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EBRAISMO E DEMOCRAZIA. PER LA PACE E PER IL DIALOGO, QUELLO VERO, PER "NEGARE A HITLER LA VITTORIA POSTUMA" (Emil L. Fackenheim, "Tiqqun. Riparare il mondo")

ISRAELE E IL NODO ANCORA NON SCIOLTO DI ADOLF EICHMANN. FARE CHIAREZZA: RESTITUIRE L’ONORE A KANT E RICONCILIARSI CON FREUD. Alcune note - di Federico La Sala

A EMIL L. FACKENHEIM. (...) il merito di aver ri-proposto la domanda decisiva: “come fu possibile la hitlerizzazione dell’Imperativo Categorico di Kant? E perché è ancora attuale oggi?”
sabato 2 agosto 2014
[...] La prima volta che Eichmann mostrò di rendersi vagamente conto che il suo caso era un po’ diverso da quello del soldato che esegue ordini criminosi per natura e per intenti, fu durante l’istruttoria, quando improvvisamente dichiarò con gran foga di aver sempre vissuto secondo i principî dell’etica kantiana, e in particolare conformemente a una definizione kantiana del dovere.
L’affermazione era veramente enorme, e anche incomprensibile, poiché l’etica di Kant si fonda soprattutto (...)

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> ISRAELE E IL NODO ANCORA NON SCIOLTO DI ADOLF EICHMANN. ---- L’INDICAZIONE NON RACCOLTA DI PIERRE VIDAL-NAQUET. Come storico, mi sento in parte responsabile dei deliri di cui mi sto per occupare (da "Un Eichmann di carta. Anatomia di una menzogna").

sabato 6 novembre 2010

"NELLA NOSTRA SOCIETA’ DI SPETTACOLI E DI RAPPRESENTAZIONI, CHE FARE DI UN EICHMANN DI CARTA?" (PIERRE VIDAL-NAQUET, Gli assassini della memoria, Editori Riuniti, Roma 1993, p. 55) "Di fronte a un Eichmann di carta, bisogna rispondere con la carta. Alcuni di noi lo hanno fatto e lo faranno ancora" (p. 74).


Un Eichmann di carta

Anatomia di una menzogna.

Ho esitato a lungo prima di accettare di rispondere all’amichevole richiesta di Paul Thibaud, direttore di Esprit (e che fu anche negli anni 1960-1962, direttore di Verité-Liberté, Quaderni d’informazione sulla guerra di Algeria) e di scrivere queste pagine sul preteso revisionismo, a proposito di un’opera di cui gli editori ci dicono senza ridere: Gli argomenti di Faurisson sono seri. Bisogna rispondere”. Le ragioni di non rispondere erano molteplici [...] Rispondere come, se la discussione è impossibile? Procedendo come si fa con un sofista, cioè con un uomo che assomiglia a colui che dice il vero, e di cui bisogna smontare pezzo per pezzo gli argomenti per smascherarne la falsità. Tentando, anche, di elevare il dibattito, di mostrare che l’impostura revisionista non è la sola che orna la cultura contemporanea, e che bisogna capire non solo il come della menzogna, ma anche il perché. Ottobre 1980

1. Il cannibalismo, la sua esistenza e le relative spiegazioni.

Marcel Gauchet ha dedicato la sua prima cronaca su Débat (n. 7, maggio 1980) a quel che ha chiamato "l’inesistenzialismo". Una delle caratteristiche della cultura’ contemporanea è, infatti, quella di tacciare d’un sol colpo di inesistenza le realtà sociali, politiche, ideali, culturali, biologiche che erano ritenute le più consolidate. Vengono ripiombati nell’inesistenza: il rapporto sessuale, la donna, il dominio, l’oppressione, la sottomissione, la storia, il reale, I’individuo, la natura, lo Stato, il proletariato, l’ideologia, la politica, la pazzia, gli alberi.
-  Questi giochetti sono deprimenti, possono anche distrarre, ma non sono necessariamente pericolosi. Che la sessualità e il rapporto sessuale non esistano non disturba gli amanti, e l’inesistenza degli alberi non ha mai tolto il pane di bocca a un boscaiolo o a un fabbricante di pasta da carta.
-  Talvolta può, tuttavia, succedere che il gioco cessi di essere innocente. Come quando si chiamano in causa non la donna, la natura o la storia, ma questa o quella espressione specifica dell’umanità, o un momento doloroso della sua storia.
-  In quella lunga fatica che è stata la definizione dell’uomo di fronte agli dei, di fronte agli animali, la frazione dell’umanità cui apparteniamo ha scelto in particolare, almeno da Omero e da Esiodo nell’VIII secolo a.C., di presentare l’uomo come colui che, a differenza degli animali, non mangia il suo simile. Così diceva Esiodo nel suo poema Le Opere e i Giorni: “Tale è la legge che Zeus figlio di Crono ha prescritto agli uomini: che i pesci, gli animali selvatici, gli uccelli alati si divorino, perché tra loro non c’è giustizia". Esistono trasgressioni alla legge, di rado nella pratica, piú spesso nei racconti mitici. Esistono soprattutto trasgressori classificati come tali: sono certe categorie di barbari che per ciò stesso si escludono dall’umanità. Un ciclope non è un uomo.
-  Non tutte le società collocano in questo preciso punto la linea di separazione. Ce ne sono alcune, né più né meno < della società greca o della società occidentale moderna, che ammettono il consumo di carne umana. Non ce n’è nessuna, credo, che riduca questo consumo a un atto come gli altri: la carne umana non appartiene alla stessa categoria di quella degli animali cacciati o d’allevamento. Naturalmente queste differenze sfuggono all’occhio degli osservatori esterni, smaniosi di trattare da non-uomini coloro che sono semplicemente diversi. [...]
-  Dividere il reale dall’immaginario, dare un significato all’uno e all’altro è un lavoro che tocca all’antropologo, allo storico, si tratti di antropofagia, di riti nuziali o dell’iniziazione dei giovani [...]

[...] come molti storici, miei predecessori e miei contemporanei, mi sono interessato alla storia dei miti, alla storia dell’immaginario, pensando che l’immaginario sia un aspetto del reale e che se ne debba fare la storia come si fa quella dei cereali e della nuzialità nella Francia del XIX secolo. Certo questo “reale” è, tuttavia, nettamente meno “reale” di quel che siamo soliti chiamare con tale nome. Tra i fantasmi del marchese di Sade e il Terrore dell’anno II c’è una differenza di qualità, ed anche, al limite, un’opposizione radicale: Sade era un uomo piuttosto mite. Una certa volgarizzazione della psicanalisi è responsabile di questa confusione tra il fantasma e la realtà.
-  Ma le cose sono più complesse: una cosa è attribuire all’immaginario una parte nella storia, una cosa è definire immaginaria, come Castoriadis, l’istituzione della società, un’altra è stabilire, alla maniera di Baudrillard, che il reale sociale è composto solo di relazioni immaginarie. Quest’affermazione estrema ne comporta un’altra che dovrò spiegare: quella che dichiara immaginaria tutta una serie di avvenimenti molto reali. Come storico, mi sento in parte responsabile dei deliri di cui mi sto per occupare (Pierre Vidal-Naquet, Gli assassini della memoria, nel saggio “Un Eichmann di carta. Anatomia di una menzogna”, Editori Riuniti, Roma 1993, pp. 3-8)


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