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EBRAISMO E DEMOCRAZIA. PER LA PACE E PER IL DIALOGO, QUELLO VERO, PER "NEGARE A HITLER LA VITTORIA POSTUMA" (Emil L. Fackenheim, "Tiqqun. Riparare il mondo")

ISRAELE E IL NODO ANCORA NON SCIOLTO DI ADOLF EICHMANN. FARE CHIAREZZA: RESTITUIRE L’ONORE A KANT E RICONCILIARSI CON FREUD. Alcune note - di Federico La Sala

A EMIL L. FACKENHEIM. (...) il merito di aver ri-proposto la domanda decisiva: “come fu possibile la hitlerizzazione dell’Imperativo Categorico di Kant? E perché è ancora attuale oggi?”
sabato 2 agosto 2014
[...] La prima volta che Eichmann mostrò di rendersi vagamente conto che il suo caso era un po’ diverso da quello del soldato che esegue ordini criminosi per natura e per intenti, fu durante l’istruttoria, quando improvvisamente dichiarò con gran foga di aver sempre vissuto secondo i principî dell’etica kantiana, e in particolare conformemente a una definizione kantiana del dovere.
L’affermazione era veramente enorme, e anche incomprensibile, poiché l’etica di Kant si fonda soprattutto (...)

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> ISRAELE E IL NODO ANCORA NON SCIOLTO DI ADOLF EICHMANN. --- Nessuno vuole davvero fermare Israele (di Alessandro Dal Lago)

sabato 26 luglio 2014

Nessuno vuole davvero fermare Israele

di ALESSANDRO DAL LAGO (il manifesto, 25 Luglio 2014)

La stri­scia di Gaza è mar­ti­riz­zata da tre­dici anni, dall’inizio della seconda Inti­fada. Perio­di­ca­mente Israele, in rispo­sta ai lanci di razzi, al rapi­mento di un sol­dato o all’uccisione di gio­vani coloni, sca­tena offen­sive (dai nomi fan­ta­siosi o truci, come “arco­ba­leno” o “piombo fuso” ecc.) dal cielo, dal mare e a terra.

Dall’inizio del mil­len­nio, sono morti circa 6.400 pale­sti­nesi e poco più di 1000 israe­liani, senza dimen­ti­care le cen­ti­naia di pale­sti­nesi vit­time della guerra civile tra Hamas e Anp. Ogni volta, gli stra­te­ghi israe­liani giu­rano che il con­flitto in corso sarà l’ultimo, ma chiun­que nel mondo sa che si tratta di una favola. Anche se la stri­scia di Gaza - una fascia costiera abi­tata da una popo­la­zione pari a quella della Ligu­ria, ma con una super­fi­cie quin­dici volte più pic­cola - fosse com­ple­ta­mente ridotta in mace­rie, qual­che razzo potrebbe essere ancora spa­rato e quindi il con­flitto riprenderebbe...

Per com­pren­dere il senso di una guerra appa­ren­te­mente infi­nita, basta con­fron­tare le carte della Pale­stina nel 1946 e oggi. Se allora gli inse­dia­menti dei coloni ebrei erano una man­ciata, soprat­tutto nel nord, oggi è esat­ta­mente il con­tra­rio: una spruz­zata di inse­dia­menti pale­sti­nesi cir­con­dati da Israele e dai suoi coloni, con la stri­scia di Gaza iso­lata a sud-ovest. Non ci vuole molta fan­ta­sia per com­pren­dere che la stra­te­gia di Israele, in nome di una sicu­rezza asso­luta di cui non potrà mai godere, è quella di cac­ciare più pale­sti­nesi pos­si­bile, con le infil­tra­zioni dei coloni in Cisgior­da­nia e con le azioni mili­tari a Gaza.

Rap­porti pub­bli­cati da Human Rights Watch, agen­zie Onu e Amne­sty Inter­na­tio­nal mostrano ormai, senza pos­si­bi­lità di dub­bio, che lo sra­di­ca­mento dei pale­sti­nesi è per­se­guito con l’espulsione dalla terre col­ti­va­bili, l’interruzione perio­dica dell’energia elet­trica e il blocco delle risorse idri­che. D’altronde che l’esercito con­si­de­rato il più “pro­fes­sio­nale” al mondo rada al suolo scuole gestite dall’Onu e uccida soprat­tutto civili la dice lunga sulla vera stra­te­gia di Israele verso i palestinesi.

Mai come oggi, i pale­sti­nesi di Gaza sono stati così soli. Hamas non gode della pro­te­zione dell’Egitto, come ai tempi di Morsi, né della sim­pa­tia dei sau­diti e di quasi tutti gli stati arabi. Né riceve vera soli­da­rietà da parte di Abu Mazen. E, ovvia­mente, in quanto orga­niz­za­zione uffi­cial­mente defi­nita “ter­ro­ri­sta”, è avver­sata da Stati Uniti ed Europa. Ma tutto que­sto non spiega, né tanto meno giu­sti­fica, il silen­zio ipo­crita dei governi occi­den­tali e tanto meno della cosid­detta opi­nione pub­blica indi­pen­dente sulle stragi di Gaza.

Lasciamo stare il nostro Pre­si­dente del con­si­glio e l’ineffabile mini­stro Moghe­rini, la cui ascesa spiega per­fet­ta­mente il ruolo tra­scu­ra­bile della poli­tica estera nella cul­tura gover­na­tiva ita­liana. Ma che dire dell’incredibile squi­li­brio poli­tico e morale nella valu­ta­zione uffi­ciale del conflitto?

Basti pen­sare che un B.-H. Lévy, l’eroe della fasulla rivo­lu­zione libica e il mesta­tore di Siria, da noi passa come un pro­feta della pace e della giu­sti­zia. Che cen­ti­naia o migliaia di imbe­cilli, in Europa o altrove, tra­sfor­mino il con­flitto tra pale­sti­nesi e stato d’Israele in una cro­ciata anti­se­mita non può essere usato come un alibi per chiu­dere gli occhi davanti alle stragi di bam­bini e di civili. In que­sto qua­dro, la palma dell’ipocrisia va al governo ame­ri­cano, e in par­ti­co­lare a Obama, che pure aveva illuso il mondo all’inizio del suo primo mandato.

La banale verità è che la dif­fe­renza tra demo­cra­tici e repub­bli­cani in mate­ria di Pale­stina è sem­pli­ce­mente di stile. Bru­tal­mente filo-israeliani quelli della banda Bush, pre­oc­cu­pati un po’ più delle forme della repres­sione gli oba­miani, come dimo­strano i famosi fuori-onda di Kerry.

Ma nes­suno ha vera­mente inten­zione di fer­mare Israele, oggi o mai. La soli­tu­dine dei pale­sti­nesi è la ver­go­gna del mondo, dell’occidente come dei padroni del petro­lio. Per non par­lare di un’Europa inetta e imbelle.


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