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CATTOLICESIMO, BERLUSCONISMO, E "CHARISMA": UNA QUESTIONE MORALE E POLITICA - EPOCALE. AL GOVERNO DELLA CHIESA UN PAPA CHE PREDICA CHE GESU’ E’ IL FIGLIO DEL DIO "MAMMONA" ("Deus caritas est") E AL GOVERNO DELL’ **ITALIA** UN PRESIDENTE DI UN PARTITO (che si camuffa da "Presidente della Repubblica"), che canta "Forza Italia" con il suo "Popolo della libertà" (1994-2010).

I COCCODRILLI, IL CAIMANO, E "L’AUTOCRITICA DEI CATTOLICI ITALIANI". Una nota di Gian Enrico Rusconi - a c. di Federico La Sala

(....) in Cl non ho visto sinora alcun cenno di autocritica da parte dei loro uomini che sono (stati) oggettivamente organici al berlusconismo (...)
domenica 22 agosto 2010 di Federico La Sala
[...] i cattolici italiani devono ripensare radicalmente il rapporto tra politica e società civile, di cui si sentono a ragione parte rilevante. Non possono limitarsi a scaricare la responsabilità sulla cattiva politica del presente. Una schietta autocritica sulla loro esperienza dell’ultimo quindicennio è la premessa per ricominciare con maggiore coerenza e credibilità. La società civile ha bisogno della politica [...]
IL POTERE E LA GRAZIA. I SANTI PATRONI - IN MOSTRA. NEL NOME DEL DIO (...)

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> I COCCODRILLI, IL CAIMANO, E "L’AUTOCRITICA DEI CATTOLICI ITALIANI". ---- Sui rom i vescovi attaccano il governo “Non si cacciano” - Mons Giancarlo Perego Mette in guardia dal «meccanismo di intolleranza verso i Rom innescato dall’Italia» (di Giacomo Galeazzi).

lunedì 23 agosto 2010

Sui rom i vescovi attaccano il governo “Non si cacciano”

di Giacomo Galeazzi (La Stampa, 22 agosto 2010)

«L’Italia non può decidere di espellere in modo indiscriminato i rom né altri cittadini comunitari». Monito della Cei al governo attraverso una dura replica della fondazione «Migrantes» al ministro degli Interni Roberto Maroni che aveva ventilato la possibilità che l’Italia decida di espellere anche immigrati comunitari. «Il governo non può decidere autonomamente in riferimento a una politica Ue che invece stabilisce il diritto di insediamento e di movimento», avverte su Radio Vaticana monsignor Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes della Conferenza episcopale. Uno stop che si unisce alle forti critiche della Santa Sede a Sarkozy per i rimpatri di rom.

«Secondo la legislazione europea e il principio di proporzionalità, non si possono calpestare i diritti dei singoli e prendere decisioni contro intere comunità in funzione dell’ordine pubblico», ha ammonito giovedì l’arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del Pontificio consiglio per i migranti e gli itineranti. I rimpatri sono «provvedimenti drastici ed errrati che non posso essere presi in un contesto europeo», denuncia il Vaticano. E la Cei rafforza l’altolà a «atti illegittimi» che «riguardano persone che hanno il diritto di movimento in Europa e d’insediamento». Francia e Italia, dunque, accomunate da una linea che la Chiesa condanna come «ingiusta e sbagliata». A giudizio della Cei «l’azione che avviene contro i rom oggi non è una politica migratoria (in Italia, l’80% dei rom è italiano) ma è una discriminazione nei confronti di una popolazione che non si è riusciti a gestire attraverso canali di tipo sociale-scolastico e di accompagnamento».

La colpa è della mancata «tutela di una popolazione che ha subito fortemente la modifica di una società agricola industriale». Sono altre, raccomandano i vescovi, le strade da seguire, ossia una nuova legge sulla cittadinanza, cioè «un percorso che premi soprattutto i bambini che nascono in Italia, o che sono già nati in Italia in modo che possano diventare cittadini al momento della nascita e che valorizzi la partecipazione al voto in particolare amministrativo».

La Cei chiede una norma che aiuti «da subito l’integrazione, la partecipazione e la responsabilità comune». Immediate le reazioni politiche. Il Pd, attraverso Sandro Gozi, capogruppo nella commissione Politiche della Ue di Montecitorio, sottoscrive il pronunciamento dei vescovi.

