Disubbidire subito
di Giovanni Maria Bellu (l’Unità, 30.05.2010)
In Gran Bretagna, la perfida Albione, come direbbe il nostro Duce, succedono cose incredibili. Si scopre che un viceministro ha messo nella nota spese l’affitto di una casa dove non abita e scoppia uno scandalo colossale. Tanto che il poveretto deve scusarsi davanti alla nazione, giurare che rimborserà le casse pubbliche fino all’ultima sterlina e avviarsi a capo chino verso la Commissione Etica del Parlamento.
È davvero singolare che un popolo che ha la parola “privacy” nel suo vocabolario la tenga in minor considerazione di noi che abbiano solo quei desueti “privatezza” e “riservatezza”. Eppure è proprio così: solo qua, nel felice regno di Berlusconia , la privacy è davvero sacra. Per dire: due terzi dei parlamentari non giustifica in alcun modo l’utilizzo dei 4000 euro (al mese e a cranio) destinati alla retribuzione degli assistenti e nessuno ci fa caso. Anche se il danno erariale è di 20 milioni di euro e non di 40.000 miserabili sterline.
Ma, dobbiamo riconoscerlo, sopravvive anche tra noi una minoranza di moralisti che si scandalizza se un ministro riceve in regalo un appartamento da un imprenditore che lavora per il suo ministero, o se un presidente del Consiglio va a puttane, o se uno dei suoi principali collaboratori è anche collaboratore part time di Cosa Nostra. Durerà poco. La maggioranza del nostro Parlamento che annovera alcune delle più autorevoli vittime di questo residuale ma feroce giustizialismo comunista sta per risolvere definitivamente il problema. Tra l’altro con garbo e delicatezza. Noi giornalisti (e a dire il vero anche i nostri familiari) abbiamo appreso con sollievo che non finiremo in galera, come annunciato in un primo tempo, ma semplicemente sulla strada per le sanzioni economiche inflitte agli editori, se incorreremo in quella forma di violazione della privacy che si sostanzia nel dare le notizie.
E i magistrati, sempre al contrario di quanto comunicato in un primo tempo, potranno proseguire le intercettazioni telefoniche anche oltre i 75 giorni se stanno cercando un latitante. Decisione che, al dire il vero, un po’ viola la privacy di Osama Bin Laden e Matteo Messina Denaro, ma non si può avere tutto dalla vita.
In più per noi giornalisti è previsto l’aggiornamento professionale gratuito attraverso una serie di esercitazioni che affineranno la nostra padronanza della lingua italiana. Come il “riassunto degli atti giudiziari”. Se ci troveremo davanti a uno di quei giganteschi incartamenti di migliaia di pagine nei quali i magistrati giustizialisti raccolgono le loro accuse, magari per sostenere che un certo uomo politico, chissà anche un presidente del Consiglio, va rinviato a giudizio, non dovremmo più fare la fatica di descriverne il contenuto nel modo più chiaro e onesto possibile, come faticosamente facciamo oggi, ma dovremmo limitarci a riassumerne il senso. In poche parole. Ma quali? “Presunto delinquente” va bene? Stiamo suscitando nel mondo civile un sentimento che oscilla tra la compassione e la paura. Ci consola e ci rafforza il sostegno dei colleghi delle principali democrazie occidentali. Disubbidiremo subito.