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CRISI POLITICA E "SACRA FAMIGLIA [UNITA]"!!! NON SOLO LA TEOLOGIA (E LA FILOSOFIA), MA NEMMENO LA SOCIOLOGIA SA DISTINGUERE TRA FAMIGLIA DEMOCRATICA E FAMIGLIA DI "MAMMASANTISSIMA" E DI "MAMMONA"...

"FAMILISMO AMORALE" E SOCIETÀ. LA FAMIGLIA CHE UCCIDE: IL LATO OSCURO DELLA FAMIGLIA. Una nota di Chiara Saraceno - a cura di Federico La Sala

(...) l’enfasi un po’ asfissiante sulla famiglia come panacea universale rende più muti e ciechi quando le cose non vanno (...)
giovedì 12 agosto 2010
[...] questa cecità al lato oscuro della famiglia, alle piccole o grandi
violenze che si producono al suo interno non solo quando c’è trascuratezza o abbandono, ma quando
l’intimità diviene mancanza - o non riconoscimento - di confini tra le persone e il senso di
appartenenza diventa pretesa di possesso, lascia particolarmente indifese le vittime di violenze
famigliari. Per vergogna, indicibilità, speranza che le cose cambino, malinteso senso di pudore, esse
spesso faticano a denunciarle e (...)

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> "FAMILISMO AMORALE" E SOCIETA’. ---- Ma i ragazzi crescono meglio in una famiglia arcobaleno che con un solo genitore (di Massimo Ammaniti)

domenica 13 gennaio 2013

Ma i ragazzi crescono meglio in una famiglia arcobaleno che con un solo genitore

di Massimo Ammaniti (Corriere della Sera, 13 gennaio 2013)

Oggi la famiglia tradizionale, ad esempio quella della Vienna asburgica descritta da Sigmund Freud, non rappresenta più il modello dominante: è sempre più frequente che un genitore single si occupi dell’educazione dei figli o più spesso dell’unico figlio oppure si creino famiglie ricomposte in cui convivono figli di precedenti legami con quelli nati dalla relazione attuale. È evidente che la tradizionale divisione dei ruoli si modifichi sostanzialmente: il genitore singolo può fare da padre e da madre allo stesso tempo oppure nelle famiglie ricomposte non è detto che il nuovo partner del genitore sia disposto a svolgere un ruolo genitoriale.

Questa breve premessa per dire che il mondo della famiglia deve essere visto con occhi nuovi e il dibattito su coppie gay o lesbiche dovrebbe necessariamente tener conto di questi cambiamenti.

Si tratta di un terreno scivoloso, infatti nelle proprie convinzioni intervengono modelli mentali profondamente introiettati durante l’infanzia nella propria famiglia oppure si fa riferimento a teorie psicologiche nate in un contesto culturale e sociale del passato. Come viene ribadito dalla sentenza di questi giorni della Cassazione, il dibattito non può non tenere conto dei dati di ricerche svolte in questo ambito, anche perché in altri Paesi si sono accumulate esperienze consistenti di famiglie di coppie omosessuali con figli.

In un recente articolo del 2011 pubblicato su una rivista francese, «Encephale», viene riferito che in Francia vi sono circa 200-300 mila bambini che vivono in famiglie omosessuali e pertanto servirebbero indagini più approfondite per valutare lo sviluppo dei bambini che crescono in queste famiglie.

Gli studi che sono stati effettuati fino ad ora, soprattutto negli Stati Uniti, mettendo a confronto famiglie di coppie omosessuali con quelle eterosessuali hanno messo in luce che i bambini di coppie omosessuali mostrano uno sviluppo psicologico non diverso dagli altri bambini. E questo non riguarda solo le capacità di socializzazione o il funzionamento affettivo ma anche la costruzione dell’identità di genere, ambito in cui potrebbero emergere maggiori difficoltà.

Gli studi non si fermano solo ai primi anni di vita dei bambini, che sono stati seguiti anche durante l’adolescenza, quando si sviluppa e si stabilizza l’orientamento sessuale e la stessa identità personale dei ragazzi. Anche in questo periodo non emergono differenze rilevanti e non sembrano emergere confusioni dell’identità di genere.

Sicuramente è ancora troppo presto per affermare che i bambini cresciuti in famiglie di coppie omosessuali non abbiano difficoltà in quanto questi studi devono essere replicati anche in gruppi più grandi utilizzando metodiche di indagine più approfondite. Tuttavia emergono fin da ora risultati abbastanza rassicuranti sullo sviluppo dei bambini di coppie omosessuali, che mostrano un funzionamento migliore dei bambini cresciuti in famiglie con un solo genitore.

Da queste osservazioni ci si può chiedere se sia realmente necessaria la presenza di un padre e di una madre in carne ed ossa o se non siano più significativi in famiglia modelli identificativi paterni e materni.

Questo tema era stato sviluppato in passato dallo psicoanalista Franco Fornari che aveva parlato di due codici simbolici, quello paterno e quello materno, che interverrebbero nella costruzione della personalità.

Mentre il codice materno è rappresentato dal principio di appartenenza, ossia la dimensione mentale di cura, di condivisione affettiva e di protezione soprattutto nei momenti di difficoltà, il codice paterno al contrario si basa sul riconoscimento delle capacità e dell’efficienza, sul sostegno dell’autonomia e dell’indipendenza favorendo in questo caso l’esplorazione e l’affermazione personale.

I due codici convivono in ognuno di noi, con una maggiore espressività, ma non sempre, del codice materno nelle donne e di quello paterno negli uomini, anche se ci sono esempi assolutamente contrastanti.

Ritornando alle coppie lesbiche o gay i due codici possono essere maggiormente personificati in uno o nell’altro partner, creando una dinamica di significati simbolici che vengono internalizzati dal bambino. Si tratta evidentemente di un’ipotesi ma che potrebbe spiegare perché i bambini di coppie omosessuali crescono adeguatamente raggiungendo una propria identità sessuale matura.

*Professore di Psicopatologia dello sviluppo all’Università La Sapienza di Roma


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