Donne-madonne, donne-maddalene (di Nicla Vassallo) *
[...] Non sappiamo se si sia chiusa una società moderna e ne sia iniziata una postmoderna, anche perché il significato del termine “postmoderno” non ci pare affatto chiaro. Sappiamo però che la nostra società mostra un reale bisogno di civiltà, ovvero di conoscenza e cultura, strumenti di emancipazione per ogni essere umano, di una conoscenza e di una cultura in cui le donne cessino di risultare strumenti utili, beni di consumo e di scambio, di natura angelica o tentatrice: abbiamo bisogno di avanguardie, di buone argomentazioni, di dialoghi ragionati, e di conseguenza, se proprio agli stereotipi s’intende ricorrere, di donne-Ipazia.
In una società capace di offrire a ognuno di noi la possibilità di esplorare se stesso/a grazie alla propria etica della convinzione e a politiche appropriate, non dettate né da miasmi cattolici né da etiche della convenzione e della convenienza, il corpo finirebbe con l’ossessionarci in misura minore, vedremmo molti corpi, tanti quanti sono gli esseri umani, e cesseremmo di crocefiggerli con i chiodi dei cliché.
Fin quando, invece, le donne si troveranno a costrette ad adeguarsi alla donna-madonna e alla donna-maddalena, fin quando vigerà il dogma della differenza sessuale, non si darà alcuno spazio adeguato per conoscere il proprio corpo, in sessualità espressive, disancorate dal determinismo biologico, né per ricordare che cultura, criticità, onestà hanno risvolti mentali non da poco sulla fisicità.
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