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EICHMANN A GERUSALEMME (1961). “come fu possibile la hitlerizzazione dell’Imperativo Categorico di Kant? E perché è ancora attuale oggi?” (Emil L. Fackenheim, Tiqqun. Riparare il mondo).

HEIDEGGER, KANT, E LA MISERIA DELLA FILOSOFIA - OGGI. Alcune note di Federico La Sala

(...) Ancora oggi, ci sono studiosi che sembrano “prendere sul serio il profetismo di Heidegger” e insistono a dare credibilità ai sogni dei visionari e dei metafisici (...)
lunedì 22 agosto 2011
[...] Nel 1933, il discorso del rettorato di Martin Heidegger è la ‘logica’ conseguenza dell’assassinio non solo del “Mosè della nazione tedesca” (come voleva Holderlin), ma del Mosè Liberatore e Legislatore dell’intera tradizione abramica (ebraismo, cristianesimo, e islamismo) ed europea. L’"Uno" di Mosè (“Ascolta Israele, il Signore nostro Dio, il Signore è Uno”), come l’“uno”di Kant, diventa l’uno della monarchia prussiana prima (si cfr. la (...)

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> HEIDEGGER, KANT, E LA MISERIA DELLA FILOSOFIA - OGGI. -- Heidegger, i «Quaderni neri» 1948-51. Donatella Di Cesare analizza il nuovo volume che parla anche della relazione con Hannah Arendt

martedì 10 luglio 2018

FILOSOFIA

Heidegger, i «Quaderni neri» 1948-51

Quando rivide il suo amore mancato

Dopo tre anni di sosta riprende la pubblicazione dei taccuini inediti. Qui Donatella

Di Cesare analizza il nuovo volume che parla anche della relazione con Hannah Arendt

di DONATELLA DI CESARE (Corriere della Sera, 10.07.2018)

Dopo una pausa durata più di tre anni, riconducibile al clamore suscitato in tutto il mondo dai primi volumi, riprende la pubblicazione dei Quaderni neri di Martin Heidegger. È appena uscito dall’editore Klostermann il volume 98 delle opere complete, curato da Peter Trawny, che contiene le Annotazioni VI-IX e un inserto intitolato Der Feldweg («Il sentiero interrotto»). Si tratta dei quaderni che vanno dal 1948 al 1951, un periodo cruciale per la storia tedesca, e per quella di Heidegger, già interdetto dall’insegnamento universitario. Le pagine degli Schwarze Hefte restituiscono pensieri, dubbi, interrogativi del filosofo - tanto più notevoli, perché Heidegger parla liberamente. Come se si rivolgesse a un futuro lettore. Si conferma così che i Quaderni neri sono un prezioso taccuino filosofico, laboratorio della sua riflessione.

      • [Foto]«Opere complete» di Martin Heidegger (pagine 422, euro 58), appena uscito in Germania presso l’editore Klostermann, a cura di Peter Trawny

A partire dal 1948 gli echi delle vicende politiche si fanno sempre più flebili. Vale la pena sottolineare che non appaiono né riferimenti né allusioni agli ebrei o all’ebraismo, mentre qui e là non cessano gli attacchi al cristianesimo. Solo all’inizio affiorano due rinvii sarcastici a Hitler (pp. 21, 77). «Tutto il mondo non fa che gridare ai crimini commessi da Hitler. E questi sono nefandi quanto basta. Ma pochi considerano che nessuno dei grandi vincitori ha saputo vincere. Questa incapacità è ancora peggiore. Non perché gli effetti ci colpiscano, ma perché investono l’intera condizione del mondo ben più dei furori di Hitler». Il giudizio riguarda il corso della storia entrata stabilmente nell’età del «planetarismo» (oggi si direbbe globalizzazione). Osservazioni sparse sul nuovo equilibrio occidentale, mutato dal Patto atlantico, si alternano ad appunti sulla sorte dell’Europa che rischia la scomparsa, non per il superamento degli Stati nazionali, bensì per l’incapacità, filosofica prima che politica, di progettarsi.

      • [Foto] A Martin Heidegger (1889-1976) si deve tra l’altro il libro «Essere e tempo» (1927), una pietra miliare del pensiero

Sono gli anni del ritiro. Si prolungano i mesi trascorsi nella sua baita a Todtnauberg, nella Foresta Nera. Il professore, costretto anzitempo a essere emerito, è diventato un «eremita» (p. 264). Il silenzio, la solitudine, la rinuncia sono i temi che scandiscono le pagine dei quaderni, in particolare quelli che precedono la pubblicazione, nel 1950, della celebre raccolta Sentieri interrotti.

