INCONTRO CON ME STESSO
di don Aldo Antonelli
Mezzogiorno.
In casa, da solo, come spesso da qualche tempo.
Tutte le finestre sono aperte e la sala respira a pieni polmoni l’azzurro intenso e schietto di questa prima giornata d’autunno. "Voglio incontrarmi con me stesso - mi son detto -. Voglio farmi quattro chiacchiere con me!". Il primo problema che mi si pone è se chiudere gli occhi o tenerli aperti. E non è un problema da poco. Tenere gli occhi aperti comporta che lo sguardo ti leghi ai ricordi: le foto, i quadri, gli oggetti, tutto parla e al passato, purtroppo... E allora ti chiedi: "ma io sono il mio passato"?
NON CI STO!
Chiudo gli occhi e trovo la difficoltà a pensarmi senza l’altro, senza "relazione", non "in rapporto a...". E qui mi si pone la domanda delle domande: "Ma allora io sono solo una funzione?".
NON CI STO!
Così, con la testa tra le mani, lentamente ma inesorabilmente mi accorgo che io non confino con me stesso; i miei connotati non sono i visibili, gli udibili, i fruibili, i conosciuti/conoscibili. Mi accorgo, con sorpresa, di essere una sorta di "transgenico", un "al di là" cui è difficile dare un nome, perché ogni termine sarebbe insufficiente a esprimermi e a definirmi. E sarebbe anche equivoco...! E fa capolino una terza, impertinente domanda: "che fossi anch’io indefinibile e innominabile, come Dio?....".
Mi alzo, apro gli occhi e mi affaccio al balcone. Nuovo, come un bambino. Nuovo anche il sole. Nuovo il panorama e nuovo anche il verde dell’erba dei giardini di condominio.
ORA SI’ CHE CI SONO!
Aldo