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GRAZIA ("CHARIS") E AMORE EVANGELICO ("CHARITAS"). I Padri delle origini chiamavano l’Eucaristia, il "sacramento della misericordia divina", al pari del sacramento stesso della riconciliazione.

LA NEGAZIONE DELL’EUCARISTIA AI DIVORZIATI, AI RISPOSATI, ALLE PERSONE OMOSESSUALI, E L’AMORE DI CRISTO. Una nota alla Stampa della Diocesi Cattolica Ortodossa di Monza e Milano - a cura di Federico La Sala

Purtroppo l’ignoranza teologica in materia sacramentale è molto diffusa non solo tra i fedeli, ma anche tra i Vescovi ed i Preti.
sabato 6 febbraio 2010 di Federico La Sala
CHIESA + CRISTIANA ANTICA + CATTOLICA e + APOSTOLICA
Diocesi Cattolica Ortodossa di Monza e Milano per l’ITALIA
Milano, 6 Febbraio 2010
IN RIFERIMENTO ALLE DICHIARAZIONI FATTE DA ALCUNI VESCOVI DELLA CHIESA CATTOLICA ROMANA, CIRCA LA NEGAZIONE DELL’EUCARISTIA AI DIVORZIATI RISPOSATI O ALLE PERSONE OMOSESSUALI E CONVIVENTI, LA NOSTRA DIOCESI PER MANDATO DELL’ARCIVESCOVO MONS. GIOVANNI CLIMACO MAPELLI E DEL SUO PRESBITERIO COMUNICA PUBBLICAMENTE CHE PRESSO LE COMUNITA’ (...)

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> LA NEGAZIONE DELL’EUCARISTIA ---- Dopo il vescovo emerito di Grosseto, monsignor Giacomo Babini, a Pistoia,Un altro vescovo dice no ai gay: monsignor Scatizzi invita i preti a non somministrare la comunione agli omosessuali. Nella comunità è rivolta sul web (di Marco Pasqua).

sabato 6 febbraio 2010


-  Pistoia, monsignor Scatizzi invita i preti a non somministrare la comunione agli omosessuali
-  "Quando conclamata e ostentata è un peccato che li esclude dal sacramento"

-   Un altro vescovo dice no ai gay
-  Nella comunità è rivolta sul web

-   Lo scorso 25 gennaio era toccato al vescovo emerito di Grosseto
-  Durissimi i commenti fra blog, Facebook e forum dedicati

di MARCO PASQUA *

PISTOIA - Niente comunione ai "gay conclamati", perché "l’omosessualità è un disordine" e i precetti della Chiesa non devono essere contraddetti. Per monsignor Simone Scatizzi, vescovo emerito di Pistoia, i preti dovrebbero rifiutarsi di somministrare la comunione ai gay. Parlando oggi con il sito religioso Pontifex, a proposito degli omosessuali "che proclamano la loro condizione e la praticano", l’esponente cattolico sostiene: "Il principio generale é che la conclamata e ostentata omosessualità é un peccato che esclude la comunione".

Le parole del vescovo fanno il giro del web, suscitando reazioni e sdegno da parte della comunità GLBT, che già aveva registrato, lo scorso 25 gennaio, un’analoga presa di posizione. Parlando con lo stesso sito, infatti, il vescovo emerito di Grosseto, monsignor Giacomo Babini, era stato ancora più esplicito, arrivando anche a chiamare in causa il governatore della Puglia, Nichi Vendola: "La pratica conclamata della omosessualità é un peccato gravissimo, costituisce uno scandalo e bisogna negare la comunione a tutti coloro che la professino, senza alcuna remora, proprio in quanto pastori di anime. Io non darei mai la comunione ad uno come Vendola".

L’ultima presa di posizione, in ordine di tempo, è del 79enne Scatizzi, già protagonista, nel 2005, di un’aspra polemica contro i gay, "colpevoli", a suo dire, della "crisi della virilità". "L’omosessualità in quanto tale é un disordine. E su questo non ci sta discussione", afferma categorico il religioso, salvo poi concedere che "con gli omosessuali é necessario usare delicatezza e misericordia e alla fine il giudice ultimo é Dio, pertanto sulla Terra nessuno é autorizzato ad emettere sentenze".

Il vescovo emerito di Lucera-Troia, monsignor Francesco Zerrillo, sembra andare oltre, arrivando a criticare persino le leggi contro l’omofobia. "Io non le ritengo giuste - ha tuonato il porporato, parlando il 2 febbraio con lo stesso sito - in quanto non é mai assimilabile, dunque omologabile, ciò che é la normalità, ovvero la famiglia eterosessuale fondata da uomo e donna e quella omosessuale che famiglia non é, per la semplicissima ragione che non é in grado di ottemperare alla riproduzione. L’atto sessuale é volto a questo e non alla ricerca di lussuria". Secondo Zerrillo bisognerebbe invitare il gay credente a non chiedere la comunione, "per non alimentare lo scandalo": "Se davanti a me, specie in un centro piccolo in cui tutti sanno tutto di tutto, il dare la comunione ad una persona del genere può causare scandalo é quindi meglio non darla . Sarebbe saggio generalmente prevenire queste cose o al massimo amministrarla e poi dirgli amico non provarci più, per scongiurare uno scandalo ancora maggiore".

Aveva parlato invece di "pratica aberrante" il collega emerito di Grosseto, monsignor Giacomo Babini: "Mi fa ribrezzo parlare di queste cose e trovo la pratica omosessuale aberrante, come la legge sulla omofobia che di fatto incoraggia questo vizio contro natura. I vescovi e i pastori devono parlare chiaro, guai al padre che non corregge suo figlio. Penso che dare le case agli omosessuali, come avvenuto a Venezia, sia uno scandalo, e colui che apertamente rivendica questa sua condizione dà un cattivo esempio e scandalizza". Cosa dovrebbero fare i gay? "Pentirsi di questo orribile difetto", l’invito di Babini.

Durissimi i commenti degli utenti in calce a queste interviste, fatte circolare in maniera virale su Facebook, i forum e i blog. "Una persona non può e non dovrà mai vergognarsi di quello che è. Dio ama tutti indistintamente e lei predica odio, incita le masse ignoranti alla violenza e contribuisce a rendere l’Italia un paese razzista, omofobo, antisemita", scrive un utente, mentre un altro aggiunge: "La chiesa dovrebbe essere simbolo di pace e non di intolleranza, lasci l’anello che porta con tanta prosopopea e riprenda in mano il Vangelo. Volgete lo sguardo alle mele marce che ci sono tra di voi (preti pedofili, ecc.) e non prendetevela con chi, realmente, è capace di amare". "Vi rendete conto, signori, che voi stessi avete detto che Dio è amore? gli omosessuali non hanno bisogno di misericordia o di perdono, vi prego. Ora è veramente troppo", scrive l’utente "frangisca" commentando le parole di Scatizzi. Il quale sembra avere solo un consiglio per gli omosessuali: "Sarebbe opportuno che i gay si lasciassero portare sulla via della guarigione e della conversione".

© la Repubblica, 05 febbraio 2010


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