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CASO SAKINEH. DONNE, UOMINI, E VIOLENZA: USCIRE DALLA ’PREISTORIA’. Che si apra finalmente la guerra alla violenza sulle donne ovunque, perché quella sulle donne è violenza capace di tutto e buona a nulla ....

LA BIBBIA, IL CORANO, E LA LAPIDAZIONE: "LA" PIETRA SU CUI SI FONDA "LA" CIVILTA’!!! Una nota di Shukri Said e un’intervista a Franco Cardini di Elisa Battistini

La battaglia per i diritti umani non si fa saltuariamente. Per una Sakineh di cui traspare la triste storia, ci sono nel mondo tante altre donne, troppe, che anonimamente subiscono violenze e torture intollerabili.
venerdì 10 settembre 2010 di Federico La Sala
[...] La violenza di tanti regimi è così antica e feroce che, anche per difendersene, le donne hanno mantenuto nei secoli le loro mutilazioni genitali, cioè la rinuncia alla sessualità. Non possiamo convincerle ad abbandonare definitivamente quelle pratiche se non combattiamo i regimi che infieriscono sulle donne tutte le volte che si affaccia il loro diritto alla femminilità. Se la democrazia non può essere esportata, come esperienze ancora in corso (...)

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> CASO SAKINEH. --- Corano bruciato e donna lapidata? (di Lorenzo Mondo).

domenica 12 settembre 2010

Corano bruciato e donna lapidata?

di LORENZO MONDO La Stampa, 12/9/20)

Il mondo in balia di un idiota. È l’esatto e lapidario giudizio espresso sulla pensata del reverendo, si fa per dire, Terry Jones, pastore di una minuscola, insignificante Chiesa battista degli Stati Uniti, che ha promesso di bruciare pubblicamente alcune copie del Corano.

Immediata è stata la reazione del generale Petraeus, comandante delle truppe americane in Afghanistan, contro un gesto delirante che - ha detto - potrebbe causare la morte di molti dei suoi soldati. Ma non è soltanto quel teatro di guerra, dove opera il fondamentalismo talebano, a essere in ebollizione.

Crescono le proteste e si minacciano attentati in varie parti dell’ecumene islamica. C’era in fondo da aspettarselo: le famose vignette satiriche su Maometto, che avevano già suscitato tanta rabbia, sono sopravanzate dall’oltraggio al libro sacro che, per i musulmani, non venne ispirato ma dettato da Dio, virgola dopo virgola, al suo profeta.

Noi, cristiani o agnostici, pur deplorando il rogo spettacolare di un libro, caro a moltitudini di credenti, assistiamo con apprensione alla persistenza di un radicalismo religioso così primitivo e minaccioso. Così esteso, al confronto delle minoranze fondamentaliste che allignano nell’americana «cintura della Bibbia».

Chi bruciasse una Bibbia, con tutta l’enfasi possibile, passerebbe da noi inosservato e non, necessariamente, per indifferenza nei riguardi del sacro testo. Perché varrebbe semmai, in linea con i suoi insegnamenti, la sollecitudine per le persone. Nella particolare contingenza, ci preoccupa la sorte delle comunità cristiane del Medio Oriente che, già perseguitate oltre misura, rischiano adesso di pagare un ulteriore tributo di sangue.

Ma non si tratta soltanto d’una questione, per così dire, di famiglia. Accanto agli stolidi propositi del signor Jones abbiamo letto sui giornali, con inquietante coincidenza, i malcerti sviluppi del caso Sakineh, la donna iraniana condannata a morte (l’esecuzione della sentenza è stata sospesa solo provvisoriamente). Non vorremmo che un rogo cartaceo offrisse un pretesto agli ayatollah di Teheran per procedere alla lapidazione effettiva di una donna, in spregio alla mobilitazione degli occidentali «sacrileghi» per la sua salvezza.

Lo «scontro di civiltà» previsto dal politologo Hungtinton si scongiura, oltreché dialogando con l’Islam moderato, evitando anche offensive provocazioni.


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