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CRISI COSTITUZIONALE (1994-2010). DUE PRESIDENTI GRIDANO: "FORZA ITALIA"!!! .... LA DOMANDA E’: CHI E’ "PULCINELLA"?!

IMPEACHMENT?! SI’, PER IL FALSO PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA. IL VERO PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, GIORGIO NAPOLITANO, RISPONDE ALLE ACCUSE DEL PDL.

Dura nota del Quirinale contro Maurizio Bianconi, vicepresidente dei deputati pdiellini, che in un’intervista a Il Giornale aveva criticato il Capo dello Stato.
sabato 9 settembre 2000 di Federico La Sala
[...] In uno dei passi dell’intervista pubblicata ieri su "Il Giornale", il vicepresidente dei deputati del Pdl aveva detto: "Giorgio Napolitano sta tradendo la Costituzione. La Costituzione la puoi tradire non rispettandola, oppure fingendo di rispettarla»". E ancora: "Napolitano smentisce se stesso, con un atto di incoerenza gravissima, dicendo no al voto anticipato e sì alla ricerca di un governo tecnico». Una serie di affermazioni che hanno provocato oggi la reazione del Quirinale [...] (...)

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> IMPEACHMENT?! SI’, PER IL FALSO PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA.... --- Chi pensa che il Capo dello Stato tradisca la Costituzione, ha il potere e il dovere di chiederne la messa in stato d’accusa da parte del Parlamento, secondo quanto prevede la stessa Carta fondamentale. È il pensiero che il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

lunedì 16 agosto 2010


-  LA REPLICA AL PRESSING POLITICO

-   Napolitano: "Tradisco Costituzione?
-  Chieda l’impeachment contro di me"

-  Il Capo dello Stato risponde alle affermazioni del capogruppo Bianconi nell’intervista concessa domenica al Giornale di Feltri

ROMA Chi pensa che il Capo dello Stato tradisca la Costituzione, ha il potere e il dovere di chiederne la messa in stato d’accusa da parte del Parlamento, secondo quanto prevede la stessa Carta fondamentale. È il pensiero che il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano affida a una nota da parte del Quirinale, in risposta al pressing politico che alcuni esponenti del Pdl stanno attuando in questi giorni sul tema delle possibili iniziative del Capo dello Stato in caso di definitiva crisi di Governo. In particolare, la replica giunge il giorno dopo un’intervista intervista apparsa sul quotidiano Il Giornale domenica 15 agosto, in cui l’onorevole Maurizio Bianconi, vice-presidente del gruppo dei deputati del Pdl e componente della Commissione Affari Costituzionali e del Comitato parlamentare per i procedimenti di accusa, si è abbandonato ad «affermazioni avventate e gravi».

Il colloquio sotto accusa

Nella conversazione che ha suscitato l’indignazione del Quirinale, l’esponente del Popolo della libertà ha accusato Napolitano di aver fatto «retromarcia» dopo aver affidato a Berlusconi l’incarico di formare il governo «sostenendo che in questo sistema bipolare, col premier indicato sulla scheda, è il risultato elettorale a determinare l’assegnazione degli incarichi». «Ora, invece, Napolitano smentisce se stesso, con un atto di incoerenza gravissima, dicendo no al voto anticipato e sì alla ricerca di un governo tecnico - ha continuato Bianconi - Formando il governo, lo stesso Napolitano ha accreditato una prassi che ora non può smentire. Un altro presidente della Repubblica potrebbe farlo, lui ormai non può più tornare indietro, perchè si è autovincolato. Se tu stesso hai garantito una Costituzione materiale basata sul risultato elettorale, cercando un governo diverso in Parlamento, non stai rispettando la Costituzione ma solo contraddicendo te stesso».

L’indignazione del Quirinale

Puntuale la replica del Colle che stigmatizza il duro attacco subito. «Essendo questa materia - osserva la nota ufficiale della presidenza della Repubblica - regolata dalla stessa Carta (di cui l’onorevole Bianconi è di certo attento conoscitore), se egli fosse convinto delle sue ragioni avrebbe il dovere di assumere iniziative ai sensi dell’articolo 90 e relative norme di attuazione». «Altrimenti - conclude la nota diffusa dal Quirinale - le sue resteranno solo gratuite insinuazioni e indebite pressioni, al pari di altre interpretazioni arbitrarie delle posizioni del Presidente della Repubblica e di conseguenti processi alle intenzioni».

La norma della Costituzione chiamata in causa

L’articolo 90 della Carta afferma che «il Presidente della Repubblica non è responsabile degli atti compiuti nell’esercizio delle sue funzioni, tranne che per alto tradimento o per attentato alla Costituzione. In tali casi è messo in stato di accusa dal Parlamento in seduta comune, a maggioranza assoluta dei suoi membri». In Italia l’unico precedente risale al 1991 quando il Pci e altre forze di opposizione attivarono tale procedura contro il presidente delal Repubblica Francesco Cossiga.


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