CULTURA E SOCIETÀ - CINEMA E PSICOANALISI...
di G. Jodice.
Recensione di Giorgio Mattei
Il legame tra psicoanalisi e poesia risale agli albori della disciplina che ha per oggetto lo studio dell’inconscio. A più riprese, Freud ha fatto riferimento alle opere di Shakespeare, Goethe e altri poeti per chiarire i concetti che andava scoprendo nella pratica clinica, e ha approfondito in un saggio “quella personalità ben strana che è il poeta” (Freud, 1908).
Pertanto, la visione de “Il cattivo poeta” si impone quasi come una necessità, anche perché narra gli ultimi anni di vita di uno dei massimi poeti italiani, Gabriele D’Annunzio. Si tratta di un film splendido e necessario.
È splendido per molteplici ragioni, che risiedono nell’alchimia che origina dall’intreccio tra sceneggiatura, regia e interpretazione di tutto il cast di attrici e attori (notevole Sergio Castellitto nel ruolo del poeta). Ne risulta una narrazione per immagini avvincente, impreziosita dalle vedute del Lago di Garda, e dalle numerose scene girate dentro alla Prioria del Vittoriale degli Italiani, la monumentale residenza di Gardone in cui il poeta si ritirò a vivere nel 1921.
È un film anche necessario, come tutto ciò che riguarda i poeti e le loro vite, e come tutto quanto affronta quella ferita mai pienamente elaborata che è il fascismo.
L’unico limite è rappresentato da un atteggiamento eccessivamente indulgente nei confronti di D’Annunzio, che sembra mirare alla riabilitazione di una delle figure più controverse della nostra cultura, come se per fare da contrappeso a decenni in cui egli è stato spesso ridicolizzato e sminuito (in primis, per ragioni politiche) ci si dovesse ora sbilanciare nella direzione opposta. Ciò pare in linea con la nostra contemporaneità, pur non rappresentando una necessità storica: tutta la poesia italiana del Novecento testimonia della imprescindibilità di questo grande poeta.
A partire dalla visione del film si delinea un interessante parallelismo. Come ogni poeta non può evitare di confrontarsi (e al limite scontrarsi) con D’Annunzio, così un italiano non può evitare di fare i conti con quella ferita storica che è il fascismo. Un fenomeno sociopolitico tutto nostrano, una forma atroce e antesignana di “made in Italy”, poi esportata nel resto d’Europa. Ricordo che i miei anziani, che vivevano poveri in quella che allora era una piccola città emiliana, non temevano i tedeschi: temevano gli italiani. Forse la mancata elaborazione del fascismo come fatto storico e psicologico rappresenta uno degli aspetti, tra gli altri, che ha reso l’Italia un “paese mancato” (Crainz, 2003).
Tornando al film, il titolo, a prima vista, lascia spiazzati. Chi è “il cattivo poeta”? Forse si tratta di D’Annunzio, “cattivo poeta” nella misura in cui non appoggia l’Asse Roma-Berlino. Oppure di Mussolini, “cattivo poeta” che divora e dilania il linguaggio dannunziano, adulterandolo con la violenza squadrista. Ma anche Giovanni Comini (magistralmente interpretato da Francesco Patanè), appena promosso federale di Brescia e introdotto al Vittoriale come spia, diventerà, dopo l’incontro con D’Annunzio, un “cattivo poeta.”
Ho voluto richiamare l’attenzione solo su alcuni dei molteplici temi che si offrono alla riflessione, anche di tipo psicoanalitico, ma ce ne sono altri, tra i quali la psicologia delle masse e il complesso del padre (Freud, 1921; Zoja, 2000), oppure l’economia psichica alla base delle dipendenze, davvero molteplici nella vita del poeta (McDougall, 1995).
Un ulteriore elemento di fascinazione per il film, che mi preme di ricordare, è rappresentato dalla sua capacità di parlare al presente. In una scena, il camerata Giovanni Comini, rivolto alla donna che ama, afferma: “Mussolini è l’unico che ha il coraggio di dire le cose e la forza per realizzarle.” Più avanti, è il poeta abruzzese ad affermare: “Sono tempi dal cielo chiuso, senza nessun indizio di certezza.” Frasi, queste, che con minimi aggiustamenti potrebbero essere udite anche oggi.
Riferimenti bibliografici
Crainz G. (2003). Il paese mancato. Dal miracolo economico agli anni Ottanta. Torino, Donzelli.
Freud S. (1907). Il poeta e la fantasia. OSF, 5. Torino, Boringhieri, 1989.
Freud S. (1921). Psicologia delle masse e analisi dell’Io. OSF, Torino, Boringhieri, 1989.
McDougall, J. (1995). Eros. Le deviazioni del desiderio. Milano, Raffaello Cortina, 1997.
Zoja E. (2000). Il gesto di Ettore. Preistoria, storia, attualità e scomparsa del padre. Torino, Boringhieri.
* Società Psicoanalitica Italiana - SPIweb 26/10/21 (ripresa parziale - senza trailer).
NOTA:
PSICOANALISI E "PSICOLOGIA DI MASSA DEL FASCISMO" (Wilhelm Reich, 1933).
STORIA E MEMORIA: "D’Annunzio: The First Duce" (Michel Ledeen, 2001).
RICOMINCIARE A PENSARE DA CAPO!
FORSE è bene ricordare anche LA DEDICA DI FREUD A MUSSOLINI sul volumetto del Carteggio con Einstein, intitolato "Perché la guerra?" (!933) E IL LAVORO DI ELVIO FACHINELLI sulla" FRECCIA FERMA", sul nesso tra una SOCIETA’ ARCAICA, la NEVROSI OSSESSIVA, E il FASCISMO del 1979.
Federico La Sala