un padre e di una madre» e che nella prospettiva di far crescere un bambino in una coppia omosessuale «bisognerebbe almeno applicare il principio di precauzione». Nella nota, i vescovi criticavano anche il tentativo di sostituire in un testo di legge i termini «padre e madre» con un più generico «genitori». Il vescovo di Rouen, Jean-Charles Descubes ribadiva che «l’interesse superiore dei bambini dovrebbe guidare le decisioni politiche e amministrative».