Slitta forse a domani il Cdm previsto per la serata. Sul tavolo anche l’ipotesi del dl
La Corte d’appello accoglie il ricorso per il reinserimento del listino dell’ex sindacalista"
Regionali, Berlusconi pensa al decreto
Napolitano frena. Riammessa Polverini
Il premier a colloquio per oltre un’ora con il presidente Napolitano
Radicali: "Annullare le elezioni". Di Pietro: "Nessun rinvio". Bersani: "Ddl, ipotesi senza fondamento" *
ROMA - Attesa, tensione e ricerca di una via d’uscita nella vicenda dello stop alle liste del centrodestra in Lazio e Lombardia. Il Pdl lavora per una "soluzione politica", non nascondendo la voglia di ricorrere al decreto. Berlusconi sale al Quirinale per un colloquio di oltre un’ora con il capo dello Stato. Poi annulla il Cdm straordinario annunciato per le 22, "forse domani", e si riunisce a Palazzo Chigi con Letta, Maroni, Calderoli, Scajola, Brunetta, La Russa, Matteoli, Alfano e il consigliere giuridico della Presidenza del consiglio Claudio Zucchelli. Sconvocata l’assemblea prevista in serata all’Hotel Excelsior di Roma che avrebbe visto la presenza del premier tra i responsabili regionali Pdl. Nulla di fatto per la manifestazione nel centro della capitale indetta da Renata Polverini: arrivano un migliaio di persone ma non Berlusconi e Fini. Poi la candidata ottiene una vittoria importante in serata: la Corte d’appello di Roma accoglie il suo ricorso e riammette il listino Polverini. A Milano, Formigoni è convinto che in Lombardia ci sia stata "una manovra ordita da soggetti ignoti al fine di danneggiare il centrodestra e impedirne la presentazione" alle Regionali.
Berlusconi da Napolitano. Il premier in serata ha visto Napolitano. Un incontro al Quirinale durato più di un’ora, al quale Berlusconi si è presentato insieme ai ministri dell’Interno e della Difesa, Roberto Maroni e Ignazio La Russa (quest’ultimo anche coordinatore del Pdl) e al ministro della Semplificazione normativa Roberto Calderoli. Al termine dell’incontro, intorno alle 21.45, Berlusconi è tornato a Palazzo Chigi. Poi ha annullato il Consiglio dei ministri straordinario previsto per la serata - sul tavolo, anche l’ipotesi del decreto legge. Forse sarà convocato domani mattina. Secondo quanto si apprende, Berlusconi avrebbe proposto al capo dello Stato un decreto legge che fisserebbe nuovi termini per gli adempimenti relativi alla presentazione delle liste.
Bersani: "Non cambiare le regole". Resta da capire che cosa farà l’opposizione in questa partita con il governo. Il Quirinale gioca un ruolo decisivo. "Qualsiasi intervento d’urgenza in materia elettorale in corso d’opera sarebbe totalmente inaccettabile - taglia corto il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani - abbiamo cinque gradi di giudizio, lasciamoli lavorare. Non si permettano di fare minacce, perché se la sono cercata da soli". Qualche ora prima, Napolitano, prima di rientrare in Italia da Bruxelles, aveva avvertito: "Ancora non c’è nulla di definito, in alcun modo. Quando arriverò a Roma, vedrò. Soluzione politica? Se qualcuno mi spiega cos’è, e da parte di chi e su che cosa, la esaminerò".
Le bozze di decreto legge. Diverse le possibilità al vaglio del centrodestra. Con il passare del tempo, le bozze di decreto legge su cui starebbe lavorando il governo sarebbero diventate cinque: quattro di Palazzo Chigi ed una del ministero dell’Interno. Un testo punterebbe anche alla proroga in carica di due mesi dei presidenti delle regioni e dei Consigli regionali, altri due sarebbero interpretazioni autentiche delle leggi elettorali regionali per il Lazio e per la Lombardia. C’è anche chi solleciterebbe la riflessione sull’opportunità o meno di presentarsi al Quirinale con un testo da sottoporre al capo dello Stato. In altre parole, viene fatto rilevare, il governo potrebbe chiedere a Napolitano, ove condivida la necessità e l’urgenza di un intervento legislativo, di dare indicazioni da seguire.
Il fronte ricorsi. Sul fronte ricorsi, il Pdl del Lazio presenterà domani mattina il reclamo contro l’esclusione della lista provinciale. La decisione riguardante la Polverini, in 4 pagine di provvedimento, è motivata dal fatto che sono stati superati gli "ostacoli formali" che martedì ne avevano provocato il blocco. Il presidente dell’Ufficio centrale elettorale, Fausto Severini, spiega che il ricorso è stato accolto "in quanto è stata integrata la ’procura’ mancante": "Nelle operazioni di presentazione era prevista una ’procura’ congiunta, ma una era risultata assente". Le motivazioni saranno pubblicate domani mattina.
Lombardia. Il presidente della Regione Roberto Formigoni, la cui lista è stata esclusa dalla tornata elettorale, ha annunciato che verranno presentate denunce in merito a irregolarità che sarebbero state commesse dall’Ufficio centrale regionale che ha accolto il ricorso dei Radicali e contro chi avrebbe potuto manomettere le liste con le firme. Aggiungendo che anche la legata al candidato del centrosinistra, Filippo Penati, "non può essere ammessa".
"Improponibile il ricorso dei Radicali". Il governatore ricorda che l’Ufficio centrale regionale ha accolto le liste e il listino del centrodestra e "quindi, compiendo un’irregolarità, ha accolto il ricorso dei Radicali che era improponibile ai sensi della legge". Formigoni spiega che l’Ufficio centrale ha dato agli esponenti della lista Bonino-Pannella "la disponibilità delle nostre liste lasciandole nelle loro mani per 12 ore. Dal punto di vista teorico avrebbero potuto compiere qualsiasi attività manipolatoria compresa la sottrazione dei documenti". E insiste: solo dopo il controllo fatto dai Radicali, l’Ufficio centrale ha riscontrato le irregolarità nelle liste. I rappresentanti del Pdl, continua, hanno passato al setaccio le liste degli altri partiti "alla presenza dei loro rappresentanti di lista". Tale controllo ha evidenziato che la lista "Penati presidente" ha un numero di firme valide inferiore alle 3.500 necessarie e quindi "non può essere ammessa alle Regionali".
Scontro Formigoni-Penati. "Abbiamo dimostrato alla Corte d’Appello la regolarità delle firme del mio listino - ribatte Penati - se Formigoni è di diversa opinione, faccia valere quello che ritiene un suo diritto nelle sedi opportune". E ricorda che il Pd non ha "alcuna responsabilità rispetto alla situazione. Voglio ricordare a tutti che io non ho fatto alcun ricorso, anzi, mi sono difeso da quello dei Radicali".
* la Repubblica, 04 marzo 2010