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CRISI POLITICA E "SACRA FAMIGLIA [UNITA]"!!! NON SOLO LA TEOLOGIA (E LA FILOSOFIA), MA NEMMENO LA SOCIOLOGIA SA DISTINGUERE TRA FAMIGLIA DEMOCRATICA E FAMIGLIA DI "MAMMASANTISSIMA" E DI "MAMMONA"...

"FAMILISMO AMORALE" E SOCIETÀ. LA FAMIGLIA CHE UCCIDE: IL LATO OSCURO DELLA FAMIGLIA. Una nota di Chiara Saraceno - a cura di Federico La Sala

(...) l’enfasi un po’ asfissiante sulla famiglia come panacea universale rende più muti e ciechi quando le cose non vanno (...)
giovedì 12 agosto 2010
[...] questa cecità al lato oscuro della famiglia, alle piccole o grandi
violenze che si producono al suo interno non solo quando c’è trascuratezza o abbandono, ma quando
l’intimità diviene mancanza - o non riconoscimento - di confini tra le persone e il senso di
appartenenza diventa pretesa di possesso, lascia particolarmente indifese le vittime di violenze
famigliari. Per vergogna, indicibilità, speranza che le cose cambino, malinteso senso di pudore, esse
spesso faticano a denunciarle e (...)

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> "FAMILISMO AMORALE" E SOCIETA’. LA FAMIGLIA CHE UCCIDE --- Se un padre e una madre tornano adolescenti. Massimo Ammaniti analizza i pericoli (di Michela Marzano)

domenica 15 novembre 2015

Se un padre e una madre tornano adolescenti

Massimo Ammaniti analizza i pericoli che si annidano quando genitori insicuri e in perenne crisi non sono più riferimento certo per i propri figli

di Michela Marzano (la Repubblica, 15.11.2015)

      • LA FAMIGLIA ADOLESCENTE di Massimo Ammaniti LATERZA, PAGG. 95, EURO 15

Se i genitori sono degli eterni adolescenti come fanno i ragazzi e le ragazze a crescere e a diventare adulti? Se padri e madri sono insicuri e in perenne crisi, come possono essere un punto di riferimento per i propri figli? Sono queste alcune delle domande cui cerca di rispondere Massimo Ammaniti nel saggio La famiglia adolescente ripartendo dal concetto di adultescenza che, apparso negli Stati Uniti già negli anni Ottanta, ha poi avuto un notevole successo designando ormai anche in Europa quelle persone adulte per età, ma ancora adolescenti nel modo di vestirsi, negli atteggiamenti e negli interessi.

Per Ammaniti, la famiglia di oggi sarebbe una “famiglia liquida”, come direbbe Zygmunt Bauman, ossia non solo una famiglia in cui si sta sempre insieme e si condivide tutto, ma anche una famiglia in cui gli adolescenti, quelli veri, non troverebbero alcun aiuto per affrontare le complessità della vita.

Certo, l’adolescenza dei figli continua ad essere vissuta dai genitori come un periodo delicato, che irrompe nella vita familiare costringendo i genitori a confrontarsi con figli sempre alla ricerca di sensazioni forti e che, talvolta, finiscono col mettersi in pericolo. A differenza del passato però, quando il modello familiare era più rigido ed esisteva un’etica del dovere, oggi non ci sarebbe più alcuna capacità da parte dei genitori di arginare crisi e sbandamenti dei propri ragazzi.

Come si può aiutare un figlio quando si è ancora insicuri e si preferisce il ruolo di “madri-sorelle” o di “padri-fratelli” piuttosto che quello di guide e di consiglieri?

Nel corso degli ultimi cinquant’anni si è passati da una generazione di genitori autoritari che, a forza di imporre regole non erano capaci di riconoscere la specificità e il valore dei propri figli, a una generazione di genitori deboli, quasi presi in “ostaggio” da un ruolo che non sanno esercitare.

Ne hanno parlato illustri psicanalisti come Jacques Lacan, che non ha mai smesso di ricordare l’importanza del “nome del padre” e della necessità che i padri, appunto, trasmettessero il senso della “legge”. Esattamente come hanno fatto alcuni scrittori, non esitando a descrivere le proprie incertezze, come Michele Serra nel romanzo Gli sdraiati.

Ma allora quale sarebbe la soluzione, tornare indietro? Forse no, suggerisce Ammaniti basandosi sulla sua esperienza clinica e su molti studi. Forse basterebbe solo “cambiare marcia” e non confondere l’autorità con l’autoritarismo. Visto che nonostante la vita si sia allungata per tutti, i più piccoli continuano ad aver bisogno di figure adulte cui appoggiarsi e in cui credere, un padre o una madre di cui fidarsi. Non si tratta di ricreare barriere che hanno separato le generazioni, ma di capire che la separazione serve a salvaguardare la differenza che caratterizza ogni essere umano.


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