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EICHMANN A GERUSALEMME (1961). “come fu possibile la hitlerizzazione dell’Imperativo Categorico di Kant? E perché è ancora attuale oggi?” (Emil L. Fackenheim, Tiqqun. Riparare il mondo).

HEIDEGGER, KANT, E LA MISERIA DELLA FILOSOFIA - OGGI. Alcune note di Federico La Sala

(...) Ancora oggi, ci sono studiosi che sembrano “prendere sul serio il profetismo di Heidegger” e insistono a dare credibilità ai sogni dei visionari e dei metafisici (...)
lunedì 22 agosto 2011
[...] Nel 1933, il discorso del rettorato di Martin Heidegger è la ‘logica’ conseguenza dell’assassinio non solo del “Mosè della nazione tedesca” (come voleva Holderlin), ma del Mosè Liberatore e Legislatore dell’intera tradizione abramica (ebraismo, cristianesimo, e islamismo) ed europea. L’"Uno" di Mosè (“Ascolta Israele, il Signore nostro Dio, il Signore è Uno”), come l’“uno”di Kant, diventa l’uno della monarchia prussiana prima (si cfr. la (...)

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> HEIDEGGER, KANT, E LA MISERIA DELLA FILOSOFIA - OGGI. ---- UN MICIDIALE CORTOCIRCUITO. Quando la feccia si presenta in tivù (di antonio Padellaro).

mercoledì 4 marzo 2015


Quando la feccia si presenta in tivù

di Antonio Padellaro (il Fatto, 04.03.2015)

Nel 1938, Telesio Interlandi pubblicò il primo numero del quindicinale La difesa della razza e ne stampò 95 mila copie che andarono rapidamente esaurite. Un successo editoriale che durò fino al 1943 e che ebbe, per così dire, la funzione di fare venire a galla l’antisemitismo che albergava in una parte degli italiani. Così, quando cominciò la persecuzione degli ebrei, molti girarono la testa e qualcuno fu indotto a pensare: in fondo se la sono cercata. Quello che succede in Italia a proposito dei rom richiama quello schema, per ora (ma solo per ora) nella forma farsesca adatta ai nostri tempi.

Lunedì sera, a Piazza pulita, Gianluca Bonanno parlamentare europeo, leghista, girovago dei talk show dove vende la sua merce avariata, ha definito rom e zingari “feccia della società”. Una parte del pubblico ha battuto le mani e il conduttore Corrado Formigli, collega che stimo, ha detto: “È un applauso di cui mi vergogno”. Spiegando poi: “Bonanno è qui perché riflette un pezzo di Paese che la pensa come lui”.

Nelle due frasi, entrambe vere, c’è il micidiale cortocircuito che sta resuscitando il mostro. Abbiamo un Salvini, e i suoi tristi epigoni che raccattano voti dando voce agli istinti più bassi: contro i clandestini che sarebbe meglio abbandonare tra le onde e contro i nomadi brutti, sporchi e cattivi. E abbiamo la Tv che in crisi di ascolti li corteggia e legittima presso milioni di persone la feccia che rappresentano. Purtroppo, vergognarsi non basta più.


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