Inviare un messaggio

In risposta a:
EBRAISMO E DEMOCRAZIA. PER LA PACE E PER IL DIALOGO, QUELLO VERO, PER "NEGARE A HITLER LA VITTORIA POSTUMA" (Emil L. Fackenheim, "Tiqqun. Riparare il mondo")

ISRAELE E IL NODO ANCORA NON SCIOLTO DI ADOLF EICHMANN. FARE CHIAREZZA: RESTITUIRE L’ONORE A KANT E RICONCILIARSI CON FREUD. Alcune note - di Federico La Sala

A EMIL L. FACKENHEIM. (...) il merito di aver ri-proposto la domanda decisiva: “come fu possibile la hitlerizzazione dell’Imperativo Categorico di Kant? E perché è ancora attuale oggi?”
sabato 2 agosto 2014
[...] La prima volta che Eichmann mostrò di rendersi vagamente conto che il suo caso era un po’ diverso da quello del soldato che esegue ordini criminosi per natura e per intenti, fu durante l’istruttoria, quando improvvisamente dichiarò con gran foga di aver sempre vissuto secondo i principî dell’etica kantiana, e in particolare conformemente a una definizione kantiana del dovere.
L’affermazione era veramente enorme, e anche incomprensibile, poiché l’etica di Kant si fonda soprattutto (...)

In risposta a:

> ISRAELE E IL NODO ANCORA NON SCIOLTO ---- NEW YORK, ASSEMBLEA ONU. Abu Mazen: "Riconoscere lo Stato palestinese" Netanyahu: "Vogliono uno Stato senza pace".

venerdì 23 settembre 2011

NEW YORK

-  Abu Mazen: "Riconoscere lo Stato palestinese"
-  Netanyahu: "Vogliono uno Stato senza pace"

II presidente dell’Anp incontra il segretario generale dell’Onu. Poi pronuncia il suo discorso davanti all’aula, attaccando la politica di Israele, accusato di "praticare una pulizia etnica". Infine l’offerta: "Siamo pronti a tornare al negoziato". Il premier israeliano: "Non servono le risoluzioni internazionali, ma solo la trattativa tra le parti". Intanto è festa nei territori *

NEW YORK - Prima lo Stato palestinese o prima il negoziato? E’ questo lo scontro, a distanza ravvicinata, andato in scena davanti all’assemblea generale dell’Onu tra il presidente dell’Anp, Abu Mazen e il premier israeliano, Benjamin Netanyahu. Che hanno parlato con un intervallo di soli 30 minuti. Alternando attacchi e chiusure. Ma questa giornata sarà ricordata soprattutto per un passaggio storico nelle tormentate vicende del Medio Oriente. La richiesta formale di un riconoscimento della Palestina alle Nazioni Unite, entro i confini del 1967 - cioè prima della guerra dei 6 giorni - e con capitale Gerusalemme. "Siamo l’ultimo popolo sotto occupazione straniera, questa richiesta non può essere respinta", ha detto Abu Mazen. "La pace non può passare attraverso le risoluzioni internazionali, ma solo attraverso il negoziato", ha risposto Netanyahu. Comunque, un punto di svolta simbolico. Anche se la richiesta al Consiglio di Sicurezza è destinata, con ogni probabilità, a cadere nel vuoto.

Abu Mazen. Il leader palestinese Abu Mazen ha senz’altro vinto il confronto sul piano della popolarità. Al suo arrivo, davanti all’assemblea generale, è stato accolto da un lungo applauso. Pochi minuti prima era entrato nell’ufficio del segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, per presentare la richiesta formale di riconoscimento come 194esimo Stato all’Onu. In mano una cartellina bianca con al centro l’aquila palestinese.

"Abbiamo tentato tutte le strade per la pace", è stato l’esordio - davanti all’assemblea - dell’intervento di Abu Mazen. Che poi, però, ha lanciato un durissimo attacco contro la politica israeliana, la confisca delle terre palestinesi, il progressivo aumento delle colonie. "Israele continua la sua campagna demolitrice e la sua pulizia etnica verso i palestinesi", ha detto. Aggiungendo: "Lo stato ebraico minaccia i nostri luoghi sacri. Gli insediamenti minacciano l’esistenza stessa dell’Anp. Questa politica israeliana provoca lo stop del processo di pace e distrugge le possibilità di arrivare alla soluzione ’due popoli due Stati’, sulla quale c’è il consenso della comunità internazionale".

Abu Mazen ha scatenato un applauso quando ha citato lo storico leader dell’Olp, Yasser Arafat. "Nel 1974 - ha ricordato - Arafat venne qui ad assicurare la volontà di pace dei palestinesi ma disse anche non lasciate che i rami d’ulivo cadano dalle mie braccia". "Siamo l’ultimo popolo sotto occupazione straniera. Ne abbiamo abbastanza", ha detto ancora tra gli applausi. E poi ha chiesto, retoricamente: "Il mondo permetterà a Israele di stare sopra la legge e di rifiutare le risoluzioni dell’Onu e quelle della Corte di Giustizia internazionale? Non credo si possa respingere questa richiesta di riconoscimento". Infine, lo spiraglio per la pace: "Siamo pronti a tornare al tavolo del negoziato sulla base della legalità internazionale e della fine dell’attività degli insediamenti", ha detto il presidente palestinese. "Io dico agli israeliani, fate un passo verso la pace".

