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Elezioni comunali

San Giovanni in Fiore sceglie il cambiamento. Un plebiscito contro la classe dirigente tradizionale

Che inizi una nuova epoca in cui non dobbiamo più partire per necessità; una città diversa dove gli uomini e le pietre possano trovare armonia e prendere forma i linguaggi, le funzioni e gli interessi di tutti!
giovedì 15 aprile 2010 di Vincenzo Tiano
San Giovanni in Fiore cambia classe politica. Dopo sessant’anni. Antonio Barile vince le elezioni comunali col 64,48% dei consensi. Sostenuto all’inizio dalla sola lista del Pdl, è stato appoggiato al ballottaggio da Udc, Rinnovamento Democratico e Idv. Un vero e proprio
plebiscito. Una vittoria che ricorda l’episodio biblico di Davide e Golia. L’avversario Pino Belcastro del Pd, appoggiato sin dall’inizio da ben sei liste, si è fermato al 35,51%. Bocciato dal popolo che ha visto in lui la (...)

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> una contentezza strana, una soddisfazione triste

martedì 13 aprile 2010
Finalmente ce l’ha fatta. Dopo diversi tentativi, dopo tante campagne elettorali, Barile ha vinto. In grande evidenza anche sulla stampa nazionale la vittoria del Perón silano: "Il Giornale" di Feltri oggi nelle prime pagine ha sentenziato in bell’evidenza che "la Stalingrado di Calabria è caduta". Distante 770 km da San Giovanni, vivo una contentezza strana, una soddisfazione triste per questa vittoria. Più che "Stalingrado di Calabria", San Giovanni in Fiore era la "roccaforte del socialismo in Calabria": un territorio di uomini e donne che hanno subito e patito ma che hanno dato grandi dimostrazioni di fierezza, coraggio, democrazia. Naturalmente non mi riferisco all’oggi nè a qualche decennio o ventennio fa:il mio ricordo vola lontano , indietro nel tempo, agli inizi del ’900, alla prima guerra mondiale e a tutti i contadini sangiovannesi partiti e mai tornati, al bienno rosso, alle lotte contadine del primo dopoguerra, alle cooporative contadine, agli anni’40, alle lotte contadine del secondo dopo guerra, agli "scioperi alla rovescia", a tutto quello che è stato e a tutto quello che poteva essere sull’onda dell’entusiasmo, della partecipazione, dell’idea di una comunità nuova animata dalla fratellanza e dalla solidarietà. La nostra storia e poi la Storia, quella con la "esse" maiuscola, hanno avuto una piega diversa e tra salite e discese, giri e rigiri, sbandate, sterzate e arrivata fino a noi e ci ha regalato uno dei paesi più poveri e indecenti dell’intero meridione e ci ha portato a gioire, uomini e donne autenticamente di sinistra, per Antonio Barile candidato del Popolo delle Libertà, esponente del partito di plasitca berlusconiano. Che poi Barile tanto berlusconiano proprio non sembra: ha il piglio del piccolo capopolo di provincia, più che un Perón alla minore, un Ciccio Franco ammansito e pronto a scatenarsi. Insomma è stato giusto così, meglio così: Barile è più simpatico, più credibile, più onesto, più vero, più sanguigno dell’avversario Giuseppe, detto Pino, Belcastro, detto anche "Aldo Moro"... nome difficile da portare come il peso di questa sconfitta che grava sulle sue spalle ma soprattutto su quelle di Gerardo Mario Oliverio. Domenico Barberio

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