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EVANGELO E TEOLOGIA POLITICA DEL "MENTITORE". PER IL "RISCHIARAMENTO" ("AUFKLARUNG") NECESSARIO, CHE GIA’ DANTE SOLLECITAVA ...

KANT E SAN PAOLO. COME IL BUON GIUDIZIO ("SECUNDA PETRI") VIENE (E VENNE) RIDOTTO IN STATO DI MINORITA’ DAL GIUDIZIO FALSO E BUGIARDO ("SECUNDA PAULI"). Una pagina di Kant e una nota di Federico La Sala

sabato 18 gennaio 2014
Foto. Frontespizio dell’opera di Thomas Hobbes Leviatano.
[...] un medico, un giudice, o un uomo politico, può avere in capo molte belle regole patologiche, giuridiche o politiche, al punto da poter diventare egli stesso un profondo insegnante in proposito, e tuttavia cade facilmente in errore nell’applicazione di esse, o perché manca di capacità naturale di giudizio (...) o anche per il fatto che egli non è stato sufficientemente addestrato per questo giudizio, mediante esempi e pratica (...)

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> KANT E SAN PAOLO. --- Ma Charlie è blasfemo? "Blasfemia, diritti e libertà. Una discussione dopo le stragi di Parigi" (di C. Melzi d’Eril e G. E. Vigevani)

lunedì 11 gennaio 2016


A un anno dalla strage

Ma Charlie è blasfemo?

di Carlo Melzi d’Eril e Giulio Enea Vigevani (Il Sole-24 Ore, Domenica, 10.01.2016)

      • Il volume Blasfemia, diritti e libertà. Una discussione dopo le stragi di Parigi, a cura di Alberto Melloni verrà presentato domani nella Sala Zuccari del Senato. Ne parleranno assieme a Melloni, la giurista Barbara Randazzo, la pastora Lidia Maggi e Guido Vitale direttore di Pagine Ebraiche.

Un anno dopo la strage, la copertina di Charlie Hebdo mostra l’immagine del carnefice: è Dio con il mitra in spalla, che ancora fugge con l’abito insanguinato. Questa è un’immagine blasfema? E, se blasfema, è illecita? Sicuramente aiuta ad avere gli strumenti per deciderlo un bel libro curato da Alberto Melloni, Francesca Cadeddu e Federica Meloni, Blasfemia, diritti e libertà, fresco di stampa per il Mulino. È un confronto tra storici, teologi, filosofi e giuristi sul tema della parola che offende il sacro: si va dall’evoluzione del concetto di blasfemia, al racconto di episodi di vilipendi storici - con qualche esempio in forma di immagine - e di persecuzioni, fino al tentativo di definire i limiti dell’intervento statale nella punizione. Il volume mantiene quel che Melloni promette nell’introduzione, ovvero «fornire [...] conoscenze giuridiche, politiche, storiche e teologiche che servano a comprendere e giudicare fatti, atti, ragioni, sfondi - incluso quello ambivalente della “blasfemia”».

Dai saggi non emerge una risposta univoca, anzi le posizioni sono diverse e a volte in contrasto tra loro. Ciò non ci pare discendere soltanto dalle credenze personali ma anche dalle differenti prospettive delle scienze di cui gli autori sono esponenti. Gli studiosi della società - antica o contemporanea - hanno un’ottica che consente di affermare l’inopportunità e financo la pericolosità di alcune espressioni oltraggiose, specie in alcuni passaggi storici o in contesti culturalmente non omogenei, con diversi gradi di tolleranza all’irrisione.

Il giurista, invece, lo evidenzia bene Giancarlo Bosetti, sembra avere una via maestra: quella di riconoscere che il diritto a non essere offesi nei propri sentimenti religiosi debba passare attraverso una porta stretta. Il poco spazio che gli ordinamenti liberali possono riservare ai reati a presidio delle fedi deriva dalla constatazione che le religioni sono anche dei poteri che condizionano la vita pubblica. E come ogni altro potere, esse meritano, con le parole di Rushdie citate da Mauro Gatti, «le critiche, la satira e tutta la nostra impavida irriverenza».

Del resto, in una società laica, le convinzioni religiose non hanno maggiore dignità e valore rispetto a quelle filosofiche, politiche o di altro genere. E quindi, come nessuno può invocare la forza dello Stato per offese a una propria qualunque ideologia, analogamente, in una società davvero aperta, i fedeli non hanno strumenti giuridici per opporsi alla critica, anche feroce o irrisoria, alle religioni, soprattutto quando queste non si curano solo d’anime.

A conferma di ciò, non è certo un caso che in Europa negli ultimi decenni le leggi che puniscono la blasfemia siano sempre meno e sempre meno applicate. E pure negli Stati Uniti, ove nel Primo Emendamento sono incise una accanto all’altra la neutralità nei confronti delle religioni e la libertà di parola, già negli anni ’50 la Corte Suprema ha stabilito che «lo Stato non ha alcun legittimo interesse a proteggere una qualsiasi religione, o tutte le religioni da espressioni a loro sgradite», come ricorda ancora Gatti.

La violenza contro Charlie ha mutato il clima e ha fatto sostenere a taluno, forse per un principio di prudenza, che vietare l’offesa alla religione fosse una buona soluzione.

Al contrario, grazie anche alla lettura del libro, a noi piace ancora un legislatore che rinuncia a usare lo strumento penale contro il blasfemo, invece di cercargli «l’anima a forza di botte», come nella Spoon River di De Andrè.


UN BLASFEMO (DIETRO OGNI BLASFEMO C’E’ UN GIARDINO INCANTATO) *

-  Mai più mi chinai e nemmeno su un fiore,
-  più non arrossii nel rubare l’amore
-  dal momento che Inverno mi convinse che Dio
-  non sarebbe arrossito rubandomi il mio.

-  Mi arrestarono un giorno per le donne ed il vino,
-  non avevano leggi per punire un blasfemo,
-  non mi uccise la morte, ma due guardie bigotte,
-  mi cercarono l’anima a forza di botte.

-  Perché dissi che Dio imbrogliò il primo uomo,
-  lo costrinse a viaggiare una vita da scemo,
-  nel giardino incantato lo costrinse a sognare,
-  a ignorare che al mondo c’e’ il bene e c’è il male.

-  Quando vide che l’uomo allungava le dita
-  a rubargli il mistero di una mela proibita
-  per paura che ormai non avesse padroni
-  lo fermò con la morte, inventò le stagioni.

-  ... mi cercarono l’anima a forza di botte...

-  E se furon due guardie a fermarmi la vita,
-  è proprio qui sulla terra la mela proibita,
-  e non Dio, ma qualcuno che per noi l’ha inventato,
-  ci costringe a sognare in un giardino incantato,
-  ci costringe a sognare in un giardino incantato
-  ci costringe a sognare in un giardino incantato.

* FONTE: VIA DEL CAMPO - Testi NON AL DENARO NON ALL’AMORE...


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