Corano bruciato e donna lapidata?
di LORENZO MONDO La Stampa, 12/9/20)
Il mondo in balia di un idiota. È l’esatto e lapidario giudizio espresso sulla pensata del reverendo, si fa per dire, Terry Jones, pastore di una minuscola, insignificante Chiesa battista degli Stati Uniti, che ha promesso di bruciare pubblicamente alcune copie del Corano.
Immediata è stata la reazione del generale Petraeus, comandante delle truppe americane in Afghanistan, contro un gesto delirante che - ha detto - potrebbe causare la morte di molti dei suoi soldati. Ma non è soltanto quel teatro di guerra, dove opera il fondamentalismo talebano, a essere in ebollizione.
Crescono le proteste e si minacciano attentati in varie parti dell’ecumene islamica. C’era in fondo da aspettarselo: le famose vignette satiriche su Maometto, che avevano già suscitato tanta rabbia, sono sopravanzate dall’oltraggio al libro sacro che, per i musulmani, non venne ispirato ma dettato da Dio, virgola dopo virgola, al suo profeta.
Noi, cristiani o agnostici, pur deplorando il rogo spettacolare di un libro, caro a moltitudini di credenti, assistiamo con apprensione alla persistenza di un radicalismo religioso così primitivo e minaccioso. Così esteso, al confronto delle minoranze fondamentaliste che allignano nell’americana «cintura della Bibbia».
Chi bruciasse una Bibbia, con tutta l’enfasi possibile, passerebbe da noi inosservato e non, necessariamente, per indifferenza nei riguardi del sacro testo. Perché varrebbe semmai, in linea con i suoi insegnamenti, la sollecitudine per le persone. Nella particolare contingenza, ci preoccupa la sorte delle comunità cristiane del Medio Oriente che, già perseguitate oltre misura, rischiano adesso di pagare un ulteriore tributo di sangue.
Ma non si tratta soltanto d’una questione, per così dire, di famiglia. Accanto agli stolidi propositi del signor Jones abbiamo letto sui giornali, con inquietante coincidenza, i malcerti sviluppi del caso Sakineh, la donna iraniana condannata a morte (l’esecuzione della sentenza è stata sospesa solo provvisoriamente). Non vorremmo che un rogo cartaceo offrisse un pretesto agli ayatollah di Teheran per procedere alla lapidazione effettiva di una donna, in spregio alla mobilitazione degli occidentali «sacrileghi» per la sua salvezza.
Lo «scontro di civiltà» previsto dal politologo Hungtinton si scongiura, oltreché dialogando con l’Islam moderato, evitando anche offensive provocazioni.