Mentre era in corso l’intervento, c’è stato un fuori programma. Un uomo ha provato a entrare nell’aula dell’Assemblea, ma è stato bloccato dagli uomini della sicurezza.

Discorso di Netanyahu. Il premier israeliano Netanyahu non era presente durante il discorso di Abu Mazen. Ha preso la parola mezz’ora dopo. E ha cominciato il suo discorso aprendo uno spiraglio: "Tendo la mano ai palestinesi per una pace giusta e durevole". Poi, però, ha detto che la pace non può essere raggiunta attraverso risoluzioni internazionali ma solo con la trattativa diretta tra i due popoli. Infine ha accusato l’altra parte: "Non sono venuto a prendere applausi, sono venuto a dire la verità e la verità è che Israele vuole la pace con i palestinesi", ma "i palestinesi vogliono uno Stato senza la pace". E ancora: "La vera pulizia etnica sarà quella dei palestinesi che, nel loro nuovo Stato, non permetteranno l’ingresso degli ebrei". Quindi ha detto: "E’ tempo che i palestinesi riconoscano Israele come lo Stato ebraico. Viene prima la pace con noi, poi lo Stato palestinese". Poi, rivolto direttamente ad Abu Mazen: "Gli avevamo lasciato le chiavi di Gaza, ma lì l’Autorità palestinese è collassata in un giorno". Infine l’apertura al presidente palestinese: "Ci siamo incontrati una sola volta quest’anno, anche se la nostra porta è sempre rimasta aperta, posso venire a Ramallah, anzi, ho un altra proposta, visto che fatto così tante miglia di volo entrambi: incontriamoci oggi, in questo edificio".

Infine, Netanyahu ha lanciato un attacco a Teheran. "La comunità internazionale deve fermare l’Iran prima che sia troppo tardi o affronteremo tutti lo spettro del terrorismo nucleare". ha detto, mentre il banco della delegazione iraniana era deserto.

Il veto americano. Un punto di svolta per il Medio Oriente, ma la richiesta al Consiglio di Sicurezza è destinata, con ogni probabilità, a cadere nel vuoto. Gli Stati Uniti, infatti, hanno già annunciato il loro veto. "Dobbiamo tutti riconoscere che l’unica strada per creare uno Stato è attraverso negoziati diretti, senza scorciatoie", ha dichiarato l’ambasciatore Usa al Palazzo di Vetro Susan Rice ribadendo il concetto espresso mercoledì da Barack Obama. Veto che la Russia ha fatto sapere di voler sfidare quando la richiesta di riconoscimento arriverà al Consiglio di sicurezza dell’Onu. Per il voto in consiglio i palestinesi dovranno aspettare alcune settimane, ma si sono detti pronti ad attendere prima di studiare delle alternative. Il Quartetto dei mediatori per il Medio Oriente (Onu, Ue, Russia ed Usa) ha comunque definito una road-map per far ripartire i negoziati tra israeliani e palestinesi in base al quale "entrambe le parti si impegneranno a raggiungere un accordo entro un arco temporale che non vada oltre la fine del 2012".

La festa nei territori. Al di là delle complesse procedure dell’Onu, i palestinesi hanno scelto di festeggiare. Un boato della folla ha accolto a Ramallah, come nelle piazze di altre città della Cisgiordania (Betlemme, Hebron, Gerico, Nablus), l’annuncio del presidente palestinese della richiesta di ammissione all’Onu d’uno Stato di Palestina. Il discorso, trasmesso in diretta dai maxischermi davanti a migliaia di persone, è stato punteggiato d’applausi e ovazioni: in particolare quando Abu Mazen ha citato Yasser Arafat, quando ha denunciato con toni forti l’espansione delle colonie israeliane nei Territori occupati, quando ha detto "è tempo per i palestinesi d’avere uno Stato sovrano, libero e indipendente" e quando ha scandito che "dopo 63 anni di tragedia" bisogna dire "basta, basta, basta".

Palestinese ucciso a Nablus. Scontri c’erano stati invece nelle ore precedenti vicino a Nablus, in Cisgiordania. Un palestinese è stato ucciso ed altri tre sono rimasti feriti dal fuoco delle truppe israeliane nel villaggio di Kusra. Ha perso la vita un giovane che aveva provato a disperdere una colluttazione di massa tra coloni e palestinesi.

Stato d’allerta in Israele. Per far fronte alla delicata giornata, Israele ha dislocato oltre 20 mila agenti di polizia e ha inviato rinforzi militari in Cisgiordania. A Gerusalemme est migliaia di agenti hanno preso posizione fin dalla prima mattinata per prevenire incidenti durante le preghiere del venerdì nella Spianata delle Moschee. La polizia ha inoltre limitato l’accesso di fedeli islamici in quel santuario. Incidenti si sono così verificati alla fine delle preghiere a Nebi Saleh, Bilin, Naalin e anche al punto di valico di Kalandya, fra Gerusalemme e Ramallah.

* la Repubblica, 23.09.2011


Questo forum è moderato a priori: il tuo contributo apparirà solo dopo essere stato approvato da un amministratore del sito.

Titolo:

Testo del messaggio:
(Per creare dei paragrafi separati, lascia semplicemente delle linee vuote)

Link ipertestuale (opzionale)
(Se il tuo messaggio si riferisce ad un articolo pubblicato sul Web o ad una pagina contenente maggiori informazioni, indica di seguito il titolo della pagina ed il suo indirizzo URL.)
Titolo:

URL:

Chi sei? (opzionale)
Nome (o pseudonimo):

Indirizzo email: