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L’ALLEANZA "STATO -CHIESA" CONTRO L’ "INFERNO" ("Questa Costituzione è un inferno"): UNA QUESTIONE POLITICA E MORALE, EPOCALE!!!

LA TEOLOGIA POLITICA DELLA "SOVRANITA’ PRIVATA" DELL’IMPRENDITORE E LA COSTITUZIONE. Carlo Galli comincia a rendersi conto che nel 1994 è nato il presidente della "repubblica" del "popolo della liberta’". Una sua nota - a cura di Federico La Sala

(...) Se Berlusconi afferma che agire secondo la Costituzione è un inferno, evidentemente pensa che il paradiso sia il potere senza limiti: il potere privato di un padrone (in greco, despòtes), reso onnipotente dall’investitura popolare. (...)
venerdì 11 giugno 2010
[...] Il discorso pubblico che proviene da Berlusconi - esplicitamente post-costituzionale, e ormai anti-costituzionale - è infatti consapevolmente centrato sul trasferimento nel campo politico delle logiche imprenditoriali del "comando efficace", libero da ogni contropotere costituito, anche da quello delle norme e delle procedure. La funzione pubblica è quindi concepita come qualcosa di discrezionale, che dipende dalla volontà del Capo [...]
IL REGNO DEL MENTITORE. L’ITALIA SOTTO (...)

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> LA TEOLOGIA POLITICA DELLA "SOVRANITA’ PRIVATA" DELL’IMPRENDITORE ---- Ecco allora il denaro nel suo orribile ruolo di Mammona, il divoratore di vita (di Jacques Noyer -Meditazione su una moneta da due euro...).

giovedì 10 giugno 2010


-  Meditazione su una moneta da due euro...

-  di Jacques Noyer, vescovo emerito di Amiens

-  in “Témoignage chrétien” n° 3398 del 27 maggio 2010 (traduzione: www.finesettimana.org)

I miliardi di euro o di dollari volano a squadriglie sopra le nostre teste. Inquietanti come i bombardieri dell’ultima guerra. È per il nostro bene, si dice. Bisogna salvare l’Europa. Bisogna salvare la Francia. Da molto tempo hanno superato il muro del suono. Adesso vanno alla velocità della luce. Un clic, e sono qui. Un clic, e sono là. Chi li governa? Chi li conduce? Non si sa bene: è lui, sono io, sei tu... Tutt’a un tratto qui una fabbrica chiude, il cacao non vale più niente e il rame vale oro, una regione è senza lavoro, degli Stati minacciamo fallimento e i miliardari sono sempre più numerosi.

Ma chi mai ha inventato questo denaro che ci fa tanto male e di cui non possiamo fare a meno? Come la parola, come la scrittura, come la cultura, l’uomo ha inventato la moneta ed è la moneta che lo fa. Gli scambi necessari vi trovano la loro misura e vi cercano la loro giustizia. La moneta permette la scelta e apre alla libertà. Nel Vangelo, Gesù non chiede al giovane ricco di di dare i suoi beni ai poveri, ma di venderli e di darne ai poveri il ricavato. La moneta è incontestabilmente il passaggio in un mondo più umano. Si ha torto di parlare del materialismo del denaro. Esso appartiene all’ordine dello spirito.

Prima di essere chiamato Mammona da Gesù, il soldo che paga la giornata di lavoro, la dracma che viene perduta dalla donna, il talento che il servo riceve dal suo padrone, la doppia dracma che bisogna pagare al tempio o le monetine offerte dalla vedova ottengono la sua approvazione e il suo interesse.

Quando l’oro si mette a brillare per se stesso facendo dimenticare il sudore, la gioia, la fatica, la solidarietà, la riconoscenza, la sicurezza, la carità che gli danno il suo valore umano, comincia il suo ruolo di ingannatore. L’oro, diventando moneta, sfugge alla saturazione degli appetiti, al tempo necessario alla raccolta o alla produzione, al ritmo delle stagioni e alla diversità dei climi. Tende a diventare un al-di-là autonomo, paradiso e inferno, luogo di salvezza o di perdizione. Si divinizza.

Ecco allora il denaro nel suo orribile ruolo di Mammona, il divoratore di vita. È presente fin dall’inizio, nelle prime conchiglie che si sono scambiati gli uomini. È presente come Satana nelle prime parole pronunciate da Adamo ed Eva. Perché tale è la condizione dell’uomo che entra nell’universo dei segni: ciò che significa può ingannare, ciò che manifesta può nascondere, ciò che promette può deludere, colui che parla può essere un bugiardo. E grande è la tentazione di usare il denaro per comprare, per dominare, per spogliare, per possedere il concorrente a cui si fa credere di essere suoi amici. Diventa il nervo della guerra e spesso il suo movente. È il vitello d’oro delle nostre liturgie mondane. È il dio dai mille volti dei nostri panteon.

Prendiamo in mano una moneta. Come ha fatto Gesù per mostrarci ciò che dovevamo a Cesare. Se vi vediamo la fatica di una giornata di lavoro sotto il sole africano, il cibo quotidiano di un bambino bengalese o ciò che manca al nostro giovane vicino per arrivare alla fine del suo corso di studi, vedremo anche la fiducia collettiva che permette a quel gettone di metallo di acquisire valore, l’energia di tutto un popolo senza la quale la sua moneta sarebbe solo polvere, la solidarietà che distribuisce così a ciascuno un po’ della dignità umana. Il denaro è troppo prezioso per perderne il controllo.


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