Per pensare quel tempo notturno, «tempo di povertà», di dispersione giornalistica e attesa meditativa, Heidegger ricorre a nuove parole: l’Unter-schied, la differenza, l’Ereignis, l’evento, ma anche il Ge-stell, il dispositivo della tecnica, che forse proprio qui compare per la prima volta. La tecnica non è uno strumento neutrale che si possa impiegare a vantaggio dell’umanità emancipata. Concepita in vista del dominio, si rovescia nell’opposto. Quel produrre incessante, che della natura fa una riserva da impiegare, diviene un meccanismo incontrollabile. Il soggetto moderno, che crede, attraverso la tecnica, di poter disporre di tutto, viene scalzato. Il progettista diventa il progettato. Scopre di essere l’oggetto di una produzione illimitata, un fondo di riserva, un vuoto a perdere.

Non si esagera dicendo che la riflessione sulla tecnica inizia nei Quaderni neri. Ma un tema interessante è anche il ritorno alla «filosofia dell’esistenza» (p. 150), provocato non tanto dal dialogo mancato con Jean-Paul Sartre, quanto dalla continua e aspra polemica con Karl Jaspers, lo psichiatra e filosofo di Heidelberg, l’amico del passato, il cui giudizio, nel 1945, era stato decisivo per l’epurazione.

Nelle Annotazioni VIII si trova invece la testimonianza velata del primo incontro, nel dopoguerra, con Hannah Arendt, avvenuto a Friburgo, nel febbraio del 1950. L’incipit è una citazione di Agostino: «Nessun invito ad amare è maggiore di questo: prevenire amando». E poi ancora un’altra citazione, questa volta di Meister Eckhart: il «fuoco dell’amore» alimenta il pensiero. L’amore è il motivo di fondo. Heidegger si schermisce non senza imbarazzo: «Si dice che nel mio pensiero l’amore non sia pensato. Lo si può forse pensare?» (p. 233). E ancora: «Amare vuol dire privarsi nell’evento; sostenere l’espropriazione» (p. 235). Nessun possesso dell’altro, dunque. L’amore irrompe inatteso.

Nella lontana primavera del 1925 Arendt aveva spezzato l’ordo amoris di Heidegger che da quella passione era fuggito, incapace di far fronte alla presenza di lei nella sua vita. Contrario all’«amore borghese», quello dei «viaggi insieme», aveva mancato la chance che si sarebbe rivelata l’unica autentica. Senza Hannah era rimasto spaesato, tra la provincia asfittica e l’erranza spensierata. L’aveva abbandonata con un augurio apparentemente rispettoso: «amore è la volontà che l’amata sia (...); non desidera, né pretende nulla». Ma che amore è quello che non pretende nulla? Dietro quell’augurio si celava a stento la sua fuga. Il sé lasciava andare l’altro, per non esserne a sua volta toccato. Heidegger era tornato alla filosofia. Dopo quei cinque lustri, il tempo che «ti ha ingiunto di andar via, che mi ha lasciato errare» (così le aveva scritto in una lettera, subito dopo l’incontro del 1950), emergono le inibizioni, gli impedimenti che lo avevano reso prigioniero nel regno della possibilità. L’evento, nella sua vita, non aveva saputo accoglierlo.

Durante il dopoguerra Heidegger teorizza il «passo indietro»La somma del mio pensiero», p. 57). Nel caleidoscopio dell’amore viene alla luce quell’abbandono che verrà elevato a categoria filosofica, ma anche una rassegnazione amara che lo accompagnerà sino alla fine.

      • In Italia esce la parte precedente

Uscirà il 19 settembre in libreria per Bompiani l’edizione italiana del quarto volume dei Quaderni neri di Martin Heidegger, intitolato Note I-V (traduzione di Alessandra Iadicicco, pagine 704, euro 28). Si tratta della parte stesa dal filosofo tedesco negli anni tra il 1942 e il 1948, pubblicata in Germania nel 2015.
-  In questo volume dei Quaderni neri, che riguarda un periodo particolarmente tragico della storia europea, si trovano fra l’altro le impressionanti osservazioni di Heidegger sulla Shoah vista come «autoannientamento» degli ebrei, che vennero segnalate in anteprima da Donatella Di Cesare in un articolo uscito su «la Lettura» l’8 febbraio 2015.
-  Finora sono usciti nel nostro Paese da Bompiani tre volumi dei Quaderni neri di Heidegger: il primo Riflessioni II-VI, che copre il periodo 1931-1938, è comparso nel 2015, mentre Riflessioni VII-XI, con le note stese tra il 1938 e il 1939, è uscito nel 2016, così come Riflessioni XII-XV, che riguarda la fase 1919-1941. Tutti sono stati tradotti da Alessandra Iadicicco. Nato nel 1889 e scomparso nel 1976, Heidegger è considerato uno dei pensatori più importanti del Novecento, ma è molto controverso per via dei suoi rapporti con il nazismo.


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