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PIANETA TERRA: AL DI LA’ DELA TEOLOGIA POLITICA ATEA E DEVOTA. "LEZIONI AMERICANE", PER IL DIALOGO E LA PACE ....

MOSCHEA A GROUND ZERO: BARACK OBAMA A FAVORE DI "CASA CORDOBA". Il presidente Usa: "Questa è l’America, qui c’è libertà di religione. La causa di Al Qaeda non è l’Islam" - a cura di Federico La Sala

Il progetto di costruire una moschea a Ground Zero continua a fare discutere l’America e la comunità internazionale, ma il presidente Barack Obama ha le idee molto chiare in proposito: il problema non esiste.
lunedì 16 agosto 2010 di Federico La Sala
[...] davanti ad alcuni rappresentanti della comunità musulmana, poco prima di una cena alla Casa Bianca per celebrare l’inizio del Ramadam, il mese sacro islamico, Obama ha concesso ai giornalisti alcune dichiarazioni ad hoc: "In quanto cittadino, in quanto presidente, credo che i musulmani abbiano lo stesso diritto di chiunque altro in questo Paese di praticare la loro religione. Questo include il diritto di costruire un luogo di culto e un centro di una comunità in una proprietà privata (...)

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> MOSCHEA A GROUND ZERO: BARACK OBAMA A FAVORE DI "CASA CORDOBA". --- Il coraggio di Obama sulla moschea a Ground Zero (di Andrea Riccardi)

domenica 15 agosto 2010

Il coraggio di Obama sulla moschea a Ground Zero

di Andrea Riccardi (Corriere della Sera, 15 agosto 2010)

In questo nostro tempo secolarizzato i luoghi di preghiera fanno talvolta discutere. A New York è stato approvato il progetto d’una moschea e un centro islamico a due passi da Ground Zero (ieri è arrivato l’appoggio del presidente Obama). C’è chi grida alla profanazione dell’11 Settembre, anche se tra i parenti dei caduti non c’è unanimità. Questa reazione rivela una forte convinzione: quel terribile attentato è dovuto all’islam in senso globale. L’opposizione alla moschea a Lower Manhattan evidenzia un problema della storia dei primi dieci anni del XXI secolo. La sfida islamica all’Occidente è stata l’elemento caratterizzante di questo periodo o si tratta di una semplificazione, nonostante le gravi difficoltà tra l’Occidente e i musulmani? Con un po’ di distacco cronologico dall’11 Settembre, è una discussione tutta da riprendere.

In America però, a novembre, ci sono le elezioni di metà mandato. Sempre difficili per un presidente. Un politico è portato a seguire gli umori e le paure d’un elettorato spaesato nel mondo globale. È un problema generale, non solo americano. Invece il sindaco di New York, Michael Bloomberg, ha approvato il progetto della moschea, ricordando come aprire una sinagoga e una chiesa cattolica proprio a Manhattan fu una difficile conquista della libertà religiosa, due secoli fa. Il presidente Obama non si è tenuto fuori. È intervenuto non tanto per simpatia verso l’islam, di cui è spesso accusato. Al Cairo, nel giugno 2009, aveva affermato «America e islam non devono essere in competizione». Parole giudicate politically correct, in un mondo memore dello scontro di civiltà.

Ieri, il presidente ha parlato da grande leader occidentale: «Siamo negli Stati Uniti e il nostro impegno a favore della libertà di culto deve essere inalterabile». Lo ha sottolineato con orgoglio: «Questa è l’America!». Ha lanciato una sfida ai terroristi, assassini dei musulmani, contestando loro di rappresentare l’islam. «Freedom» è stata la parola chiave del discorso: «I nostri nemici non rispettano la libertà religiosa». Negli Stati Uniti, la libertà è amica della religione, qualunque essa sia. Ne favorisce e ne protegge l’espressione concreta, come la costruzione di un tempio. Obama rifiuta che la libertà religiosa sia sacrificata alla paura a pochi passi da dove sta crescendo la Freedom Tower, un santuario della memoria e del dolore.

Ma le questioni dei luoghi di culto sono sempre complicate. In tanta polemica, si affacciano i cristiani ortodossi con una richiesta. La loro chiesa è stata distrutta dal crollo del World Trade Center e nessuno se ne occupa. Perché in fondo questa è New York: una grande pluralità di luoghi di preghiera in un mondo in cui la religione è vita concreta. La religione è anche preghiera. E la preghiera, prima di tutto, è invocazione a Dio e non odio. Del resto attorno a Ground Zero, come si vede nella vicina e piccola chiesa episcopaliana, c’è un gran bisogno di preghiera di fronte al male compiuto, al ricordo del dolore e all’incertezza del futuro.


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