Inviare un messaggio

In risposta a:
ECONOMIA E TEOLOGIA POLITICA DELLA GRATUITÀ O DEL PROFITTO?! L’economia e la teologia ateo-devota del dio "Mammona" ("Deus caritas est") è finita!!! Ma la gerarchia della Chiesa cattolico-romana continua con il suo "latinorum"!!!

A TORINO SPIRITUALITÀ, LA GRATUITÀ . "Gratis. Il fascino delle nostre mani vuote". Sul tema, un’intervista a Carlo Ossola di Paolo Lambruschi - a cura di Federico La Sala

(...) la ’gratuità’ non è la dépense, il dispen­dio di sé, bensì - al­l’opposto - il rico­noscere che ciò che ci è più prezioso (la vita, in primis) l’abbiamo ricevuto gratis. La gratuità ’la si vede dopo’ averla riconosciuta (...)
mercoledì 22 settembre 2010
[...] «’Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procura­tevi oro, né argento, né moneta di rame, né bisaccia da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, per­ché l’operaio ha diritto al suo nutri­mento’ (Mt 10, 8-10). La grazia è un dono, ma la giustizia nella sobrietà è un esercizio che va insegnato, pra­ticato, va ogni giorno riappreso, per­ché questa società chiede, anzi im­pone l’oblio della giustizia. La gra­tuità non mira a un equilibrio tra dato e avuto, ma alla (...)

In risposta a:

> A TORINO SPIRITUALITA’, LA GRATUITA’. --- SESTA EDIZIONE DELLA RASSEGNA. La manifestazione, comunque, ha conseguito ottimi risultati, tanto nella partecipazione di pubblico quanto nella qualità degli eventi (di Simone Maghenzani).

martedì 5 ottobre 2010

Sesta edizione della rassegna «Torino Spiritualità»

Il fascino delle nostre mani vuote

Tema delle iniziative in programma, che hanno richiamato numerosi partecipanti, è stato il dono, inteso come circolo virtuoso capace di squadernare egoismi e atteggiamenti ipocriti

-  Torino Spiritualità è giunta ormai alla sua sesta edizione.
-  Questo allegro e partecipato ensemble di incontri e conferenze, capaci di coniugare la ricerca di senso dei singoli con l’interrogarsi sui modi di pensare la comunità e lo stare insieme dei molti, mantiene intatta la sua vitalità e la sua forza propulsiva.
-  Molte cose sono cambiate dagli esordi: non più una manifestazione di nicchia, patria di studiosi delle religioni orientali e di «preti illuminati», ma una rassegna ben inserita in quel settembre culturale torinese che è un fiore all’occhiello del capoluogo subalpino (dal MiTo ai Portici di Carta, alle prime avvisaglie dei festeggiamenti per l’Unità nazionale).

-  di SIMONE MAGHENZANI ("Riforma - L’eco delle Valli valdesi", n. 38, 08.10.2010)

NON è Torino spiritualità, però, un’abitudine per un pubblico che si dimostra partecipe e volenterosamente si mette in coda per ascoltare intellettuali, giornalisti e predicatori. Sempre di più la spiritualità viene declinata in una grande varietà di modi: dal monaco buddista a Shel Shapiro, da Moni Ovadia a Gustavo Zagrebelsky, da Massimo Gramellini a Vito Mancuso, da Enzo Bianchi a Gherardo Colombo.

Non è però rituale dire che - specialmente negli incontri meno alla moda, con i personaggi meno conosciuti - sia possibile per ciascuno trovare un proprio percorso, uno spazio di confronto e arricchimento morale e culturale, al di là dei tempi concitati non solo del quotidiano ma anche della comunicazione intellettuale. In genere è meglio rifuggire i ragionamenti su «dove stia un’Italia migliore », eppure, viene da chiedersi perché questo popolo - sì, popolo - che ricerca il ragionamento complesso, la razionalità dialogante (al netto del fascino dell’«esserci»), non riesca a coagularsi in una spinta etica e civile critica, attenta alle domande dell’altro e alle ragioni non solo del contingente.

In ogni caso, Torino Spiritualità sa cogliere questa istanza, proponendo una sfida che va rintracciata non solo in incontri di sicuro successo, ma in quegli eventi laterali che magari raccolgono un minor numero di persone, ma da cui tornarsene a casa arricchiti e grati (si pensi alla lezione di Giampiero Comolli, di cui si parla in questa pagina).

Tanto più, in questo quadro, sfugge al contingente il tema dominante di quest’anno, il dono. Gratis. Il fascino delle nostre mani vuote è infatti il titolo onnipresente al Circolo dei Lettori (sede organizzativa e humus morale del festival). Una parola che gode di cattiva stampa, in tempi d’ogni genere di mercanteggio pubblico e di poca retribuzione per il giusto lavoro.

Il dono come negazione dell’utilitarismo più brutale, come spazio di libertà del dare e del darsi, ambito creativo in cui incontrarsi e in cui non ridurre l’altro a merce e oggetto di scambio. E così il dono non è solo quella pratica rassicurante del pacchetto ben infiocchettato, con cui magari suggelliamo relazioni sociali confortanti o simboleggiamo pur sinceri affetti, ma circolo virtuoso innescato da fuori di noi capace di squadernare egoismi e atteggiamenti farisei.

