IL CASO
Neonato morto, giallo a Roma
"C’è stata una lite tra ostetriche"
Il decesso in ospedale due giorni dopo il parto. I genitori hanno presentato
una denuncia per negligenze da parte del personale medico
di ANNA MARIA LIGUORI
ROMA - Un neonato due giorni dopo essere venuto alla luce è morto al Policlinico Casilino di Roma. I genitori, due romani di 30 e 26 anni, sospettano che dietro al decesso ci siano negligenze del personale medico. Hanno presentato ieri mattina una denuncia alla procura di Roma segnalando tra l’altro che poco prima del parto, avvenuto con un taglio cesareo, c’era anche stato un diverbio tra due ostetriche e un medico sulle modalità di intervento da eseguire.
«Le due donne volevano intervenire e tagliare subito - chiarisce il padre - ma il medico non ha voluto. Ho sentito che c’era di mezzo un cambio di turno». E ancora: «Se c’è qualcuno che ha sbagliato paghi» si è sfogato il padre del bimbo. «Ci sono tante cose che già dal primo giorno sono andate storte. A oggi io non so perché mio figlio è morto. Non mi sembra sia stato fatto il massimo: ci sono state negligenze». Tutto succede la scorsa settimana. «Il 26 agosto - ha subito raccontato il padre ad una cronista dell’Ansa - mia moglie ha partorito con un cesareo, circa 14 giorni prima dell’intervento programmato, perché aveva dei dolori. Ho insistito perché venisse fatto il cesareo. Alle 20.47 è nato il bimbo».
Il bimbo, che si chiama Jacopo, sta bene. Viene messo nella culletta termica e non presenta problemi. Il padre raggiunge la moglie in camera e scende al nido dopo un ora. Il bimbo è intubato. «Aveva problemi respiratori - continua il padre - la mattina dopo ci hanno detto che durante la notte mio figlio si era tolto il tubo da solo. Nel pomeriggio sembrava che le condizioni stessero migliorando ma la mattina del 28 agosto la situazione era peggiorata per una crisi respiratoria: è un problema metabolico. Hanno parlato di trasferirlo prima al Bambino Gesù, poi all’Umberto I. Mentre aspettavamo l’ambulanza per il trasporto le condizioni del bimbo sono diventate critiche. Poi ci hanno comunicato che non c’era più niente da fare».
* la Repubblica, 31 agosto 2010