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EICHMANN A GERUSALEMME (1961). “come fu possibile la hitlerizzazione dell’Imperativo Categorico di Kant? E perché è ancora attuale oggi?” (Emil L. Fackenheim, Tiqqun. Riparare il mondo).

HEIDEGGER, KANT, E LA MISERIA DELLA FILOSOFIA - OGGI. Alcune note di Federico La Sala

(...) Ancora oggi, ci sono studiosi che sembrano “prendere sul serio il profetismo di Heidegger” e insistono a dare credibilità ai sogni dei visionari e dei metafisici (...)
lunedì 22 agosto 2011
[...] Nel 1933, il discorso del rettorato di Martin Heidegger è la ‘logica’ conseguenza dell’assassinio non solo del “Mosè della nazione tedesca” (come voleva Holderlin), ma del Mosè Liberatore e Legislatore dell’intera tradizione abramica (ebraismo, cristianesimo, e islamismo) ed europea. L’"Uno" di Mosè (“Ascolta Israele, il Signore nostro Dio, il Signore è Uno”), come l’“uno”di Kant, diventa l’uno della monarchia prussiana prima (si cfr. la (...)

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> HEIDEGGER, KANT, E LA MISERIA DELLA FILOSOFIA - OGGI. ---- Discussione sui “Quaderni neri”. Heidegger antisemita: cancella Spinoza (di Guido Ceronetti)

lunedì 8 dicembre 2014

Heidegger antisemita: cancella Spinoza

La discussione sui “Quaderni neri” del pensatore tedesco pubblicati in Germania

L’adesione di Heidegger al nazismo è da tempo materia di un animato dibattito, su cui ora gettano nuova luce i suoi Quaderni neri, taccuini filosofici di cui in Germania sono usciti finora tre volumi, che saranno tradotti in Italia da Bompiani

Il contenuto dei Quaderni neri è stato analizzato il 2 novembre sulla «Lettura» del «Corriere» da Donatella Di Cesare, autrice del saggio Heidegger e gli ebrei (Bollati Boringhieri, pp. 352,e17)

di Guido Ceronetti (Corriere della Sera, 08.12.2014)

Trattandosi di un personaggio centrale del XX secolo, come Martin Heidegger, lo scabroso argomento del suo antisemitismo dà sofferenza e nausea; e tuttavia scrutiamolo, invitati dal prologo giovanneo: «La Luce brilla nella Tenebra, ma la Tenebra non può toccarla». Nella «Lettura» di domenica 2 novembre (supplemento culturale del «Corriere») una pagina era dedicata - a firma Donatella Di Cesare - ai Quaderni neri , inediti heideggeriani di prossima pubblicazione anche in Italia, che ne anticipava qualcosa. Sono taccuini dei primi anni di guerra, non destinati alla pubblicazione e probabilmente (il professore era da tempo uscito dal partito) nascosti per scagionarlo in caso di visite della Gestapo.

Una scempiaggine di notevoli proporzioni accuserebbe «l’ebraismo mondiale» di allontanare, o di avere per fine, l’uomo dall’Essere, cosa certamente non facile e alquanto impregnata di dottrina divulgata dal falso zarista dei Protocolli di Sion (la parola mondiale è di pura risonanza nazionalsocialista). Cloache del pensiero, e non Denken! Ma una prova ben più importante e decisiva dell’antisemitismo filosofico di Heidegger è nella sua totale cancellazione della presenza di un pensatore come Benedetto Spinoza dalla storia della metafisica, che per H. è la filosofia tout court .

Leggo e mi sforzo di capirlo, Heidegger, da circa quarant’anni, riempio di note ogni volume: il suo silenzio su Spinoza, l’ebreo portoghese cacciato e maledetto dalla sinagoga di Amsterdam, il pensatore che ha visto Dio più da vicino, intossicato, drogato, malato dell’Essere anche più, forse, dello stesso Heidegger, sarebbe stato un vitando, un reietto, uno di cui è decenza tacere, per il cattedratico di Friburgo.

Heidegger approda alla sua idea dell’Essere attraverso innumerevoli ruminazioni; Spinoza l’aveva assorbita dalla Scrittura biblica, dove il verbo essere ( haiah ) è la matrice del nome impronunciabile di Dio, il tetragramma reso corrente nella versione Adonai, Signore. Le quattro lettere esprimono, significano, designano l’Essere nella sua infinità immanente-trascendente che non può essere detta che spinoziana. Troppo grande è il nostro debito con quel «povero ebreo» solitario dell’Aia per non rinnegarlo con qualche imbecillità ideologica antisemita.

Attribuire l’oblio dell’essere (della metafisica che lo pensa) a un ente d’immaginazione come «l’ebraismo mondiale» (il concentrato rituale e tradizionale superstite di un popolo disperso ma non spento) è un delitto grave di questa modalità di anti-denken antisemita, perché è incontestabile per chiunque sia avvezzo a pensare che se mai ci fu e ci sarà un «popolo dell’essere» quello è l’ebraico, che ha l’Essere e l’assolutezza dell’essere iscritti in quattro lettere che si ha paura di pronunciare. Negare all’ebreo di essere proprietà dell’essere e depositario del Nome che lo nomina, è negargli, in lingua heideggeriana, l’esserci, il dasein, dunque equivale a escluderlo, a sterminarlo. È la mano genocida in guanti di gomma. Per questo si può parlare di un antisemitismo tragico, quando ne spunta un orecchio di porco nel tentativo di cancellare Spinoza dalle tavole del pensiero.

Come alternativo al Nome non dicibile la Kabbalàh medievale ha creato En-Sof: il Non-c’è-fine, l’Infinito, l’Essere in cui non può darsi l’oblio, se non come motivo di reiterazione filosofica, perché all’incessante generarsi di quel che è causa sui appartiene il recupero illimitato di ogni oblio possibile (oblivia rerum), i nostri insignificanti nomi compresi. (Senso delle antiche tombe ebraiche in voluto abbandono, da veri figli del deserto in esilio, in quanto il Signore è la Mano e il Nome di quei dimenticati).

Un supposto antisemitismo tragico (intellettuale, non criminale) sfinito dal suo inseguimento dell’Essere che non cesserà di avere per approdo il Nulla (il drammatico «Che cos’è Metafisica?» in quel limite cozza) può essere tentato di vendicarsi escludendo dal pensiero e dallo stesso Esserci l’unico «popolo dell’Essere» di questo mondo: l’ebreo biblico - portatore e gelosa vittima sacrificale del Dio en-sof - a costo di tradire (di velare ) la Verità come «svelatezza».


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