Insomma, un argomento molto protestante, anzi, occasione per giungere al cuore della proposta cristiana: ed è forse mancata in questa interessante rassegna una voce forte ed evangelica che parlasse di grazia e perdono, e di quella riconciliazione con Dio in Cristo che genera riconciliazione col prossimo. Forse, un’autocritica e un pungolo per il variegato protestantesimo torinese, affinché assieme possiamo darci da fare per l’avvenire anche su questo fronte. E un modo per interrogarci su come sappiamo rispondere alla domanda di fede e all’attesa di risposte di chi sta attorno a noi, certo senza proporre piatti preconfezionati cucinati in salsa legalista, ma scegliendo di confrontarsi con quella ricerca di senso, speranza e autenticità delle relazioni (con Dio e con gli uomini) che ci circonda.

La manifestazione, comunque, ha conseguito ottimi risultati, tanto nella partecipazione di pubblico quanto nella qualità degli eventi: incontrare oltre un centinaio di persone che ascoltano, in un piovoso e anonimo venerdì pomeriggio, una lezione sull’amore nel ritratto doppio del Rinascimento italiano a partire dagli Asolani di Pietro Bembo rappresenta, almeno per me, una indubbia ragione di ottimismo.

Le attese non sono certo state smentite, e così riscopri il piacere di uscire da una conferenza pensando: forse non stiamo proprio andando del tutto a rotoli in questo benedetto paese.

Infine, un cenno a un’ultima iniziativa: la cena collettiva che si è realizzata in collaborazione con «Terra Madre » e «Slow Food». Oltre mille persone hanno potuto condividere un pasto con cibi in prossimità di scadenza o che sarebbero stati altrimenti destinati alle discariche. Un atto di accusa forte rispetto alla quantità di alimenti commestibili che vengono quotidianamente sprecati in Italia e nel mondo, davanti a un’umanità sofferente che muore di fame.

Una spiritualità tutt’altro che disincarnata, quindi: tornare a riflettere teologicamente
-  e quanto ne abbiamo oggi bisogno - vuol anche dire saper pronunciare una parola di critica verso noi stessi e di grazia.


Il sacrificio di sé fra cristianesimo e buddismo

Giampiero Comolli è oratore abile, e sa accompagnare l’uditorio in una conferenza - che, in verità, sembra un seminario
-  per quasi tre ore e mezza. Un tempo enorme, che gli è stato affidato, e che gestisce con cura e competenza. Tanto che il pubblico pagante non si disperde progressivamente (il suo è uno degli incontri non gratuiti di Torino Spiritualità), ma resta a far domande, a interrogare un giornalista un po’ fuori dagli schemi che ha la passione e la cura di chi vuole spiegare e porre questioni, problematizzare teologie e prassi religiose, e non soltanto ricondurle a luoghi comuni e slogan. Insomma, certo non lo stereotipo del divulgatore.

A suo agio con i testi sacri fondativi del cristianesimo e del buddismo, Comolli si confronta sul tema del dono estremo, il sacrificio di sé, nelle due tradizioni, anzi, «vie di salvezza», come lui preferisce dire.

L’approccio è prima di tutto esegetico, nel confronto tra le vite del Buddha precedenti il raggiungimento della beatitudine e i «discorsi di commiato» di Gesù. Il nocciolo è evidentemente l’amore, il saper donare se stessi all’altro, e il come confrontarsi con il dolore umano. Ovviamente, non si tratta di uno di quei dibattiti interreligiosi a cui un po’ ormai ci siamo abituati, un po’ rituali e alla «tarallucci e vino », ma di un confronto tematico di dottrine ed esperienze di fede: si parte dal dono come pratica sociale, dalla dialettica di libertà e gratuità a esso sottesa, per interrogarsi sul vissuto delle relazioni.

Emerge una profonda similitudine etica tra le due confessioni, eppure è nelle ragioni (verrebbe da dire, nella predicazione) che si rintracciano sfumature e differenze profonde.

La vera libertà consiste nel separarsi dal male e dalle motivazioni di attaccamento alla realtà, in una ideale «atarassia» che conduca a una pace autentica, oppure nella sfida dei rapporti umani, nell’irriducibilità dei soggetti a fonte di universale ed eguale sofferenza, e soprattutto nell’incontro con un Dio che dona se stesso non per una compassione strumento di autoliberazione ma per volontà di riconciliarsi con l’umanità, con la quale dichiara ora di poter simpatizzare?

Il confronto proposto da Comolli è stimolante, e consente quello straniamento di chi, attraverso l’impiego di un’altra pratica religiosa, riesce a riflettere sulla propria fede.

Appare chiara la sua preparazione, una solida teologia riformata di cui è in tutta evidenza nutrito, però sottoposta a vaglio critico, a riletture non di maniera o alla moda, ma allo scambio arricchente.

Sfoglio ora un suo bel libro pubblicato dall’editrice Claudiana, Pregare, viaggiare, meditare, un testo da leggere, e un modo per continuare una conversazione colta, attenta, piena di autentica spiritualità e non di manie chic di chi non sa più dove andare a salvarsi l’anima, come forse sono stati in anni ancor recenti certi approdi alle tradizioni orientali.

Non è una fuga dall’Occidente, ma una strada per costruirne la modernità nelle sue connessioni con realtà sociali e religiose che si sono fatte più prossime, da conoscere e con cui poter forse costruire il vecchio sogno - illuminista - di interazione tra universalismo e cosmopolitismo. (s.m.)


Questo forum è moderato a priori: il tuo contributo apparirà solo dopo essere stato approvato da un amministratore del sito.

Titolo:

Testo del messaggio:
(Per creare dei paragrafi separati, lascia semplicemente delle linee vuote)

Link ipertestuale (opzionale)
(Se il tuo messaggio si riferisce ad un articolo pubblicato sul Web o ad una pagina contenente maggiori informazioni, indica di seguito il titolo della pagina ed il suo indirizzo URL.)
Titolo:

URL:

Chi sei? (opzionale)
Nome (o pseudonimo):

Indirizzo email: