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CRISI POLITICA E "SACRA FAMIGLIA [UNITA]"!!! NON SOLO LA TEOLOGIA (E LA FILOSOFIA), MA NEMMENO LA SOCIOLOGIA SA DISTINGUERE TRA FAMIGLIA DEMOCRATICA E FAMIGLIA DI "MAMMASANTISSIMA" E DI "MAMMONA"...

"FAMILISMO AMORALE" E SOCIETÀ. LA FAMIGLIA CHE UCCIDE: IL LATO OSCURO DELLA FAMIGLIA. Una nota di Chiara Saraceno - a cura di Federico La Sala

(...) l’enfasi un po’ asfissiante sulla famiglia come panacea universale rende più muti e ciechi quando le cose non vanno (...)
giovedì 12 agosto 2010
[...] questa cecità al lato oscuro della famiglia, alle piccole o grandi
violenze che si producono al suo interno non solo quando c’è trascuratezza o abbandono, ma quando
l’intimità diviene mancanza - o non riconoscimento - di confini tra le persone e il senso di
appartenenza diventa pretesa di possesso, lascia particolarmente indifese le vittime di violenze
famigliari. Per vergogna, indicibilità, speranza che le cose cambino, malinteso senso di pudore, esse
spesso faticano a denunciarle e (...)

In risposta a:

> "FAMILISMO AMORALE" E SOCIETA’. LA FAMIGLIA CHE UCCIDE --- Quei secondogeniti illegali divenuti fantasmi. Sono i cinesi del limbo, hanno il permesso di vivere ma non di esistere.

mercoledì 4 novembre 2015

Quei secondogeniti illegali divenuti fantasmi

Sono i cinesi del limbo, hanno il permesso di vivere ma non di esistere. “Senza un documento- dice Li Xue- non potrò sposarmi. Così cerco di non innamorarmi”

di Giampaolo Visetti (la Repubblica, 04.11.2015)

PECHINO Huang Ziyu ha 24 anni e coltiva patate dolci in una serra a nord di Pechino. Ogni alba le carica su un carretto e va a venderle cotte al mercato di Chaoyang. «Vorrei diventare ingegnere - dice - trovare una ragazza, affittare una casa e sposarmi. Sopravvivo solo, dormo nella stalla e spero di morire prima di ammalarmi». È un cittadino cinese, ma per la Cina non esiste. Il partito-Stato lo considera fuorilegge dalla nascita.

La colpa di Huang Ziyu è essere nato due anni dopo sua sorella Xiaoying: è un secondogenito, venuto al mondo nell’era della Cina del «figlio unico». Quando la madre si è accorta di essere incinta per la seconda volta, ha dovuto scegliere: o abortire, o far perdere il posto da insegnante a suo marito. Aveva sempre sognato un figlio maschio: il padre di Huang Ziyu è stato licenziato e ha trovato uno stipendio in una miniera di carbone della Mongolia Interna. È morto sedici anni fa, in un incidente.

Huang Ziyu non è un caso-limite. Appartiene a un esercito di almeno 6,5 milioni di cinesi che hanno il permesso di vivere, ma non quello di esistere. Sono i cinesi del limbo, un corpo di reato, i figli minori generati violando la pianificazione famigliare imposta 37 anni fa da Deng Xiaoping. «Se i miei genitori avessero pagato la multa - dice - potrei avere una vita normale. Non avevano 3.700 yuan (circa 500 euro, ndr ), così sono diventato un fantasma».

Lo è anche Li Xue, 22 anni, cameriera in nero, otto anni meno della sorella Li Bin. «Senza un documento d’identità - ha detto al New York Times - non potrò mai sposarmi. Così mi sono vietata perfino di innamorarmi: nessun ragazzo cinese si metterebbe con una a cui è negato per legge avviare una famiglia».

Il raddoppio del limite di Stato alle nascite, annunciato dal presidente Xi Jinping da marzo 2016, non affronta la tragedia dei milioni di figli-fantasma nati illegalmente dal 1979. Lasciati soli, devono lottare come clandestini contro il proprio Stato che non li riconosce, contro la burocrazia, contro gli abusi dei funzionari. La loro condanna è non avere documenti, né l’ hukou , il permesso di soggiorno che apre le porte del welfare.

Niente istruzione, niente assistenza sanitaria, niente lavoro, niente casa, niente matrimonio, niente pensione. «Non posso nemmeno prendere il treno - dice Yao Jihan, barbiere di strada abusivo nel parco del Tempio del Cielo di Pechino - o un aereo. Per spostarsi occorre la tessera di residenza, come quella dei figli unici. Per i prigionieri dell’invisibilità, anche espatriare e ripartire da zero è uno sogno impossibile».

Legalizzare quelli che il partito comunista chiama «figli della disobbedienza», imporrebbe alla leadership il riconoscimento di un errore degenerato in abuso. Per decenni la carriera e lo stipendio dei funzionari sono dipesi dallo zelo con cui hanno imposto aborti forzati, sterilizzazioni, demolizioni e multe, negato identità, distribuito punizioni, o preteso tangenti. Ufficialmente la legge vieta la «vendetta della clandestinità ».

La realtà resta un’altra. «Ai secondogeniti già venuti al mondo - dice Yao Jihan - non sarà permesso di emergere dall’ombra. Nemmeno i nostri fratelli maggiori, ormai, vogliono condividere i loro diritti da figli unici».


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