L’inutile aumento dei prof di religione
risponde Corrado Augias (la Repubblica, 07.07.2010)
Gentile dott. Augias,
i docenti di religione, retribuiti dallo Stato ma giudicati idonei dal vescovo, sono aumentati. Vale la pena ricordare qualche altro elemento che caratterizza la posizione di questi docenti: è vietato accorpare gli studenti di più classi, cosa prevista invece per gli insegnamenti curricolari, minimi gli obblighi didattici, scatti biennali di stipendio aboliti per tutti gli altri insegnanti e sostituiti da scaglioni di cui la recente finanziaria prevede il congelamento. Da quest’anno è stato persino riconosciuto il credito scolastico, preludio ad una probabile introduzione del voto numerico che costituirebbe una grave discriminazione ai danni di chi non si avvale e di chi non può svolgere attività alternativa perché i soldi non ci sono. Da docente di storia devo inoltre constatare, negli studenti che si avvalgono dell’insegnamento della religione cattolica, l’enorme ignoranza delle nozioni di storia del cristianesimo e delle nozioni teologiche di base. Una sinistra laica e moderna avrebbe potuto impegnare il mondo della scuola e della cultura su questo deplorevole stato delle cose.
Maria Francesca Gulotta, liceo artistico di Brera (Milano) fgulot@libero.it
La posizione dei prof di religione è (al di là del possibile valore dei singoli) assurda e incostituzionale. L’art. 33 della Carta detta: «l’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento». Nel caso della ’religione’ non è così. Idoneità ed eventuale revoca sono nelle mani dei vescovi.
Il prof. Remo Cacitti (Storia del Cristianesimo, Statale Milano) mi faceva osservare che l’insegnamento della religione è stato dismesso dallo Stato e appaltato alla chiesa cattolica in tutte le scuole di ogni ordine e grado, ad eccezione dell’università. In questo modo: «la catechesi confessionale si è sostituita all’insegnamento pubblico, poiché la prima deve conformarsi a un sistema teologico, il dogma, l’altro è, come sancito nella carta fondamentale, libero».
Cacitti faceva questo esempio: «di fronte alle attestazioni evangeliche secondo cui Gesù aveva quattro fratelli e alcune sorelle (Mc 6,3 par), il prof di religione può, in buona e formata coscienza, farsi persuaso che si tratti di veri e propri fratelli e sorelle, ma non potrà mai insegnarlo, pena la revoca dall’insegnamento per difformità dalla dottrina cattolica».
La conseguenza, come osserva anche la prof Gulotta, è la profonda ignoranza degli italiani in materia religiosa, la superficialità di conoscenze limitate a pochi eventi leggendari vagamente edificanti. Mentre dall’università escono giovani molto preparati che non potranno utilizzare le loro conoscenze «poiché nessun laureato in queste discipline può andare liberamente a insegnare ciò per cui è stato formato».