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CATTOLICESIMO, BERLUSCONISMO, E "CHARISMA": UNA QUESTIONE MORALE E POLITICA - EPOCALE. AL GOVERNO DELLA CHIESA UN PAPA CHE PREDICA CHE GESU’ E’ IL FIGLIO DEL DIO "MAMMONA" ("Deus caritas est") E AL GOVERNO DELL’ **ITALIA** UN PRESIDENTE DI UN PARTITO (che si camuffa da "Presidente della Repubblica"), che canta "Forza Italia" con il suo "Popolo della libertà" (1994-2010).

I COCCODRILLI, IL CAIMANO, E "L’AUTOCRITICA DEI CATTOLICI ITALIANI". Una nota di Gian Enrico Rusconi - a c. di Federico La Sala

(....) in Cl non ho visto sinora alcun cenno di autocritica da parte dei loro uomini che sono (stati) oggettivamente organici al berlusconismo (...)
domenica 22 agosto 2010 di Federico La Sala
[...] i cattolici italiani devono ripensare radicalmente il rapporto tra politica e società civile, di cui si sentono a ragione parte rilevante. Non possono limitarsi a scaricare la responsabilità sulla cattiva politica del presente. Una schietta autocritica sulla loro esperienza dell’ultimo quindicennio è la premessa per ricominciare con maggiore coerenza e credibilità. La società civile ha bisogno della politica [...]
IL POTERE E LA GRAZIA. I SANTI PATRONI - IN MOSTRA. NEL NOME DEL DIO (...)

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> I COCCODRILLI, IL CAIMANO, E "L’AUTOCRITICA DEI CATTOLICI ITALIANI". ---- Tra trono e altare alleanza al tramonto (di Carlo Galli).

mercoledì 25 agosto 2010

Tra trono e altare alleanza al tramonto

di Carlo Galli (la Repubblica, 25 agosto 2010)

Che "Famiglia Cristiana" attacchi Berlusconi e la sua politica con argomenti - fondatissimi e di per sé evidenti - che mescolano l’indignazione civile e lo sdegno religioso non ha nulla di "disgustoso". È semplicemente la dimostrazione di una verità quasi bimillenaria: che la Chiesa cattolica è capace di stringere compromessi con ogni potere, di allearsi con potenze mondane di ogni risma - da Costantino a Mussolini, solo per dare un’idea.

Ed è capace di agire con la spregiudicatezza che la politica richiede, trovando sempre (del resto non è troppo difficile) il modo di giustificare il proprio operato, davanti a se stessa e davanti al mondo. Ma che da questi abbracci la Chiesa sa anche sciogliersi per tempo, quando le diventano scomodi.

E questo perché la Chiesa non ha mai una politica soltanto, ma ne ha sempre altre di riserva. Ed è "con riserva" che sta nelle cose del mondo, senza sposare mai una causa una volta per tutte: del resto, è la Sposa di Cristo, non di questo o di quel potere.

Questa intrinseca duplicità deriva dal fatto che la radice religiosa del messaggio di cui la Chiesa è portatrice ha almeno due lati: quel messaggio è da una parte una volontà di organizzazione del mondo sul fondamento stabile del dogma e del magistero delle gerarchie. E per questo motivo la Chiesa è organismo politico, che si confronta con altri, secondo logiche di potenza. E’ la Chiesa costantiniana, che cerca il potere per essere in grado di esercitare in sicurezza la propria missione. Ma d’altra parte quel messaggio è anche la potenza profetica del Dio che libera dal peccato e dall’oppressione, del Dio che mobilita gli animi, muove le coscienze, e suscita gli scandali.

E’ anche questa una Chiesa politica, sia chiaro; ma di una politica caritatevole e battagliera, per nulla diplomatica o benpensante, che nel corso della storia si è sempre affiancata criticamente alla Chiesa gerarchica; e questa, per quanto l’abbia temuta e, per quanto possibile, normalizzata, non ne ha mai potuto prescindere. La Chiesa è entrambe le cose, contemporaneamente; fa coesistere in sé gli opposti. Non è un’azienda in cui regni la volontà unica del padrone, ma una realtà per sua natura complessa e plurima. Anche il rigido centralismo vaticano, il primato del Papa, si confronta con questa ricchezza inesauribile, a cui dà sì una direzione ma non un’uniformità totale.

Non c’è da stupirsi, quindi, se dentro la Chiesa cattolica le posizioni su Berlusconi sono differenziate: su queste differenze ha giocato, del resto, lo stesso premier, che, col caso Boffo, ha sfruttato a proprio vantaggio i contrasti fra la Cei e la Segreteria di Stato; mentre su altre differenze, ora, inciampa. "Famiglia Cristiana", da parte sua, non è nuova a questo esercizio di critica: e quindi non ci sarebbe da stupirsi.

Ma forse la destra sta fiutando - nell’asprezza, nella libertà, nella costanza degli attacchi del settimanale - un cambiamento di vento nelle stesse gerarchie, con le quali ha stipulato molti e vantaggiosi (per entrambi) compromessi, scambiando benefici fiscali e acquiescenze verso gli aspetti più chiusi del magistero (sulla bioetica e sulla biopolitica) con un appoggio politico di fatto. Un appoggio per nulla scontato poiché il modello d’uomo e di società proposto dalla destra di Berlusconi e Bossi - per non parlare del troppo laico Fini - non dovrebbe essere gradito alla sensibilità religiosa.

In ogni caso, la settimana scorsa, a un analogo attacco di "Famiglia Cristiana" era stato risposto, da parte della destra, con l’invito agli estensori - evidentemente ritenuti ignari - a ripassare i capisaldi della dottrina sociale della Chiesa, e, con un po’ più di verosimiglianza, a non dimenticare i tanti segni tangibili della vicinanza di questo governo alle richieste delle gerarchie.

Nelle risposte davvero sopra le righe a "Famiglia Cristiana" (rea di darsi alla "pornografia politica"), c’è forse solo l’esasperazione di una maggioranza in crisi per ben altri motivi. Ma potrebbe anche esserci la preoccupazione di Berlusconi di perdere, dopo Casini e Fini, e - chissà - Bossi e Tremonti, anche la benevolenza vaticana. Forse il fido Letta non è riuscito a far digerire Oltretevere le nuove minacciate leggi di ispirazione leghista contro immigrati e rom; o forse le gerarchie si rendono conto che dal Cavaliere hanno spremuto tutto quello che si poteva, e che la sua politica ormai di rottura, di lotta disperata per la sopravvivenza, non è più in grado di garantire quello spazio che la Chiesa chiede per sé e per le proprie istanze in Italia.

Forse la prospettiva di un clima di divisione permanente - che mette a rischio l’unità dello Stato (tema spesso sollevato ad altissimo livello, in queste settimane) e della società, e che spezza l’unità dei cattolici (come "Famiglia Cristiana" denuncia) - comincia a interessare meno i vertici della Chiesa. Che non vogliono e non possono legare il loro destino a quello di un’avventura politica ormai incerta, e mandano messaggi trasversali come sanno fare. Forse, un’alleanza fra trono e altare - un buon affare per entrambi, ma di solito più per il secondo che non per il primo - sta tramontando, e il trono comincia a temere per la propria stabilità.


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