Newton-Halley il lato creativo dell’amicizia
di Piergiorgio Odifreddi (la Repubblica, 30.10.2016)
Trecentosessanta anni fa, il 29 ottobre 1656 (secondo il calendario giuliano) nasceva Edmond Halley, il cui nome è legato alla famosa cometa. Non perché fu lui a scoprirla, ovviamente, ma perché fu lui a capire che le grandi comete del 1531, 1607 e 1682 erano in realtà la stessa, e a prevedere che essa sarebbe tornata nel 1758: cosa che puntualmente fece, dimostrando la maturità della moderna astronomia.
I calcoli di Halley si basavano sui metodi sviluppati da Isaac Newton negli anni della peste di Londra, tra il 1665 e il 1666: la teoria della gravitazione universale, da un lato, e il calcolo infinitesimale, dall’altro. E proprio in questo mese di ottobre cade il 350esimo anniversario della scrittura del Trattato sulle flussioni, uno dei suoi capolavori giovanili, in cui Newton riassunse i risultati matematici raggiunti nel suo annus mirabilis.
Fu Halley a spingere Newton a scrivere, vent’anni dopo, il suo capolavoro maturo: i Principi matematici della filosofia naturale, che cambiarono la storia della scienza e del mondo. Il giovane astronomo si sobbarcò il finanziamento e la cura dell’opera, compresa un’ode di prefazione in cui paragonava Newton a un novello Epicuro. E qualche anno dopo dimostrò di averla non solo curata, ma anche capita, usandone i metodi per calcolare l’orbita della cometa che ancor oggi annuncia il suo nome in tutto il Sistema Solare.