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FILOLOGIA E TEOLOGIA: "IL VANGELO CHE ABBIAMO RICEVUTO" NON E’ L’EVANGELO!!! E la Grazia ("Charis") di Dio ("Charitas"), l’amore evangelico ("agàpe"), non è il "caro-prezzo" del Dio "Mammona" ("Deus caritas est", Benedetto XVI, 2006)!!!

PER CARITÀ!!! Prof. Giovanni Reale, si svegli dal sonno dogmatico!!! L’amore evangelico è "charitas", non "caritas"!!! Alcune note - a cura di Federico La Sala

lunedì 1 febbraio 2010 di Federico La Sala
[...] Credo che l’ultima enciclica che Giovanni Paolo II avrebbe scritto, se fosse sopravvissuto, sarebbe stata proprio quella sull’amore. E giustamente la prima enciclica di Benedetto XVI si intitola Deus caritas est. Penso che questa sia la migliore prova delle precise intenzioni di Benedetto XVI di voler fermamente proseguire, con il suo pontificato, sulla linea spirituale e morale del suo grande predecessore [...]
ECCLESIA DE EUCHARISTIA vivit (Giovanni Paolo II, 2003).
CONTRO LA FEDE (...)

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> PER CARITA’!!! Prof. Giovanni Reale, si svegli dal sonno dogmatico!!! --- Il Commento al Vangelo di Gio­vanni in una nuova traduzione di Giovanni Reale (di Francesco Tomatis - Agostino e l’agape).

martedì 4 gennaio 2011

Agostino e l’agape, marchio dell’Europa dopo i Greci

Nel pieno della stesura delle opere maggiori, il santo di Ippona commenta il Vangelo più spirituale. Illuminando così il dogma dell’«homoousía»

di Francesco Tomatis (Avvenire, 04.01.2011)

Il Commento al Vangelo di Gio­vanni accom­pagnò sant’Agosti­no d’Ippona a lun­go nella sua vita teologica, all’incir­ca dal 406 al 421, quindi parallela­mente alla composizione del De Trinitate, avviata successi­vamente alle Confessioni, e al­l’altra grande opera agostinia­na, il De civitate Dei, termina­ta qualche anno dopo. Ne pro­pone una nuova traduzione i­taliana, corredata di una am­pia e illuminante monografia introduttiva, nonché dell’edi­zione maurina del testo origi­nale in latino, il massimo stu­dioso vivente del pensiero an­tico, Giovanni Reale, che, gra­zie alla sua profondissima co­noscenza della filosofia greca, classica e tardoantica, della Bibbia e dei Padri della Chie­sa, riesce in questa edizione dei discorsi agostiniani sul Vangelo di Giovanni a rico­struirne struttura interpreta­tiva, visione metafisica, mes­saggio di fede (Il libro è edito da Bompiani, pagine 2368 + 928, euro 50,00).

Reale sottolinea come il Com­mento al Vangelo di Giovanni sia affiancabile a pieno titolo, per profondità e importanza, alle altre tre opere agostinia­ne ritenute comunemente principali: le Confessiones , il e Trinitate e il De civitate Dei.

In esso per eccellenza abbia­mo infatti il principale risulta­to teologico della credente e­segesi di sant’Agostino, cioè la comprensione che Dio sia a­more. Come scrive Giovanni nella sua Prima lettera, «Dio è amore; chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio dimora in lui». Inoltre proprio in questi discorsi, frutto di esposizione orale, trascritta dal discorso vi­vo o redatta per iscritto trami­te dettatura diretta dell’auto­re a tachigrafi, di un comple­to commentario al Vangelo giovanneo, Agostino formula le proprie principali linee teo­logiche interpretando diretta­mente il più speculativo, e al tempo stesso realissimo, dei Vangeli, vera metafisica vi­vente, ricorrendo ad una sua continua, puntuale contestualizzazione rispetto ad al­tri scritti biblici, secondo una tecnica ad intarsio, richiama­ta ed evidenziata nella propria edizione da Reale, la quale va oltre il mero ricorso a citazio­ni scritturistiche, per giunge­re attraverso i suoni e le paro­le all’aiuto del Signore nella comprensione della sua auto­rivelazione.

Che Dio sia amore, agápe, è per il cristianesimo rivelato at­traverso l’incarnazione di Dio in Gesù Cristo. Reale riesce fi­nemente a ricostruire la di­stinzione agostiniana dell’a­more cristiano dall’éros greco, non mancando tuttavia di do­cumentare anche quanto A­gostino riesca a far proprio dello stesso pensiero greco. E­semplare è poi la ripresa del­l’interpretazione porfiriana dell’essere come Uno, nella sua distinzione dall’ente. In A­gostino, come Reale mostra e­videnziando la sua reinterpre­tazione, alla luce della rivela­zione biblica, della filosofia greca, vengono delineate le fondamenta di quello che sa­ranno il pensiero e la civiltà europei. L’idea di persona, ad esempio, sarebbe inconcepi­bile senza la sua fondazione cristiana nel personale rap­porto con Dio, egli stesso tri­nitario rapporto interperso­nale.

Accostandosi ad udire la voce di quella immane vetta spirituale, dell’elevatissima a­nima che è Giovanni, Agostino illumina esemplarmente il dogma dell’homoousía, della uguaglianza di essenza o na­tura fra Dio Padre e Dio Figlio, centro dell’incarnazione cri­stiana e conseguentemente della comprensione e fede in Dio come amore, come rela­zione fra diverse persone in u­nitaria armonia, identificazio­ne, comunione: secondo il pluralismo e l’unitarietà as­sieme. «Tu, dunque, devi dire quello che dice il Vangelo: io e il Padre siamo una cosa sola. Quindi non siamo una cosa di­versa, in quanto siamo ’una cosa sola’; non una persona sola, perché noi ’siamo’».


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