Il sottosegretario agli Interni Alfredo Mantovano (Pdl) ribatte che «non si può stare in un paese europeo senza alcun tipo di reddito» e «non si può ammettere la mendicità o atti illeciti o lo sfruttamento dei minori». Sono principi «già contenuti nella norma europea»: ciò che non funziona è «il meccanismo sanzionatorio, troppo blando». Insorge Alexian Santino Spinelli, musicista, intellettuale e professore universitario di etnia rom: «Mancano solo i forni crematori ma siamo al genocidio culturale. Nel silenzio si stanno creando le barriere razziali, mentre siamo presenti sul territorio italiano da sei secoli».

Protesta anche la Comunità di Sant’Egidio: «In una difficile situazione politica i rom sono un facile capro espiatorio è molto semplice, però gli sgomberi collettivi sono vietati dall’Ue in quanto coinvolgono cittadini comunitari. Non si può cacciare la più grande minoranza europea, una minoranza senza Stato, con cui bisogna fare i conti».

Concorda il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, esponente del Pdl: «Il concetto del rimpatrio deve essere strettamente legato all’accertamento di una illegalità. Non si possono fare dei rimpatri semplicemente su base etnica».


“Questa intolleranza può creare in Europa un effetto domino”

intervista a mons. Giancarlo Perego,

a cura di Giacomo Galeazzi (La Stampa, 22 agosto 2010)

«L’Italia ha dato il cattivo esempio alla Francia e ora va subito fermato l’effetto-domino che rischia di infiammare il resto d’Europa e contagiare soprattutto i paesi orientali». Mette in guardia dal «meccanismo di intolleranza verso i Rom innescato dall’Italia» monsignor Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes della Cei.

Cosa c’entra il governo di Roma con le espulsioni dei rom in Francia?

«E’ a partire dalle errate politiche dell’immigrazione del governo italiano che in Europa si è messo in moto un "effetto moltiplicatore" che sta producendo gravi danni sociali in Francia. Abbiamo di fronte una situazione potenzialmente esplosiva che può sfuggire di mano alle autorità nazionali e che soprattutto ad Est (Ungheria e Slovacchia) minaccia oggi di assumere forme particolarmente violente di intolleranza contro un popolo già ai margini e sempre più duramente provato dalla situazione di disagio economico generalizzato».

Di chi è la colpa?

«A forza di irresponsabili campagne propagandistiche e di provvedimenti demagogici a livello centrale e locale, è stata addebitata ai rom la colpa delle difficoltà economiche delle famiglie italiane. In pratica, queste popolazioni nomadi sono state trasformate in capri espiatori per spostare strumentalmente l’attenzione dell’opinione pubblica dalle vere cause della crisi».

Nelle discriminazioni esiste un «modello Italia» esportato in Europa?

«Purtroppo sì. E’ un meccanismo pericoloso che, una volta avviato, finisce fuori controllo, in direzione di un’escalation di discriminazioni, violenze e persecuzioni. Con indecente mistificazione in Italia i rom sono stati ritenuti e indicati all’opinione pubblica come i responsabili di mali sociali che invece sono legati ai mondi finanziari e politici. Assistiamo a un’azione demagogica e strumentale per gettare fumo negli occhi alle famiglie italiane pesantemente colpite dalla crisi economica. Si usa spregiudicatamente un popolo inerme per nascondere la reale origine dei problemi, e cioè i tagli al Welfare e gli errori nelle politiche migratorie. Il pessimo esempio italiano sta facendo scuola in Europa.

I rom impoveriscono un paese?

«Assolutamente no. Le famiglie non devono certo il loro disagio a qualche centinaio di rom che ora si vuole allontanare a forza, bensì da bufere finanziarie globali e dai radicali tagli alla spesa sociale che penalizzano la vita quotidiana delle persone. Il contesto italiano ed europeo è segnato da intolleranze che i governi invece di contrastare favoriscono con politiche sbagliate. Come ha ricordato anche il cardinale Bagnasco nella sua ultima prolusione, in Italia esistono situazioni dolenti e discriminazioni allarmanti emerse con i fatti di Rosarno e con l’incendio di un campo rom alla periferia milanese. Manca l’impegno per una fondamentale strategia di integrazione degli immigrati e di ogni altra minoranza, come quella dei rom. Servono il superamento di quartieri o isole etniche nelle città, una nuova politica fiscale, della casa, dell’accompagnamento sociale e della sicurezza sociale. La "città di eguali" va costruita coniugando l’accoglienza con la tutela dei diritti fondamentali delle persone e, tra i valori non negoziabili anche in politica, c’è un’accoglienza rispettosa delle leggi e mirata a favorire l’integrazione».


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