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IL MONOTEISMO DELLA LEGGE MOSAICA ED EVANGELICA E LA MILLENARIA ’CATTOLICA’ (’UNIVERSALE’) CONFUSIONE TRA "DIO E MAMMONA", PER UN MONOPOLIO LAICO E DEVOTO ...

"ASCOLTA, ISRAELE": IL DIO "UNO" FONTE DELLA LIBERTA’, LA LEGGE DEL "PADRE NOSTRO", E IL DIALOGO. Una nota di Enzo Bianchi - con appunti di commento di Federico La Sala

Lodevole iniziativa quella assunta dalle edizioni il Mulino: far riflettere su «I comandamenti» (...)
sabato 15 maggio 2010 di Federico La Sala
[...] i comandamenti iniziano con una parola che comando non è, ma è
svelamento di chi i comandamenti li offre in dono come pegno di un patto di libertà. Anzi, e qui
siamo chiamati a risalire ancora più a monte, il racconto biblico del dono della Legge al Sinai non
inizia nemmeno con il Nome, ma con l’invito «Ascolta, Israele!»: solo la disposizione al dialogo, il
faccia a faccia tra un Io e un tu, dischiude le porte a una legge di vita per ogni «tu» che viene
all’esistenza [...]
SIGMUND (...)

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> "ASCOLTA, ISRAELE" --- Infermiere arabo recita lo "Shemà Israel" per un ebreo che sta morendo di Covid. La figlia dell’uomo deceduto: «E’ da questi gesti che comincia la pace».

domenica 21 febbraio 2021

Israele. Infermiere arabo recita lo Shemà Israel per un ebreo che sta morendo di Covid

Maher Ibrahim ha accompagnato il paziente nei suoi ultimi istanti con la preghiera ebraica più sentita. La figlia dell’uomo deceduto: «E’ da questi gesti che comincia la pace»

di Redazione Esteri (Avvenire, giovedì 18 febbraio 2021)

      • [Foto] Il reparto di terapia intensiva di un ospedale israeliano - (Ansa)

Un infermiere arabo-israeliano, Maher Ibrahim, ha confortato un ebreo ortodosso morente di Covid recitando per lui lo Shemà Israel, la preghiera ebraica più sentita. E’ accaduto nell’ospedale HaEmek di Afula, in Galilea. «Abbiamo visto che le condizioni del paziente stavano peggiorando rapidamente. Per questo abbiamo avvertito i parenti che il tempo oramai stringeva». I famigliari di Shlomo Galster erano però a Netanya, relativamente distante da Afula.
-  «Io e Shlomo avevamo fatto amicizia - ha continuato l’infermiere -. Per interesse culturale ho studiato un po’ l’ebraismo e so che quando l’anima esce dal corpo occorre che siano pronunciate le parole Shemà Israel». Ed è quello che Ibrahim ha fatto: «Non so tutta la preghiera - ha spiegato - ma quelle parole le ho pronunciate. E così ho raccontato alla figlia di Shlomo quando è arrivata: quelle sono state le ultime parole che suo padre ha sentito. Lavoro da 20 anni in ospedale, penso che la cosa più importante sia restare essere umani. Siamo tutti figli di un Dio unico».
-  I parenti di Shlomo sono arrivati 45 minuti dopo la sua morte: «Ci hanno fatto indossare indumenti sterilizzati per poter dare l’ultimo addio. Tutto - ha detto la figlia di Shlomo, Merav - è stato fatto con grande tatto. Poi quell’angelo è venuto da noi», ha aggiunto riferendosi a Ibrahim e alla sua preghiera. «Ci ha detto di essere dispiaciuto per non aver potuto fare di più. Sapevamo che l’équipe medica si era prodigata in condizioni molto difficili. Nostro padre era ammirato dalla loro abnegazione. E’ da episodi come questi che comincia la pace», ha concluso Merav.

Il gesto dell’infermiere arabo-israeliano ha commosso l’opinione pubblica. Il premier Benjamin Netanyahu ha espresso all’infermiere il ringraziamento di tutti e la sua ammirazione.


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