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SCUOLA DI STATO E STATO DEL VATICANO: UNA SANTA ALLEANZA. Il ministero dell’Istruzione ha appena pubblicato l’annuale dossier dal titolo "La scuola statale - sintesi dei dati, anno scolastico 2009/2010":

COME CONCORDATO!!! LA SCUOLA DELLA REPUBBLICA, PER AVER CURA DEL "CROCIFISSO" NELLE AULE, HA ASSUNTO NUOVI PROF DI RELIGIONE CATTOLICA. In un anno i prof di religione ancora in crescita, ma il resto degli insegnanti è diminuito del 4%. Una nota di Salvo Intravaia - a cura di Federico La Sala

Per la scuola italiana travolta dai tagli, l’unico segno più è per gli insegnanti di Religione
venerdì 2 luglio 2010 di Federico La Sala
[...] Il confronto con un anno fa consegna un quadro della scuola italiana con sacrifici per tutti, dagli alunni disabili ai precari, tranne che per gli insegnanti di Religione. Un dato che appare in netta controtendenza col taglio delle classi e con il lento ma graduale spopolamento delle aule quando sale in cattedra il docente individuato dal vescovo. Quella dei docenti che impartiscono l’unica ora di lezione facoltativa prevista dall’ordinamento scolastico italiano è questione che ha (...)

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> COME CONCORDATO!!! ---- L’inutile aumento dei prof di religione (C. Augias risponde a Maria francesca Gulotta).

mercoledì 7 luglio 2010

L’inutile aumento dei prof di religione

risponde Corrado Augias (la Repubblica, 07.07.2010)

Gentile dott. Augias,

i docenti di religione, retribuiti dallo Stato ma giudicati idonei dal vescovo, sono aumentati. Vale la pena ricordare qualche altro elemento che caratterizza la posizione di questi docenti: è vietato accorpare gli studenti di più classi, cosa prevista invece per gli insegnamenti curricolari, minimi gli obblighi didattici, scatti biennali di stipendio aboliti per tutti gli altri insegnanti e sostituiti da scaglioni di cui la recente finanziaria prevede il congelamento. Da quest’anno è stato persino riconosciuto il credito scolastico, preludio ad una probabile introduzione del voto numerico che costituirebbe una grave discriminazione ai danni di chi non si avvale e di chi non può svolgere attività alternativa perché i soldi non ci sono. Da docente di storia devo inoltre constatare, negli studenti che si avvalgono dell’insegnamento della religione cattolica, l’enorme ignoranza delle nozioni di storia del cristianesimo e delle nozioni teologiche di base. Una sinistra laica e moderna avrebbe potuto impegnare il mondo della scuola e della cultura su questo deplorevole stato delle cose.
-  Maria Francesca Gulotta, liceo artistico di Brera (Milano) fgulot@libero.it

La posizione dei prof di religione è (al di là del possibile valore dei singoli) assurda e incostituzionale. L’art. 33 della Carta detta: «l’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento». Nel caso della ’religione’ non è così. Idoneità ed eventuale revoca sono nelle mani dei vescovi.
-  Il prof. Remo Cacitti (Storia del Cristianesimo, Statale Milano) mi faceva osservare che l’insegnamento della religione è stato dismesso dallo Stato e appaltato alla chiesa cattolica in tutte le scuole di ogni ordine e grado, ad eccezione dell’università. In questo modo: «la catechesi confessionale si è sostituita all’insegnamento pubblico, poiché la prima deve conformarsi a un sistema teologico, il dogma, l’altro è, come sancito nella carta fondamentale, libero».
-  Cacitti faceva questo esempio: «di fronte alle attestazioni evangeliche secondo cui Gesù aveva quattro fratelli e alcune sorelle (Mc 6,3 par), il prof di religione può, in buona e formata coscienza, farsi persuaso che si tratti di veri e propri fratelli e sorelle, ma non potrà mai insegnarlo, pena la revoca dall’insegnamento per difformità dalla dottrina cattolica».
-  La conseguenza, come osserva anche la prof Gulotta, è la profonda ignoranza degli italiani in materia religiosa, la superficialità di conoscenze limitate a pochi eventi leggendari vagamente edificanti. Mentre dall’università escono giovani molto preparati che non potranno utilizzare le loro conoscenze «poiché nessun laureato in queste discipline può andare liberamente a insegnare ciò per cui è stato formato».


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