“La misura dell’amore è amare senza misura”? Sant’Agostino non l’ha mai detto!
di Giovanni Marcotullio (Aleteia Italia - pubblicato il 09/06/17)
Si può provare a fare una retroversione nella lingua originale e vedere cosa viene fuori dalla ripetizione della ricerca: nella fattispecie il compito è abbastanza semplice perché, malgrado il latino conosca diverse parole per dire “misura” e diverse per dire “amore”, la frase “mensura amoris sine mensura amare” è ancora una volta in testa alle chiavi di ricerca indicizzate da Google. Ciò non vuol dire che Agostino abbia mai scritto una cosa del genere (e neppure che in latino quella frase si scrivesse davvero in quel modo).
Qual è un forte indizio che deve insospettirci, su questi punti? Il fatto che una ricerca produca, sì, dei risultati, ma nessuno risalente a un libro stampato: ossia Google non conosce alcun libro in cui quella frase, in quel latino, venga riportata. Il che è molto strano, se si pensa che Agostino morì nel 430 d.C. e che da allora i suoi libri sono stati continuamente copiati, citati, interpolati e plagiati. E nessuno riporta questa citazione?
Come si svela l’arcano?
La frase in questione, in effetti, la scrisse Bernardo di Chiaravalle, non Agostino d’Ippona, ed è l’incipit del primo capitolo del trattato De diligendo Deo (sul dovere di amare Dio), composto dopo il 1126 ma non oltre gli anni ’30 del XII secolo. A leggerla tutta intera suona così:
Che strano: un fan di Prince non vorrebbe mai attribuire a Michael Jackson una canzone del suo beniamino, e appunto l’abate di Chiaravalle non è certo meno famoso del vescovo di Ippona. Come può essere andata la faccenda?
Verosimilmente così, ed è importante capirlo per comprendere come nascono certe pseudoepigrafie involontarie:
Ma non è colpa di nessuno di questi, come non aveva colpa Johann Amerbach, che nel 1506 a Basilea dava alle stampe (questa nuova tecnologia che prometteva meraviglie!) l’editio princeps delle opere di sant’Agostino, in 11 volumi. Non aveva avuto delle fonti eccellenti ma ce l’aveva messa tutta, per anni, per sfuggire alle pseudoepigrafie (e alcuni erano stati veramente bravi, tra il V e il VII secolo, a scrivere in modo molto simile a quello di Agostino...). -Nella prefazione al primo volume si indirizza al paziente lettore chiedendogli scusa se per caso gli fosse scappato ancora qualche falso di tra le grinfie:
Eh, sì, il problema di fake news e di misattributions è vecchio quanto la parola nella bocca degli uomini, e si è rinnovato ogni volta che i mezzi della parola umana si sono fatti più potenti. Altre volte, come per questa frase di Agostino, la confusione e l’errore saranno stati probabilmente accidentali. La cosa bella, in fin dei conti, è che anche in tutto questo confuso viavai si sia cercato di progredire nella conoscenza della verità. In fondo,
Lo diceva San Paolo, anche se qualcuno attribuisce la citazione a Mark Zuckerberg!
PS: E a proposito, un attento studioso di Agostino mi ha prontamente segnalato che un’espressione simile a quella ricercata si trova in una lettera che il Vescovo ricevette da un confratello suo corrispondente, Severo di Milevi. Se dunque san Bernardo avesse attinto anche lui a qualche autore precedente, con una citazione sottile ed erudita, questi sarebbe forse potuto essere il corrispondente del Doctor Gratiæ: